(di Silvia Chessa) – A Ostia diciassette ragazzi saranno i protagonisti di uno spettacolo teatrale diverso da tutti gli altri: metteranno in scena se stessi, racconteranno cosa significa per loro essere cittadini, cosa è una comunità e come si può costruire insieme legalità. “Ritratti di un territorio – Il nostro Furore”, questo il titolo, andrà in scena il 19 maggio alle ore 19 presso il Teatro del Lido ad Ostia (Roma).
Durante tre mesi di lavoro ognuno di loro ha dovuto spogliarsi di ogni pregiudizio, di ogni gabbia nella quale era rinchiuso, di ogni incertezza.
Ciascuno ha dovuto prendere coscienza di sé, cercare di capire gli altri.
Erano diciassette sconosciuti, sono diventati un gruppo di diciassette persone, più unite che mai. Si sono create amicizie, intimità, promesse, segreti. E ciò ha portato alla creazione di uno spettacolo diverso da tutti gli altri: nessuno interpreta un personaggio ma ognuno è se stesso, con le proprie forze e debolezze.
Vengono seguiti da Tamara Bartolini e Michele Baronio, della compagnia Bartolini/Baronio.
“Ci siamo ispirati al libro Furore – racconta Tamara Bartolini a B-hop – pubblicato nel 1939 e censurato fino al 2014. Parla di una famiglia di sangue, in crisi durante la Grande Depressione americana. Attraverso un viaggio vivono esperienze e ciò li porta a scoprirsi.”
Nonostante parli di un’altra epoca il romanzo è molto attuale: può essere ricollegato alla fuga di cervelli, alla precarietà, alle comunità di una terra perduta.
Si tratta di laboratori teatrali, che portano ogni individuo sul palco a esplorarsi, cercando la parte più profonda di sè. Così precisa Tamara:
“Lavoro con la biografia: ogni persona si spoglia delle sovrastrutture, delle gabbie, per trovare quell’atto di libertà che l’attore deve avere nella scena. È una libertà che implica responsabilità. Solo in questo modo, può diventare un motore di cambiamento”.
Sul palco c’è la persona: adolescente, adulto, bambino, anziano. Ogni individuo ha un’urgenza di raccontare, di parlare, di esprimersi per ciò che veramente è.
Il teatro è una presa di parola, un’uscita dalle etichette. È una rivoluzione soprattutto per i giovani: hanno la possibilità di dire chi sono veramente, e condividono una parte di sé.
È un continuo lancio di parole, confessioni, gesti. Il pubblico ne viene sommerso e la loro unica possibilità è quella di aprire i loro cuori. In questo modo, la società può essere cambiata: facendo tesoro di ciò che gli viene donato.
“Facendo teatro, si diventa giardinieri del giardino planetario. Si semina insieme ad altre persone. È una luce che si insinua nella crepa fino a spaccarla. Il teatro ha la capacità di mettere in moto processi comunitari. È un incontro. È tutto”.
Il 19 maggio andrà in scena il quarto spettacolo teatrale del progetto “Ritratti di un territorio”, volto allo studio e alla riqualificazione di Ostia.
Pasolini, i migranti e la bonifica dell’agro pontino, sono stati i temi degli anni precedenti, capaci di portare gli spettatori a chiedersi il perché delle loro azioni e a trovare la forza di reagire.
Diciassette ragazzi, per toccare il cuore di ogni singola persona seduta sulla poltrona rossa davanti al palco.
Diciassette ragazzi per cambiare Ostia, e non solo.