L’arte come azione salvifica nella catastrofe. E’ il messaggio più potente che arriva dall’opera di Héctor German Oesterheld, uno dei più celebri artisti del fumetto argentini, morto probabilmente nel 1978 in località sconosciuta. Il 27 Aprile 1977 Oesterheld fu infatti rapito dalla giunta militare, diventando uno dei 30.000 desaparecidos argentini. Nonostante la situazione critica della dittatura militare di Videla, le privazioni dovute alla sua militanza politica e i sacrifici cui fu sottoposta tutta la sua famiglia, Oesterheld continuò sempre ad esprimersi attraverso l’arte: uno strumento che costituì non solo una potente valvola di sfogo, ma anche un fondamentale supporto per sostenere una situazione estremamente critica e senza senso.
Nato il 23 luglio 1919 a Buenos Aires, da padre tedesco e madre spagnola, iniziò la propria carriera artistica come scrittore grazie al quotidiano La Prensa per poi dedicarsi alla sceneggiatura per fumetti. Prima di fondare le edizioni Frontera, Oesterheld lavorò per diverse case editrici. Tra le sue opere più importanti possiamo ricordare “Sargento Kirk” ed “Ernie Pike”, scritte entrambe per i disegni di Hugo Pratt.
Nel settembre del 1957 nasce il terzo personaggio fondamentale di Oesterheld, Juan Galvez, all’interno della sua opera più complessa: El Eternauta, la storia, disegnata da Solano Lopez, destinata a diventare la più importante opera a fumetti argentina, nonché una delle più importanti al mondo. La trama offriva all’epoca una disarmante anticipazione di quella che sarebbe stata la ferocia della dittatura argentina e del dramma dei desaparecidos, nonché il futuro prossimo dello stesso Oesterheld.
“L’Eternauta” è la storia di Juan Galvez, della sua famiglia e del suo gruppo di amici che, nel corso di una consueta partita a carte, si ritrovano al centro di una violentissima, repentina e inarrestabile invasione aliena. Il gruppo di amici, suo malgrado, è costretto così a confrontarsi improvvisamente con una violenza inaudita. Galvez riuscirà a raggiungere il cuore dell’invasione entrando nel gruppo militante di resistenza. Juan e i suoi assisteranno allo strumento più terribile usato dagli alieni: gli uomini-robot, esseri umani condizionati e privati della propria volontà, totalmente asserviti all’invasore. Per fuggire a questo destino, Juan azionerà accidentalmente i comandi di un’astronave, diventando “L’Eternauta”: un viaggiatore eternamente disperso nei meandri dello spazio e del tempo.
Nonostante l’enorme successo di quest’opera, le edizioni “Frontera” chiusero dopo la fine della pubblicazione a causa delle difficoltà economiche e Oesterheld tornò a lavorare per altri editori. Nel 1969 pubblicò per il settimanale “Gente” una nuova versione dell’Eternauta, affidata ai disegni visionari di Alberto Breccia. Questa nuova versione della storia poneva un accento più esplicito e critico alle questioni politiche: l’invasione, infatti, è stavolta circoscritta all’America Latina, venduta dalle potenze imperialiste del Nord del mondo agli alieni con un accordo segreto.
Vista la situazione politica argentina “Gente” decise di sospendere la pubblicazione, costringendo gli autori a concludere frettolosamente l’opera.
Nel 1976 la dittatura militare prese il potere e Oesterheld entrò nel gruppo di resistenza Montoneros. Come i personaggi della sua opera principale, il fumettista fu costretto a trasformarsi improvvisamente in un combattente per la giustizia di fronte a una situazione estrema. In questo periodo di militanza attiva, Oesterheld scrisse il seguito dell’Eternauta, tornando ai disegni di Solano Lopez. Stavolta la storia è un esplicito inno alla resistenza, fortemente improntata sui valori della libertà: Juan Galvez, infatti, è tornato dal suo estenuante viaggio portando con sé lo stesso Oesterheld – divenuto personaggio attivo della vicenda – nell’ultima battaglia per la liberazione del mondo in un futuro post-apocalittico.
L’arte si erge fondamentale nella vita, grazie alla sua azione salvifica anche nella catastrofe, eternando idee e immagini, rendendole sempre attuali e presenti nonostante – come nel caso di Héctor Oesterheld – la scomparsa dell’artista stesso.