(di Filippo Bocci) – A Ebbing, nel profondo Missouri, Mildred Hayes, disperata ma lucida e forte come una tigre, affigge tre enormi cartelloni che dichiarano guerra alla polizia locale, colpevole forse di non aver fatto abbastanza per trovare l’assassino di sua figlia. È la trama, per certi versi scarna, di Tre manifesti a Ebbing, Missouri, film scritto e diretto da Martin McDonagh.

Che cosa distingue l’odio dall’amore? Qual è il discrimine tra la rabbia e la sollecita premura? Che differenza passa nelle vite di ognuno di noi alle prese con situazioni più o meno gravi, come la morte per stupro e assassinio di una figlia, o la vita consumata da un cancro, o il disilluso tedio della provincia, o il fallimento come genitore, che porta un uomo di mezza età ad accompagnarsi a una ragazza di 19 anni?
Quello che più importa e emoziona di questo lavoro è la bravura del regista nel disegnare le psicologie dei personaggi, anche di quelli secondari. Il film è costruito perfettamente nell’impianto narrativo e i dialoghi sono accattivanti – si ride, seppure amaramente – e mai banali. Ciascun soggetto, imponendo spesso con violenza il proprio punto di vista, interagisce con l’altro, e finisce col cambiarlo, magari in bene, ma tutti alla fine sono eroi nella fatica del quotidiano.

C’è il dolore della madre, schiantata dall’omicidio della figlia, la filosofica angoscia dello sceriffo malato – tre saranno, come i manifesti di Mildred, le sue lettere post mortem – la rabbia incontrollata del poliziotto disadattato, e così gli altri sentimenti e passioni che la sceneggiatura cuce sapientemente, confezionando un’opera compiutamente drammatica.

Ottimo il livello complessivo delle interpretazioni, su tutte quella di Frances McDormand, premio Oscar per Fargo nel 1997 e qui già vincitrice del Golden Globe insieme a Sam Rockwell, nei panni del vicesceriffo Jason Dixon. Ma applausi anche per Woody Harrelson, lo sceriffo Bill Willoughby, doppiato magistralmente con delicata ironia da Roberto Pedicini.
Golden Globes 2018 anche, e soprattutto, come miglior film drammatico e migliore sceneggiatura.