(di Filippo Bocci) – Pubblicato recentemente nella collana Le parole e le cose delle Edizioni Haiku, Il Cambiamento. Sull’onda tra crisi e opportunità, è un pregevole manuale scritto da due psicologi e psicoterapeuti, Giovanni Anzuino e Valeria Florio, “una lettura di consultazione, una specie di libro da comodino”, come lo definisce Paolo Musso nella prefazione.
Il libro è strutturato in tre parti, ciascuna delle quali divisa in tre capitoli. Si precisa innanzitutto che cosa si intenda per crisi, successivamente quali siano gli strumenti per affrontarla e infine come potenziare capacità e strategie per la gestione degli eventi negativi.
Come già evidente nel sottotitolo, la crisi, che è rottura di un equilibrio – dal greco krisis “separare” – non è soltanto un problema, ma anche, se ne siamo consapevoli, una sfida.
Gli autori ci segnalano con puntualità che “il duplice significato della crisi appare evidente nella lingua cinese, in cui la parola è composta da due ideogrammi: wei che significa problema e ji che significa opportunità”.
Così Anzuino nell’introduzione: “… una crisi comporta necessariamente una svolta nella propria vita, quindi una scelta, e anche una perdita obbligatoria di qualcosa; a partire da questa perdita diventa possibile reimpostare la propria vita, piuttosto che abbattersi e credere che la vita sia finita”.
Il volume, arricchito dai contributi di diversi terapeuti cognitivo-comportamentali, si dilunga con chiarezza scientifica su concetti come il temperamento, la personalità, i condizionamenti dell’ambiente, ma soprattutto su quelli che vengono definiti i “fattori protettivi”, ossia resilienza, autonomia, in cui è compresa l’autostima, e le capacità nel progettare e nell’agire.
Il lettore viene poi accompagnato nelle strategie di gestione dello stress, fra cui l’ormai celebre mindfullness, l’attitudine mentale basata sugli insegnamenti del Buddismo, che il medico statunitense Jon Kabat-Zinn ha disciplinato in un protocollo terapeutico e che si fonda “sull’essere presenti a se stessi nel momento in cui si vivono le cose, nel “qui e ora” non agendo in modo meccanico e automatico”.

Ma l’argomento principe su cui tanto insistono gli autori, la buona notizia di questo accuratissimo lavoro, è il necessario, imprescindibile cambio di punto di vista da parte di chi vive una crisi, e che invece di cercare nuovi paradigmi si aggrappa sempre ai propri schemi abituali di comportamento, in quanto “abbandonare uno schema costituisce un’esperienza destabilizzante, poiché significa rinunciare all’idea che si ha di sé e del mondo esterno, anche se tale visione risulta distorta o fa soffrire”.
Ecco allora “l’importanza di apportare anche piccoli cambiamenti al proprio modo di vivere, partendo da cose che possono sembrare senza rilevanza, come cambiare un’abitudine ormai stratificata nel tempo”. Insomma “è necessario fermarsi, mettersi in ascolto di sé e dei propri bisogni … non andare con il pilota automatico, bensì guidare la propria vita”.
È fondamentale, in buona sostanza, prendere fiato, riconsiderarsi nella propria complessità di desideri e possibilità, in una diremmo vera, grande, quotidiana “mutazione antropologica” nell’approccio alla vita e alle sue “fatiche”.
Del resto Anzuino e Florio ci ricordano che lo scrittore francese Marcel Proust scrisse:
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nel possedere nuovi occhi”.