(di Anna Attolico) – Qual è la chiave per riuscire a superare i momenti difficili? Perché alcune persone riescono a superare i momenti drammatici della loro vita anche in poco tempo e altre invece rimangono bloccate a volte anche per anni?
Tutti noi viviamo durante la nostra vita eventi traumatici: una malattia, una morte improvvisa, un abbandono, la perdita del lavoro o altre cose che ci procurano sofferenza e senso di totale impotenza. Nessuno di noi è escluso.
Nessuno è immune dal provare dolore. La vera differenza la fa la durata del dolore e la percezione personale che ognuno ha dell’evento che gli capita.
Non è un caso infatti che per lo stesso evento drammatico ci siano reazioni estremamente differenti. Chi si sfoga e ne parla tanto, chi si chiude in se stesso, chi invece prova a rimuoverlo facendo finta che non sia capitato.
La vera differenza è la nostra personalissima percezione del dolore. Non è ciò che succede che fa la differenza ma come ciascuno lo vive e come ciascuno lo elabora
Siamo tutti condizionati dalla cultura nella quale viviamo. Ci sono culture ad esempio dove la morte è considerata un evento normale della vita e addirittura si fa festa. Oltre alla nostra cultura ciò che ci condiziona è la nostra esperienza personale.
Il dolore è uno stato d’animo molto personale perché dipende dal valore che gli attribuiamo.
Allora ti dico: non permettere a nessuno di giudicare e misurare il peso del tuo dolore.
E’ una cosa che puoi sapere soltanto tu! Ci sono però delle cose da fare e da non fare quando si è travolti da una sofferenza improvvisa.
Prima regola: non prendere decisioni permanenti in base a sentimenti temporanei.
In altre parole: non fare azioni di cui ti potresti pentire. Prenditi del tempo. Quello che stai vivendo, anche se ti sembra impossibile è un sentimento temporaneo e passerà.
Seconda regola: scegli con cura le persone con cui condividere questo momento.
Se sei in un momento difficile e hai bisogno di conforto, scegli con attenzione le persone con cui condividere questo tuo stato d’animo. Non è corretto dire che un dolore condiviso è un dolore a metà.
Solo se lo condividi con pochissimi intimi che davvero hanno a cuore la tua persona, è un dolore a metà. In altri casi lo moltiplichi e non fai altro che disperdere te stesso al vento, lasciando che ciò che vivi venga raccontato, interpretato, a volte ridicolizzato. Ci sono molti “avvoltoi” là fuori che si nutrono e godono delle sofferenze altrui: non nutrirli! Poche persone fidate e niente di più.
Terza regola: riprendi a respirare: trova la tua àncora di salvataggio.
C’è un tempo fisiologico in cui il nostro corpo, la nostra mente, il nostro spirito e il nostro cuore non possono più reggere il dolore e allora devi trovare il modo, il modo migliore per te per tornare a respirare. Ma qual è la tua àncora di salvataggio?
Se non lo sai
è importante che trovi i tuoi strumenti di salvezza.
E non solo è importante, è anche urgente. Quindi domandati:
cosa potrei fare adesso per avere un sollievo immediato?
Anche se minimo ma un sollievo. Forse potrebbe aiutarti: parlare con un’amica, farti un bagno caldo, bere delle tisane, leggere riviste di giardinaggio o di altre cose che ti appassionano, andare a vedere uno spettacolo o andare al cinema. Devi sapere ciò che può procurarti sollievo e nutrirti il più possibile.
Quarta regola: sposta l’attenzione perché ciò su cui ti focalizzi si espande
Ci sarà un tempo in cui elaborerai ciò che ti è accaduto ma non è adesso.
Adesso è il tempo in cui ti devi salvare.
Ciò che devi fare per proteggerti e salvarti è spostare il tuo focus. Devi riuscire a spostare il tuo pensiero e quindi l’emozione correlata, dalla tua sofferenza a ciò che ti fa star bene. E quando pensi ad una cosa e ti focalizzi su di essa questa cosa si espande.
Per riprendere a respirare quando ti manca il fiato devi cercare di spostare l’attenzione dal tuo dolore (che può essere insostenibile e a volte può anche distruggerti) a ciò che dà benessere (seppur momentaneo e leggero). Devi fare questo sforzo (perché è uno sforzo) per un tempo che sia il più lungo possibile.
C’è un passo della letteratura che descrive perfettamente questo passaggio ed è il finale del libro “Le città invisibili” di Italo Calvino.
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui…Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
E’ questo ciò che devi fare: se in questo momento stai vivendo un inferno, devi cercare e trovare chi e cosa non è inferno e devi farlo durare più che puoi e dargli spazio nella tua vita.