(di Massimo Lavena) – Il lungo viaggio delle parole che divengono magia, narrazione, sogno, illustrazione, libro. Questo e altro attraversa con vigore la primavera italiana con tre appuntamenti che si richiamano in una alternanza di emozioni: e, nel loro esser differenti offrono a sua maestà il libro spazi e giorni per confermare la vitalità e l’apertura a nuove idee e sviluppi.
Dal 1° al 4 aprile si è tenuta, presso i grandi padiglioni della Fiera di Bologna la 56ma edizione della Bologna Children’s Book Fair. 1800 espositori; 80 Paesi rappresentati da tutti i continenti; gente di ogni provenienza riunita e raccolta da uno stesso interesse, il libro per l’infanzia.
Per 4 giorni Bologna è “il” ritrovo specializzato per editori, autori, illustratori conosciuti o che si vogliono far conoscere. La fiera di Bologna è una di quelle dette “di settore” per cui sono incontri tra addetti ai lavori, anche se molti studenti, pedagoghi, insegnanti partecipano ai migliaia di convegni ed alle master class che fanno di questo appuntamento un vero centro dello scambio anche economico internazionale nel settore del libro per l’infanzia.

È un caravanserraglio di umanità la più variegata, tutta concentrata a trovare il topolino più simpatico, il sogno più evocativo, lo gnogno più sgrumboffo. Draghi ballerini dall’Indonesia di incrociavano con animali incredibili che facevano capolino dallo stand del Brasile.
Per non parlare di fate, gnomi, streghette adolescenti e macchie di colori parlanti. Ogni autore, ogni casa editrice presente ha vissuto i giorni della kermesse bolognese come una ordalia parossistica: un incontro in più, un contatto nuovo, una stretta di mano per un accordo futuro, tutte cose che possono significare una pubblicazione innovativa ed un piccolo successo editoriale.
Un particolare importante è la convivenza di grandi editori generalisti che hanno anche il settore infanzia con le piccole case editrici, a volte piccolissime che cercano nel prodotto di nicchia, nell’idea sia originale sia non banale la loro sopravvivenza. Facendo scelte magari complesse, come quelle di usare carta e inchiostri non inquinanti, con costi che vanno ad influire non poco sul prodotto finale.
Un dato questo che, tra le righe, traspare anche alla 13ma Festa del libro di Zafferana Etnea, manifestazione che si è svolta dal 6 al 13 aprile con sede centrale nella città sulle pendici dell’Etna.
La festa del libro è stata una manifestazione itinerante con incontri a Acireale, Giarre, Aci Sant’Antonio, Zafferana, Catania e Santa Venerina. Giorni nei quali tra presentazioni di nuove edizioni, incontri con le scolaresche, dibattiti con gli autori, la letteratura per ragazzi ha avuto una sua vita frenetica alla quale hanno collaborato genitori, insegnanti, autori che hanno goduto dell’appoggio incondizionato degli abitanti delle località, travolti dalle parole su carta e dalla gioia dei bambini e degli studenti più grandi.
Ed è qui, allora, a Bologna come a Zafferana, o alla Frankfurter Buchmesse del prossimo ottobre 2019 che si manifesta un fenomeno che deve far riflettere chi si occupa di editoria e di commercializzazione: il settore dei libri per l’infanzia non solo non è in crisi ma si conferma in ottima forma. Ciascuno con le sue tipologie e con i caratteri culturali espressione del Paese di provenienza, gli autori, gli editori, offrono un ventaglio così ampio di titoli da mettere in difficoltà il lettore.

La prossima tappa primaverile italiana sarà il Salone internazionale del Libro di Torino 2019: “Libri e autori da tutto il mondo per parlare di diritti, democrazia, solidarietà, questioni di genere, ambiente, educazione, convivenza”. All’interno del Salone di Torino sarà attivo un Bookstock Village, spazio per ragazzi e scuole, “che illumineranno incontri, dialoghi, grandi eventi, lezioni e giochi per cinque giorni di libera creatività ed espressione di sé”.
Quindi anche Torino, forte di una storia che mette le origini nel 1988, coglie l’importanza dell’editoria per l’infanzia, ma essendo una fiera aperta a tutto il mondo del libro ed al pubblico, la proposta è molto ampia e spazia dall’adozione da parte di classi di un determinato autore, a spazi distribuiti in tutta la città per confrontarsi e rendere sempre vivo il libro.
Uno dei massimi esperti del settore in Italia è Anselmo Roveda, scrittore, novelliere, giornalista capo-redattore di “Andersen“, il mensile di letteratura ed illustrazione per il mondo dell’infanzia che B-hop ha incontrato nei giorni bolognesi: “La fiera di Bologna ed in generale il comparto dell’editoria dei libri per l’infanzia ed i ragazzi a differenza di altri settori del libro, è sempre in positivo, in crescita e non patisce i problemi di altri comparti”.
“Il libro per ragazzi è un bene di prima necessità”, sottolinea Roveda, “è qualche cosa al quale le famiglie non rinunciano, una occasione per i bambini ed i ragazzi: sono quelle
narrazioni che non possono essere sostituite dal video e dal digitale ma possono casomai correre in parallelo come forme di fruizione narrativa.
Ma l’oggetto libro è qualche cosa di imprescindibile soprattutto nel dialogo tra testo, illustrazione, ovvero l’opportunità per il bambino, il ragazzo, di incontrare fisicamente il libro. Questo determina il fatto che segni sempre positivo per il libro per l’infanzia”.
Roveda evidenzia il fatto che “il mondo per l’editoria dei ragazzi è fatto sì dai grandi marchi, dai grandi editori che tutti conoscono e forse per i numeri assoluti di penetrazione e proposta nel mercato hanno una grande rilevanza. Ma l’editoria per l’infanzia, la letteratura per ragazzi è fatta di tantissime piccole e medie case editrici, diffuse su tutto il territorio nazionale, appassionate e capaci di interpretare in una ottica di ricerca e di valorizzazione dei talenti, come l’albo illustrato, la ricerca cartotecnica e soluzioni progettuali meno battute una occasione di realizzazione per i creatori, gli illustratori, gli autori.
“Andando alle fiere – ribadisce l’autore – si possono incontrare, tantissime realtà differenti. E guardando e conoscendo il loro catalogo, tante volte si capisce quale sia la specificità: c’è chi lavora trattando più temi di intercultura, chi privilegia le forme dell’albo illustrato, chi fa progetti di cartotecnica, quindi libri a tre dimensioni. Un mondo veramente ricco”.

L’incontro scontro con le nuove tecnologie, la querelle carta contro digitale è un tema in realtà in cammino: “Direi carta e digitale – conferma Roveda -, digitale che entra già tantissimo nella produzione editoriale per bimbi e ragazzi: non c’è bimbo neanche molto piccolo che non abbia una buona dimestichezza con tutti i device e le loro applicazioni. Le narrazioni che però cadono nel soggetto libro hanno una specificità che è quella che è data dalla fisicità, dal fatto che
i libri funzionano anche quando le batterie si scaricano
perché le batterie non ci sono e dal fatto che consentono più di altre narrazioni una dimensione di condivisione, lo stare insieme intorno al libro”.
“Detto questo le nuove tecnologie rappresentano – esemplifica Roveda – nella filiera produttiva, un elemento decisivo, perché i libri si fanno anche grazie a tecnologie importanti. Dal punto di vista delle app e dell’esito delle applicazioni esistono alcune realtà che hanno sperimentato o sperimentano in modo innovativo – penso in Italia a Minibombo, una offerta di libri che hanno al fianco una serie di applicazioni che riportano all’immaginario di quei libri e internazionalmente si sono provate tante cose. Ad oggi però mi sembra che la specificità del libro cartaceo si mantenga in tutta la sua validità e possa semmai dialogare per alcune forme narrative con le opportunità offerte dalla rete. È una situazione in divenire”.

L’ultimo titolo uscito dalla penna di Anselmo Roveda è “Dimmi”, illustrato da Chiara Bongiovanni, casa editrice Pulci Volanti, una di quelle piccole case editrici delle quali l’autore parlava: “Io amo lavorare con le persone – dice Roveda – gli editori sono persone e mi piacciono le persone che hanno progetti e sogni.
Pulcivolanti è una piccola casa editrice ma ha un sogno grande: quello di fare buoni libri. Ci conoscevamo da tempo e abbiamo visto nella loro produzione la capacità di provare, di sperimentare, di inventare forme e modi nuovi per percorrere linguaggi molto utilizzati. È il caso di “Dimmi” e della collana “Corrispondenze” dove “Dimmi” è ospitato, che fa dialogare in un modo innovativo, invita a guardare il testo con le immagini, a creare una narrazione o molte narrazioni capaci di incontrarsi”.
Per una piccola casa editrice la presenza alle fiere e la possibilità di confrontarsi e farsi conoscere, magari anche con i titoli di un autore importante, è una occasione imprescindibile per il proprio cammino, e per Alessia Battaglia e Chiara Bongiovanni, le Pulci Volanti “essere a Bologna, a Torino, programmare la presenza a fiere anche all’estero significa avere il polso della propria attività, e incontrare il proprio pubblico, coglierne le passioni e le richieste”.
Ed il successo di un libro è dato dall’amore che si mette nel produrlo andando incontro alle richieste dei lettori per stupirli con un sogno fatto di parole, illustrazioni e profumo d’inchiostro.