di Patrizia Caiffa – Durante il lockdown, ma anche ora nell’incertezza di una ripartenza dai contorni poco chiari, tante coppie e famiglie sono state messe a dura prova dalla convivenza forzata in spazi chiusi e spesso ristretti.
L’isolamento ha obbligato i partner a confrontarsi con la realtà che stavano vivendo, ha messo a nudo le fragilità più profonde, le aspettative reciproche.
Molte ne sono uscite rafforzate perché hanno sperimentato la gioia di stare insieme. Altre invece sono “scoppiate” non appena i nodi sono venuti al pettine.
Sono infatti aumentate le richieste di separazione e molte convivenze si sono interrotte improvvisamente.
Per separarsi in maniera pacifica ed “intelligente”, al fine di tutelare il benessere dei figli, uno strumento utilissimo è quello della mediazione familiare.

La mediazione familiare, spiega a B-hop l’esperta Costanza Castelli, avvocato, mediatore familiare e consulente familiare e di coppia, “consiste in un percorso volontario e riservato, strutturato in massimo 12 incontri, rivolto alle coppie che hanno deciso di separarsi o di interrompere la convivenza, in corso di separazione o di divorzio.
Possono ricorrervi anche coppie già separate da tempo, quando sentono la necessità di rinegoziare gli accordi di separazione che riguardano l’affidamento dei figli o gli aspetti patrimoniali”.
Obiettivi della mediazione familiare sono: gestire il conflitto che nasce dalla decisione di separarsi; sostenere la genitorialità; facilitare la comunicazione nella coppia; favorire la collaborazione per realizzare l’affidamento condiviso dei figli; raggiungere accordi senza delegare a terzi le decisioni importanti che riguardano la famiglia, come la gestione dei figli o le questioni economiche.
Non è una terapia di coppia e non serve per riconciliarla. Non sostituisce le procedure legali ma i due strumenti si integrano tra loro.
Vi si può ricorrere prima, durante o dopo una procedura legale.
Gli accordi raggiunti dalle parti nel corso della mediazione familiare potranno, se necessario, essere presentati al giudice tramite i legali per la necessaria omologazione o costituire un accordo negoziale tra genitori nel caso di coppie di fatto.
L’accordo potrà essere “ufficializzato” in sede giudiziaria.
La mediazione familiare aiuta a considerare la separazione come un momento decisivo per costruire un nuovo futuro come genitori e non come l’inizio di un conflitto familiare.
I principali problemi che contraddistinguono chi si rivolge alla mediazione familiare sono infatti l’incomunicabilità e l’incapacità di gestire la conflittualità.
“La mediazione familiare è uno spazio riservato di confronto e di dialogo che permette di trasformare la conflittualità che nasce dalla sofferenza e dalla rabbia in un confronto maturo
che porti a delle decisioni condivise prese direttamente dalle parti nell’interesse primario dei figli anziché da terzi quali gli avvocati ed i giudici”.
Il legislatore, sulla spinta delle normative internazionali e degli studi scientifici, ha introdotto da anni la possibilità di ricorrere all’istituto della mediazione familiare nella separazione e nel divorzio in presenza di figli.
Il più delle volte è il giudice stesso a consigliare alle coppie di tentare una mediazione, per raggiungere un accordo e trasformare una separazione giudiziale in separazione consensuale.
Le parti sono libere di consultare i propri avvocati e anzi sarebbe auspicabile una collaborazione tra professionisti della famiglia per aiutarle a raggiungere accordi condivisi e duraturi.

Ma sempre più coppie stanno scoprendo in maniera volontaria, e in qualsiasi momento della vita, questo tipo di consulenza innovativa.
Tante le storie di successo che potrebbero essere raccontate. Come quella di Walter e Giulia (nomi di fantasia), coppia di fatto e giovani genitori di una ragazza di 15 anni. Giulia ricorre in giudizio per ottenere degli arretrati dovuti da Walter e chiedere che il padre rispetti i giorni di frequentazione con la figlia.
Lamenta il fatto che Walter veda raramente la ragazza, con grande sofferenza di quest’ultima.
Il percorso di mediazione aiuta Walter e Giulia a ripercorrere la loro storia, a ritrovare una buona comunicazione e una nuova comprensione.
Ma aiuta soprattutto il padre a riavvicinarsi alla figlia, invitandola a frequentare anche gli altri fratelli, figli di secondo letto di Walter.
I due trovano anche un accordo economico e Giulia rinuncia alla causa.
“E’ stato un percorso lungo ma emozionante” racconta Costanza Castelli, che li ha aiutati a trasformare un conflitto in una grande opportunità di crescita personale e relazionale: “Alla fine delle sedute si sono sentiti finalmente rasserenati. E’ stato molto bello e commovente”.
Il momento della separazione o della interruzione della convivenza delle coppie non sposate è sempre difficile e delicato, sottolinea l’esperta, specie in presenza dei figli: “le persone non comunicano ormai da tempo o comunicano solamente in maniera disfunzionale, alimentando il conflitto, la sofferenza e il disagio”.
Quando ci sono figli, questi diventano “vittime innocenti” dei loro stessi genitori: “Travolti dalla rabbia e dalla sofferenza, non controllano le proprie reazioni, pur amando i loro figli incondizionatamente.
“Chiediamo ai genitori che si separano – conclude – di continuare a comunicare responsabilmente e collaborare fattivamente per assicurare una crescita sana ed equilibrata ai figli che necessitano di vivere in un clima disteso con entrambi i genitori. Oggi più che mai anche i padri reclamano a gran voce di essere presenti quanto le madri nella vita dei loro figli”.
Info: Costanza Castelli – viale Pinturicchio, 19 Roma | tel. 393-93557778
Consulente familiare Aiccef | Professionista Mediatore Familiare e supervisore Aimef certificato UNI | Membro dell’Organismo di Mediazione familiare dell’Ordine degli Avvocati di Roma.