di Alessandra Tarquini – “Voglio andare a vivere in campagna”, cantava Toto Cutugno a Sanremo nel lontano 1995. E la percezione oggi, con la memoria fresca di epidemie e lockdown, è che siano in tanti a riconoscersi in quella canzone e si assista ad un ritorno, soprattutto dei giovani, verso la terra. C’è chi parla addirittura di esodo.
Ma, dati alla mano – quelli dell’ultimo censimento ISTAT dell’agricoltura e del rapporto dell’associazione ambientalista Terra! – la realtà è diversa: non è in corso alcun ricambio generazionale in agricoltura. Anzi la tendenza è negativa. Ma di quel ricambio, sempre dati alla mano, ce ne sarebbe tanto bisogno.
Nuove forze, idee e metodi sempre più sostenibili e rispettosi dell’ambiente farebbero molto bene all’agricoltura italiana
e, a cascata, alle nostre città, ai nostri paesi, e, senza manie di grandezza, al pianeta intero.
“Per cambiare l’agricoltura c’è bisogno di generazioni nuove. Così come in altri ambiti del nostro Paese, a partire dalla politica. Il problema è che l’accesso di giovani non figli di agricoltori è molto difficile. Noi stiamo cercando di agevolare questo passaggio.” ha spiegato a B-hop Fabio Ciconte, direttore dell’associazione Terra!.
La Scuola della Terra – Emilio Sereni è una delle risposte concrete che questa associazione, con il sostegno della Nando and Elsa Peretti Foundation, ha messo in campo, offrendo ogni anno un percorso di formazione in agroecologia a 25 giovani tra i 18 e i 40 anni.
Ad oggi, i due terzi dei partecipanti ha trovato un impiego nel settore agricolo.

Con la scuola si torna sui banchi e si scende nei campi, acquisendo conoscenze teoriche e pratiche per gestire un’azienda agricola nel rispetto dell’ambiente. Questo è l’approccio unico della Scuola Sereni. Al centro ci sono l’ambiente e le pratiche virtuose per rispettarlo.
“La Scuola dà gli strumenti per capire dove indirizzare le proprie energie. C’è tantissima pratica. C’è connessione con il mondo vero che fa agricoltura, che segue i principi ecologici. Da due anni mette insieme una parte di formazione online a quella in presenza. Ma la scuola non basta, per cambiare veramente ci vogliono le istituzioni. Questo è il motivo per cui questa edizione la facciamo a Roma. In questi giorni infatti la giunta capitolina ha approvato le linee guida per l’assegnazione delle terre pubbliche nella capitale. E la Scuola aiuterà a facilitare questo percorso”, sottolinea Ciconte.
Quest’anno la scuola infatti si svolge a Roma dal 20 marzo al 4 aprile, con una formula mista, una prima parte online – sulla gestione aziendale, sull’accesso alla terra e sulle strategie di ricerca fondi per l’agricoltura – e poi una pratica in aziende agricole. Al termine del percorso formativo, sette partecipanti selezionati accedono a un tirocinio retribuito di 3 mesi in una delle aziende partner della Scuola.
Le iscrizioni sono aperte fino al 26 febbraio.
Sono 83 i giovani formati in questi anni dalla Scuola Sereni.
Uno di questi è Michael Serazzi, 21 anni, di Torino, ora alle prese con un corso per diventare arboricoltore, mestiere a cui si è avvicinato proprio grazie all’esperienza fatta durante il tirocinio con la Scuola Sereni che riconosce avergli allargato lo sguardo: “Ero già appassionato di cibo. Ma grazie alla Scuola della Terra ho capito che il cambiamento in agricoltura e anche nella produzione alimentare è possibile con un approccio capace di integrarsi con il luogo in cui si opera, considerando la cura del suolo, la scelta delle varietà da coltivare e lo studio del clima”.
“La Scuola riesce a fare chiarezza sulla complessità che c’è dietro all’idea di lavorare in agricoltura”, racconta con entusiasmo Luisa Conforti, 27 anni di Genova, anche lei studentessa nella scorsa edizione. “Ho imparato che impatto hanno le attività agricole sugli ecosistemi e poi ho potuto conoscere le realtà che applicano delle pratiche virtuose. La scuola trasmette una solida conoscenza agroecologica, approfondendo temi come la fertilità del suolo, la tutela e conservazione della biodiversità. Mi ha permesso di capire bene le politiche europee in agricoltura e come sia possibile muoversi al loro interno, anche per accedere ai finanziamenti.
E questa comprensione non solo ti aiuta, ma dà sicurezza nella gestione di un’azienda agricola”.
Ad arricchire la formazione ci saranno produttori, attivisti, docenti e personalità pubbliche, come la giornalista e autrici della trasmissione di Rai 3 “Indovina chi viene a Cena?” Sabrina Giannini e il fornaio di fama internazionale Gabriele Bonci.
Tra le aziende agricole partner della Scuola ci sono: Tularù, che nel reatino pratica allevamento e agricoltura con il metodo organico rigenerativo, le cooperative romane Agricoltura Nuova, Co.r.ag.gio e Parsec Agri Cultura, dedite alla coltivazione di cereali e ortaggi biologici, fino alle biodinamiche Ceglia (vino e kiwi ad Ardea), Semia Bio (ortaggi nel Parco di Veio), e Semi di Tuscia, giovane azienda impegnata nel viterbese a produrre olio ed erbe aromatiche.
C’è tanta bellezza e speranza nel futuro in questo progetto.
Luisa Conforti trova le parole per spiegarla: “La bellezza di questa Scuola sta nell’aiutarti a capire che dovremmo essere degli attori attivi, e non solo predatori, degli ecosistemi.
L’agricoltore non solo sfrutta il suolo, ma se ne prende cura, producendo bellezza, bontà e biodiversità”.