di Carla Chiuppi – La colazione del mattino, tra pane bruscato e ciambellone al latte. Il ciambellone, a seconda dell’utilizzo si può fare al latte o al vino. Nel secondo caso, nella mia famiglia si era soliti accompagnarlo con del vino dolce. Se volete provare la versione al vino, seguite la ricetta e sostituitelo al latte.
Il latte non si è mai comprato a “bottega” in casa mia, se non dopo la scomparsa del lattaio, una figura fondamentale nel panorama delle piccole città alla fine degli anni ’50
Al mattino, molto presto, si aggiravano nelle stradine e nei vicoli, mentre lui, con voce alta e un po’ nasale strillava “latteeeee”. La moglie, ricurva sul bidone con in mano il bricco, versava il latte nel contenitore che gli veniva consegnato dalle persone affacciate all’uscio.
Mia nonna si occupava di questa operazione, come del resto di molte altre faccende di casa.
Il bollitore era quello con il coperchio con i buchi, che serviva a far fuoriuscire il latte mentre si alzava il bollore senza farlo traboccare, perché collocato più in basso rispetto al bordo della pentola. Successivamente, si sono inventati uno strumento di vetro da poggiare sul fondo.
Ebbene, una volta messo il latte sul fuoco si attendeva che bollisse, una schiuma spessa si formava e poi una sorta di pellicola che noi chiamavamo panna: quella del latte buono è fantastica.
L’orzo o il caffè si preparavano la sera. Il profumo del latte caldo era il segnale che l’ora di alzarsi si stava avvicinando.
Latte appena bollito, caffè o orzo con il pane “bruscato”, a significare che veniva tostato. Questa era la colazione per gli “uomini di casa”, poi c’era la colazione di mia nonna che mangiava prima di tutti, mentre eravamo ancora a dormire, quello che era avanzato della cena; poteva essere, quindi, composta da: peperoni arrosto o minestra di fagioli, oppure frittata, o erba ripassata.
Per noi giovani c’era la colazione dolce.
Mia nonna e molte altre famiglie preparavano il ciambellone, di solito la domenica mattina, e bastava per quasi tutta la settimana.
È un dolce poco dolce, un po’ compatto, per via del lievito usato allora. Il fatto che non fosse soffice non era un punto a suo sfavore, tutt’altro!
Sono arrivati più tardi i dolci per la colazione e con loro le ricette personalizzate, io ne ho una collezione: il biscotto di Bruna; il ciambellone di Luigina; la torta margherita di Franca; il biscotto di zia Edda.
Le custodisco con cura. Stavolta vi propongo…
Ciambellone di Luigina (nonna):
- 4 uova freschissime
- 8 cucchiai di zucchero
- 1 bicchiere di olio
- 1 bicchiere di latte
- La buccia grattugiata di un limone non trattato
- 800 g di farina, oppure 600 g di farina e 200 g di fecola (questa è una mia variazione)
- 1 bustina di lievito per dolci
Preparazione:
- Lavorate le uova con lo zucchero, fino a farle diventare spumose
- aggiungete lentamente l’olio e il latte
- incorporate la farina a cui avrete aggiunto la bustina di lievito, la buccia grattugiata del limone (se la stagione lo permette potete mettere la buccia dell’arancia o della melangola).
- Versate il composto in una teglia per ciambelloni imburrata
- infornate a 180° per circa 50 minuti.
Mia nonna aveva una specie di pentola con il buco e il coperchio che si metteva sopra ai fornelli. Il ciambellone veniva cotto lì e il profumo invadeva tutta casa.