(di Massimo Lavena) – C’era una volta un bambino che starnutiva, tossiva, e tossiva e starnutiva. E qualche volta gli venivano sulla pelle delle strane bolle, ma strane eh! E quel bambino, che era goloso, mangiava e spesso stava male. Il pediatra, che era un gran pediatra, un luminare, che ha salvato al vita di tanti bambini negli anni, lavorando nella ricerca per le malattie rare e soprattutto per la thalassemia, seguendo le abitudini mediche del tempo imbottì il bambino di cortisone. E la storia progredì.
Il bimbo crebbe, divenne grande e grosso, forte come un torello, ma sempre quella tosse e quegli starnuti, e mica con un senso logico eh! Bensì distribuiti casualmente durante tutto l’anno. A volte mangiava e andava tutto bene, altre volte si trovava in campagna ed andava tutto male.
Insomma un bel giorno, dopo una bella festa di nozze fu un bravo infermiere di un pronto soccorso a capire che ci stava per lasciare le penne, quel bambino cresciuto, ma sempre nel cuor fanciulletto. Quella volta fu l’adrenalina a salvarlo, come altre due volte. Labbra gonfie, lingua gonfia, collo pulsante e gonfio che si stringe, aria che non c’è, le mani formato palmipede, le ginocchia, le caviglie, ovunque gonfio, pure lì, che mica è piacevole. Ed iniziò da quel giorno la nuova vita: la vita dell’allergico.
Imparare una nuova parola: Istamina, sentirsi dire “lei è un poliallergico grave”.
E capire che…. Mai più pasta al sugo, mai più soffritto, mai più fettina di cavallo con aglio e prezzemolo! Oddio, attenzione a tutto, perché scoprire di aver rischiato la vita per tanti anni e solo perché era forte come un torello non consolava tanto il giovane uomo.
Sapere che tante cose buone della vita, tanti fiori, tanti pollini, tanti alimenti lo avrebbero potuto mandare al creatore lo turbò, e non poco. Come togliere ad un giovinotto di italica speme il pomodoro? E la cipolla? E il tonno? O la carota? Come eliminare dalla dieta un elemento fondamentale come il cavallo al sangue? E poi, trovarsi a toccare il tessuto pile e vedere le mani gonfiarsi a dismisura? E pensare soltanto di frizionarsi una ginocchio gonfio con una pomata fans o assumere una semplice aspirina? Un vero suicidio! La vita cambiò per il giovanotto intristito.
Furon mesi duri, a cercar di capire come cucinare, come evitare quei pollini che davano il fastidioso fischio, o le corse repentine verso improbabili bagni per le reticenze di cuochi e camerieri che sottovalutano troppo spesso il rischio a cui sottopongono un allergico non rivelando che – magari – la cicoria è stata ripassata con l’aglio eh, ma solo poco.
La vita cambiò e anche la coscienza: giunse un momento in cui la ribellione scorse fluente nelle vene, la volontà di uscire a rivedere le stelle, di tornare a vivere, di non impallarsi e non impallare le altrui vite con il suo problema.
Ed allora: “Se si va a mangiare fuori si telefona prima e si chiede!”, decise il coraggioso poliallergico, che nel frattempo aveva messo la spunta ed aveva espulso molti locali che custodivano i segreti dei loro ingredienti neanche sotto minaccia. E allora, scuotendo la polvere dai calzari in quei locali non ci si passerà più.
E si scopre che.. si vive sempre.
Basta informarsi, studiare, leggere le etichette, evitare il più possibile i cibi pre-confezionati, capire quali siano le piante dei posti che si visitano, studiare le lingue per sapere come comunicare in ristorante che un dato alimento fa star male, o in farmacia che non si possono assumere medicamenti con i parabeni (pure?).
E la vita continua, si diventa paladini dell’informazione su tutto, sulle spighe di grano che hanno visto aumentare miracolosamente i chicchi sfidando madre natura per le meraviglie della transgenìa, o sulla moda della soia ovunque e comunque senza domandarsi da dove provenga e, soprattutto, non ci si fa fermare da quattro ponfi allergici o da una crisi d’asma.
Perché, il sole, sorge ancora! Nonostante tutte le allergie del mondo!
Leggi anche: il decalogo del poliallergico.