di Daniele Poto – Nel teatro italiano è sempre più viva la tensione per una scena civile, sociale e comunque con un forte inderogabile nesso con la realtà.
Ma Tiziana Di Masi nel suo apostolato, che potremo definire migrante, in giro per l’Italia, va al di là di questa pur etichettatura e sconfina nell’esegesi del volontariato. Non un racconto forzosamente edificante ma una sinergica collaborazione con le forze vive della società civile che mette in campo, contro la disgregazione sociale e la confusione, alcuni milioni di volontari, prodighi per il loro tempo libero di attività didattiche, di sostegno alla povertà, di lotta alle mafie in un arco di impegno che non è facilmente riassumibile.

La De Masi offre rappresentanza in fondo agli invisibili che si celano dietro il progetto. Una mission originale, diremo praticamente unica in Italia.
In questi giorni il suo tour, contrassegnato dall’hashtag #IoSiamo, racconta l’Italia del bene e delle buone intenzioni. Un buonismo non d’accatto di cui poco si parla ma che rappresenta un insostituibile sostegno a quel welfare che va sparendo.
Un’Italia che cerca di cambiare in meglio e che sopperisce con il proprio impegno gratuito ai vuoti di sistema, alle carenze del sistema educativo, ai buchi neri dell’assistenza sanitaria, alla mancanza di risorse che riguardano dodici milioni di poveri relativi e sei milioni di poveri assoluti e proprio nei giorni in cui si mette in dubbio l’utilità del reddito di cittadinanza.
Il Tour della Di Masi dal 18 novembre al 3 dicembre regala nei luoghi più diversi (teatri, scuole, centri sociali) le storie di impegno civile di chi cerca di cambiare l’Italia. Ma più in generale l’attrice è in tour senza soluzioni di continuità dal 2018 e proprio negli anni di più difficile comunicazione prima per il lockdown poi per gli effetti di una pandemia ancora piuttosto diffusa nei luoghi di riunione. Al suo fianco come sostegno omogeneo il CSV, Centro Servizi per il Volontariato dei territori, la Caritas diocesana e, come ente privato e sponsor, la Cariplo milanese.

#IoSiamo racconta storie non ordinarie e non banali a km 0, cioè a misura dei volontari del luogo e senza ombra di retorica. La Di Masi va in giro, raccoglie, assembla e documenta in un processo di fattiva interazione con chi fornisce materia prima, magari attraverso un racconto orale. Si ascolta la voce di chi è in primo piano a soccorrere chi è in difficoltà. Attori involontari, testimoni del buono, che poi diventano spettatori nella restituzione teatrale.
One Woman show la Di Masi in spettacoli sobri, spartani e senza lustrini che hanno attirato anche l’attenzione del Senato della Repubblica.
Memorabile un suo spettacolo di teatro civile intitolato ”Tutto quello che sto per dirvi è falso”, sul tema della contraffazione e del mercato del falso. #IoSiamo raccoglie proprio il passaggio dall’Io al Noi collettivo. Ovvio far notare che i suoi spettacoli sono tutti a ingresso gratuito con prenotazione sulla piattaforma Evenbrite.
Al momento l’universo dei volontari in Italia è stimato nell’ordine di 6,6 milioni di soggetti attivi. Dunque un italiano su nove fa qualcosa che trascende i propri compiti ordinari. Un numero di cui andare legittimamente fieri.