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In Italia il primo corridoio umanitario per minori migranti soli

Lo promuove l'Ong Intersos tramite il progetto "Pagella in tasca". Finora sono arrivati 9 ragazzi accolti da famiglie affidatarie, previsti 35 ingressi per studio

di Patrizia Caiffa
28 Novembre 2022
in Buenvivir
Tempo di Lettura: 4 mins read
35 1
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L'arrivo in Italia dei ragazzi sudanesi

L'arrivo in Italia -foto: Fabio Bucciarelli per Intersos

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di Patrizia Caiffa – E’ il primo esperimento di corridoi umanitari per minori migranti soli in Italia, Europa e forse nel mondo. Sembra assurdo che non sia stato possibile realizzarlo prima, a fronte di un aumento costante e allarmante di minori stranieri non accompagnati (Msna) che arrivano in Italia attraverso le frontiere marine e terrestri affidandosi ai trafficanti. Al 30 giugno 2022 quelli censiti e in accoglienza in Italia erano 15.595, un dato in forte aumento rispetto al 2021 (+99,9%). I minori non accompagnati arrivati nel 2022 sono 11.172 (dati Ministero Interno).

Il progetto “Pagella in tasca. Canali di studio per minori rifugiati” realizzato dall’organizzazione umanitaria Intersos percorre invece le vie legali centrando gli ingressi sul diritto allo studio dei minori migranti soli. Hanno tra i 15 e i 17 anni, tutti con storie difficili e drammatiche alle spalle.

Saranno in tutto 35 i ragazzi sudanesi che entreranno in Italia, provenienti dai campi per rifugiati in Niger. I primi cinque sono arrivati nell’ottobre 2021, altri quattro sono atterrati all’aeroporto di Torino il 12 ottobre scorso e cinque stanno preparando i documenti per affrontare il viaggio della salvezza in Italia.

foto: Martina Martelloni per Intersos

Tutti sono o saranno ospitati in famiglie affidatarie, tramite i consueti percorsi gestiti dai servizi sociali comunali. Il progetto prevede una borsa di studio di 12 mesi. Durante questo periodo i ragazzi frequentano corsi di italiano e scuole medie o superiori per ottenere una qualifica e poi trovare un lavoro e chiedono asilo in Italia.

Intersos è promotore del progetto insieme ad Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, grazie a un protocollo d’intesa con i ministeri degli Affari esteri e della cooperazione italiana, dell’Interno e del Lavoro. Tra i finanziatori e partner ci sono la Conferenza episcopale italiana, la Fondazione Migrantes e il Comune di Torino.

Progetto Pagella in tasca, Niger
Progetto Pagella in tasca, in Niger prima della partenza – foto: Martina Martelloni per Intersos

“Una forte motivazione allo studio è stato il criterio principale di selezione, effettuata dai nostri operatori nei campi in Niger” racconta Elena Rozzi, coordinatrice del progetto “Pagella in tasca” di Intersos a B-Hop magazine: “Abbiamo scoperto che in Italia esiste un permesso di soggiorno per studio per i ragazzi tra i 15 e i 17 anni che non viene mai utilizzato e lo abbiamo sfruttato. Poi una volta inseriti in famiglia e nei percorsi scolastici possono fare richiesta d’asilo con le normali procedure.

“E’ stata una sfida non facile: le procedure per i minori sono più complicate e i tempi si allungano più del previsto. I ragazzi si sono inseriti molto bene in famiglia. Le cose stanno andando oltre le nostre aspettative”.

Intersos accompagna le famiglie affidatarie con la mediazione culturale, il supporto educativo, le aiuta nelle pratiche per la richiesta d’asilo. La maggior parte ora vive a Torino, un paio di ragazzi sono ad Alba e a Genova ma la coordinatrice del progetto lancia un appello: “Ci piacerebbe che altri Comuni e realtà della società civile partecipassero”.

Alcuni ragazzi stanno frequentando le 150 ore delle scuole speciali per l’alfabetizzazione degli adulti. Uno di loro ha imparato a leggere e a scrivere in italiano a 17 anni. Altri sono inseriti alle scuole medie, uno al terzo anno di liceo linguistico:

“Hanno una volontà e una forza eccezionale, che ha consentito loro di sopravvivere alla guerra in Darfur, alla Libia e ai campi profughi. Dedicano moltissimo tempo allo studio”.

Tra le tante storie quelle di Said e di Abdoul, diciassettenni. Entrambi vengono dal Darfur, in Sudan, dove le milizie janjaweed seminano il terrore bruciando i villaggi, perpetrando violenze e abusi e uccidendo donne e bambini.

Nei campi per rifugiati in Niger
Nei campi per rifugiati in Niger – foto: Martina Martelloni per Intersos

Said aveva solo 13 anni quando ha visto torturare alcuni membri della sua famiglia. Non aveva alternative se non la fuga. Finisce sulle rotte dei trafficanti che portano in Libia ma – piccolo com’è – non potrà mai immaginare di finire nell’inferno dei centri di detenzione libici, per cinque lunghi mesi. I suoi aguzzini chiedono ai familiari di pagare un riscatto. I modi per costringerli sono noti, purtroppo. Nel 2020 riesce a fuggire in Niger, è accolto in un campo per rifugiati ad Agadez.

Il sogno di Said è diventare un medico “per aiutare gli altri” ed ora a Torino sta investendo tutte le sue energie per raggiungerlo.

Come lui Abdoul, fuggito dal Darfur a 14 anni per gli stessi motivi. Da allora non ha più notizie dei genitori e di sei fratelli e sorelle rimasti in Sudan. In Libia ha lavorato in un ristorante per otto mesi senza mai essere pagato. Ogni volta che chiedeva il salario veniva picchiato. Anche Abdoul si rifugia nei campi in Niger e poi trova la salvezza in Italia. Il suo desiderio più grande è: “Diventare informatico”.

Progetto Pagella in tasca - L'arrivo in Italia
Progetto Pagella in tasca, l’arrivo in Italia – foto Fabio Bucciarelli per Intersos

L’esperienza oramai consolidata dei corridoi umanitari promossa dalla società civile (Comunità Sant’Egidio, Caritas, parrocchie, associazioni) e dalle Chiese in Italia (Conferenza episcopale italiana, Federazione Chiese evangeliche in Italia) è molto consolidata. Dal 2016 ad oggi sono arrivate circa 6.000 persone, soprattutto adulti e famiglie con minori, dall’Africa sub-sahariana, dalla Siria, dall’Afghanistan.

Il paradosso è che i minori stranieri non accompagnati, che sono tra i più vulnerabili, non vi possono accedere.

“Le procedure che dovrebbero tutelarli, nei fatti li escludono”, spiega Rozzi: “I motivi sono complessità di carattere burocratico, anche perché è necessario il consenso dei genitori (spesso non rintracciabili) e perché devono essere accolti in strutture apposite per minori”.

Nel frattempo alcuni ragazzi accolti dalle famiglie italiane tramite il progetto “Pagella in tasca” hanno compiuto la maggiore età. Alcune famiglie hanno già chiesto al Tribunale per i minorenni di Torino il proseguimento amministrativo dell’affido fino ai 21 anni. “Nonostante tutte le difficoltà stanno facendo progressi immensi – conclude l’operatrice -.  Con questo progetto vogliamo dimostrare di poter aprire una via in un campo finora inesplorato.

Ci auguriamo che queste procedure diventino un modello replicabile. E’ una modalità importante per sottrarre i bambini e ragazzi che viaggiano soli al rischio tratta e sfruttamento nei viaggi illegali”.

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Patrizia Caiffa

Patrizia Caiffa

Direttrice responsabile di B-hop magazine. Giornalista professionista, lavoro dal '98 all'agenzia Sir. Laureata in Lingue e letterature straniere moderne, scrivo anche libri e viaggio (tanto) nel Sud del mondo. Curiosa di nuove avventure, dentro e fuori di me, ho voluto B-hop per portare bellezza, fiducia e consapevolezza nel mondo dell'informazione.

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