(di Margherita Vetrano)– La quarantena vi ha resi una via di mezzo tra Lady Godiva e Abate Faria? Siate resilienti, donate la vostra chioma!
I capelli lunghi e incolti possono avere uno scopo, se sappiamo come utilizzarli.
E’ possibile fare una donazione di capelli ed è semplice.
Si donano il sangue e gli organi; donare i capelli è un gesto possibile ma non per questo meno utile.
In Italia sono diverse le associazioni che se ne occupano, tra le quali ”Intrecciali”, “La banca dei capelli” e “Un angelo per capello”, solo per citarne alcune.
La donazione consiste nel raccogliere i capelli in una treccia, tagliarli ed inviarli per posta, o brevi manu se vi trovate in loco, all’associazione che sceglierete.

Per questo potrete chiedere aiuto ai parrucchieri, ora che hanno riaperto; accompagnare il gesto con una seduta serena e di condivisione vi aiuterà a separarvi serenamente dai vostri capelli e dalla vostra immagine.
Perché donare i capelli non vuol dire solo tagliarli: per una donazione minima è necessario donare una treccia di almeno 35 cm che implicherà un cambio di look, in alcuni casi, radicale.
Può sembrare banale ma non è così.
Una donazione implica un profondo desiderio di permettere ad altri di gioire di una chioma lunga ed ordinata, laddove per loro non sia possibile.
“Un angelo per capello” realizza parrucche di capelli veri; a fronte di ogni donazione dona una parrucca sintetica, di alta qualità, ad un malato oncologico.
Può capitare che, passata l’inebriante euforia del bel gesto, vi ritroviate a riflettere sul taglio, soprattutto misurandovi con la reazione del “pubblico”.
A me è capitato.
Da “femme fatale” sono passata a “pulcino bagnato” e se la voglia di donare non fosse stata così forte avrei vacillato, concentrandomi sul mio look depauperato da quel fascino incontestabile che una ricca e folta chioma corvina donerebbe a chiunque.
Chioma che mi ha accompagnata negli ultimi dodici anni di vita!
Ma se dentro di voi c’è quella Jo March che vi fa concentrare sul gesto e non sulle conseguenze, quella vocina che vi ricorderà che i capelli ricresceranno più folti e che l’esperienza del “capello corto” …perché no?
Allora rimarrà solo il piacere di sapere che qualcuna, da qualche parte, ritroverà la voglia di uscire e di sentirsi ancora bella.
La chemioterapia distrugge il corpo e ingabbia la mente. Volti alla sopravvivenza si fa di tutto pur di guarire, con conseguenze devastanti per il fisico.
Ma quante donne, giovani e meno giovani, hanno visto sacrificata la loro femminilità e il loro fascino?
La penalizzazione di un’immagine può minarle anche sotto l’aspetto psicologico.
Lo specchio rimanda un’icona che non appartiene più alla persona prima della malattia.
La resilienza, la voglia di guarire, passano anche per la cura della propria immagine, la voglia di rimanere sempre inappuntabili e belle.
“Io guarisco perché sono più forte e resto uguale a me stessa, la malattia non mi ha distrutta!”
Troppo spesso capita di assistere inermi alla malattia di amici e parenti. Troppo spesso si apprende la notizia e si rimane a guardare, seguendo l’evoluzione e sperando che vada tutto bene.
Se c’è qualcosa che si può fare, allora facciamola! Ma solo dopo aver maturato l’idea.
Come qualsiasi donazione anche quella di capelli deve nascere da dentro, ci possono volere anni.
Importante è farlo se e quando sarete pronti perché donare rimanga sempre un’esperienza di gioia e di condivisione nella speranza che qualcuno benefici del nostro gesto.
E se i vostri capelli non sono abbastanza lunghi o proprio non riuscite a separarvene non importa. Potrete fare altro, anche semplicemente condividere questo articolo affinché in tanti conoscano un’opportunità concreta in più per aiutare chi ha bisogno.
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