Non è amore e psiche, neanche amore e morte, né amore e amicizia. Quella che vi vogliamo raccontare è una storia d’amore e di migranti. E’ la storia di Barbara e Malik.
Tutto ha inizio una mattina di luglio del 2008, fa caldo, molto caldo a Cagliari. Barbara sta andando a lavorare al centro di accoglienza per migranti di Elmas e non immagina neanche lontanamente che sta per vivere un giorno speciale, il giorno nel quale varcherà il confine che la separa da un nuovo mondo. Come vice direttore di un centro di accoglienza Barbara ha giornate caratterizzate da ogni genere di imprevisto, l’emergenza è il suo pane quotidiano. E quel giorno l’emergenza è assistere un gruppo di migranti arrivati dall’Algeria a bordo di una piccola barca a motore.
Con quel modesto guscio hanno attraversato la notte ed il mare per approdare sulla costa della Sardegna. Dall’Algeria non si fugge a causa di guerre o di condizioni economiche e sociali drammatiche, anzi dall’ Algeria non si fugge proprio perchè oggi è un Paese stabile che offre possibiltà di studio e di lavoro ai propri giovani. Un Paese che in questi anni è stato capace di pianificare investimenti pubblici di assoluto rilievo nel settore delle infrastrutture (strade, autostrade, ferrovie, trasporti pubblici cittadini) e dell’edilizia residenziale, di realizzare un programma che permetterà di raddoppiare la propria capacità di raffinazione nei prossimi 5 anni e con un settore agro alimentare che occupa più del 23% della popolazione attiva.
Ma Malik ha deciso comunque di scappare, di lasciarsi alle spalle l’ultimo anno di studi alla facoltà di lingue, il suo lavoro di tecnico informatico, l’ amata famiglia. Lo ha deciso perchè si considera un uomo libero, un uomo che ha desiderio di abbracciare altre culture. E anche perchè non riesce ad accettare che ad un cittadino algerino sia fatto divieto di andare in Europa. E così parte da clandestino. Con i pensieri angosciosi di un clandestino affronta la notte ed un mare nero di paura. Durante il viaggio i dolci ricordi della sua terra lo tormentano nel tentativo di dissuaderlo dalla pericolosa avventura.
Ma il sole che quella mattina di luglio accoglie Malick è quello del nuovo mondo. Barbara si accorge subito che quel giovane algerino di 28 anni ha qualcosa di speciale, qualcosa che lo rende amico di tutti, qualcosa che merita il rispetto di tutti, qualcosa che lo rende leader. Gli chiede e si avvale immediatamente delle sue capacità e della sua collaborazione per gestire l’accoglienza di quei migranti.
E’ anche facile parlare con quel giovane: stima, rispetto e simpatia nascono istintivi tra i due. Il nuovo mondo, anche se per ora è rappresentato da un centro di accoglienza, appare bello a Malik, bello come il sorriso che Barbara gli regala ogni volta che si incontrano. Ma dopo venti giorni, il lato oscuro del nuovo mondo preleva Mailk e lo trasferisce al C.I.E. ( Centro di identificazione ed espulsione) di Bari, vale a dire in una struttura detentiva dove vengono reclusi i cittadini stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno, in vista di un rimpatrio.
Nonostante Malik si trovi all’interno del CIE con lo status di ospite, la sua permanenza nella struttura corrisponde di fatto ad una detenzione, in quanto è privato della libertà personale ed è sottoposto ad un regime di coercizione che, tra le altre cose, gli impedisce di ricevere visite e di far valere il fondamentale diritto alla difesa legale.
Un giorno Malik sta molto male, riceve telefonicamente il conforto di Barbara, insieme decidono di pregare: un musulmano ed una cattolica che pregano un qualche Dio per telefono. Ma durante quella preghiera scoprono finalmente quale sarà il loro nuovo mondo: l’amore. Espulso, dopo alcuni durissimi giorni trascorsi al C.I.E., Malik viene rispedito a casa con un umiliante decreto di espulsione e con un senso di irrimediabile sconfitta.
Muoiono così all’improvviso i sogni fatti nelle notti di Elmas: non potrà passeggiare per le vie della “città eterna”, svelare il suo francese sotto la Tour Eiffel, non vedrà gli scoiattoli giocare ad Hide Park. Di quelle notti trascorse a fantasticare rimarrà solo il sorriso di Barbara. Ma Malik non ha tenuto conto dell’ invicibile forza dell’amore. Barbara ha capito, Barbara ora è cosciente che non lo può ne perdere ne abbandonare.
Nel gennaio del 2009, nonostante le tante difficoltà per ottenere il visto, lei riesce finalmente a portargli il suo sorriso in Algeria. E nei mesi successivi torna a farlo ogni volta che può, anche se purtroppo sempre per brevi periodi. E’ costretta pure ad abbandonare il proprio lavoro: l’organizzazione per la quale lavora al centro d’accoglienza non ha gradito la compromissione affettiva con un migrante. Ma quei pochi giorni trascorsi insieme, quegli abbracci rubati, gli sguardi troppo brevi, le parole strappate ad un tempo fragile e fugace, convincono Barbara e Malik che il loro è ormai un vincolo indissolubile e sacro, perché nato durante una notte di preghiera .
(se vuoi leggere il finale della storia, seguici domani su www.b-hop.it)