(clicca qui per leggere la prima parte della storia)
3 Luglio 2009. E’ trascorso ormai un anno dal suo primo viaggio verso l’Italia e Malik ha deciso che del tempo non si può abusare. A Barbara lo comunica solo poche ore prima della partenza, lasciandola in bilico tra un’infinita felicità ed una minacciosa inquietudine. Ma quella è la notte giusta, una notte di luna piena ed è noto che la luna, con gli innamorati ed i naviganti, è ruffiana. Malik ed i suoi dodici compagni, dodici come gli apostoli, percorrono una rotta di luce ed alle prime luci dell’alba approdano al poligono di Teulada. Ad attenderli c’e’ la guardia costiera, preventivamente allertata e, naturalmente, il sorriso di Barbara. Questa volta, a causa di un importante problema di salute, Malik non viene espulso. Ne approfitta per iscriversi all’Università di Cagliari dove completa i suoi studi e si laurea. Metta anche a disposizione di Frontex, Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale, la sua capacità di leadership, di ottenere rispetto offrendo rispetto: diviene rapidamente un ottimo mediatore linguistico-culturale . Ma Barbara e Malik hanno anche un’ altro importante interesse in comune:
l’impegno verso i minori. In Italia i minori non accompagnati non vengono espulsi, rimangono ospiti nelle comunità. A Cagliari, per esempio, venivano accolti presso un convento diretto da una anziana suora, da dove scappavano appena ne avevano l’occasione e conseguentemente finivano molto spesso nei giri malavitosi. Non potendo rimanere insensibili ed inoperosi di fronte a tale dramma, Barbara e Malik fondano una comunità di accoglienza, una comunità dedita ai servizi per migranti ma con l’ obiettivo prioritario di aiutare i minori ad integrarsi nella società, nel pieno rispetto delle loro abitudini e tradizioni.
Alkjmilla è oggi una cooperativa sociale con 15 membri, di cui 4 migranti, è molto attiva sul territorio e Malik ne è il presidente. All’inizio di ottobre di questo anno, un altro gruppo di migranti approda in Sardegna. Hanno viaggiato per due mesi, sono stanchi, malnutriti, tra loro c’è anche un bambino siriano di 6 anni, si chiama Abdul. E’ fuggito, non si sa come, dalla guerra civile che ormai da alcuni anni devasta la Siria.
Un conflitto che, secondo i dati delle Nazioni Unite, ha determinato già oltre 190.000 vittime, di cui circa la metà civili, 4 milioni di sfollati e 2,5 milioni di cittadini fuggiti in altri paesi. Abdul è uno di questi cittadini dispersi nel mondo, i genitori lo hanno strappato al loro affetto, alle loro cure, pur di dargli una debolissima e disperata possibilità di vivere. Ora è davanti a Malik con le vesciche ai piedi, é sporco. Mentre era affamato sulla barca, per alimentarsi in qualche modo, è stato costretto a mangiare pane e muffa.
Malik riesce a parlare con Abdul, ad instaurare con quel bimbo dagli occhi belli e sperduti una spontanea complicità, poi parla anche con le autorità e quella notte stessa porta il ragazzino a casa. E’ Barbara a giocare con lui nella doccia, a lavarlo, a curarlo dalle piccole ferite e dalle grandi sofferenze, a farlo sentire come una persona da non profanare. Dopo alcuni giorni viene rintracciato in Sicilia uno zio di Abdul e, tramite lo stesso, i genitori che sono rimasti in Siria. Ma dovendo lo zio ripartire per la Danimarca ed essendo i genitori ovviamente impossibilitati a ricongiungersi, almeno per il momento, con il proprio figlio, il Tribunale decide di confermare l’affido a Barbara e Malik.
Ora Abdul ha quattro genitori. Quelli naturali li sente ogni giorno telefonicamente e con loro sogna il momento in cui potranno tornare ad abbracciarsi e bagnarsi di lacrime felici. Da quelli acquisiti invece si fa accompagnare ogni giorno a scuola dove, ai suoi nuovi compagni, racconta orgogliosamente di essere un pò siriano ed un pò italiano. I due nuovi genitori avevano perso al quinto mese di gravidanza una bimba.
Il mare che Malik e Barbara hanno attraversato, con il cuore ed i sensi in tempesta, è davanti ai loro sguardi ma ora, nell’ approdo del nuovo mondo da cui lo ammirano, regala la tranquillità, la luce radiosa, il senso di infinito che solo un amore sacro può donare.