Questa settimana b-hop vi propone di andare al cinema a gustarvi “La La Land” di Damien Chazelle e “Silence” di Martin Scorsese.
“La La Land” di Damien Chazelle
Un mondo nel quale i sogni non si buttano e dove la speranza è realtà e amore. Dove danze, colori, allegria, amore, musica, aprono il lucchetto del cuore più freddo e lo trasportano in un turbinio di sensazioni dolcissime. E se guardando il film del giovane regista culto Damien Chazelle, candidato a 14 premi Oscar, vi sembrerà di tornare all’interno di un enorme déjà vu, beh, non temete, non state impazzendo. Potrete vederci Gene Kelly che si appende al lampione in “Cantando sotto la pioggia”, Robert De Niro in “New York New York”, vi troverete i colori del “Mago di Oz” e i balli di Fred Astaire e Ginger Rogers. Potrete perdervi negli occhi fatati di Emma Stone e farvi sedurre dal sorriso sornione di Ryan Gosling, bravissimi nel loro immergersi in tempi e ritmi di un cinema che troppo spesso è sottovalutato. Damien Chazelle usa la musica e le canzoni come se fossero a loro volta un personaggio: sono evocative e restano nella memoria accompagnandovi verso l’uscita dal cinema. Un musical è un concentrato di stimoli a più dimensioni, in “La La Land” completamente legati allo svolgersi della vicenda. Un musical è la forma cinematografica perfetta per raccontare un sogno, un amore, la vita che si insegue e si intreccia a sua volta con la musica. “La La Land”, è la Città delle Stelle, che si possono guardare e accompagnano i sogni. “La La Land” vi condurrà lungo un pontile al tramonto, mentre una coppia balla e una canzone vi entrerà nel cuore, in quella che, mio modesto parere, è la sequenza più poetica e affascinante del film. Buona visione. (Massimo Lavena)
Silence – di Martin Scorsese
Silence, l’ultima fatica di Martin Scorsese, non ha le atmosfere oniriche di Shutter Island, né la magia favolistica di Hugo Cabret, né la vertiginosa invadenza di The Wolf of Wall Street, solo per citare gli ultimi capolavori del grande cineasta statunitense. È un film asciutto che non apre al respiro dello spettacolo, nonostante le belle riprese paesaggistiche di una terra dalla natura tanto impervia quanto maestosa. Però cattura con la forza di un racconto che evoca – con il suo carico di terrore e di fascino – i temi dell’Ultima Tentazione di Cristo, nel lacerante conflitto fra umanità e divinità. È la storia di due giovani preti gesuiti che vanno nel Giappone del 1600, dove i cristiani sono perseguitati, alla ricerca del loro padre spirituale, che sembra aver abiurato la sua religione. In una sorta di rievocazione della Passione di Cristo, incontriamo le debolezze umane di fronte al pericolo della morte e la difficoltà della fede messa a dura prova dal silenzio di Dio. Quasi un condensato di filosofia, un dialogo serrato con lo spettatore, in tre ore di proiezione che non lasciano spazio alla distrazione. (Filippo Bocci)