di Patrizia Caiffa – Bianco come la poesia. Bianco come l’arte che cerca l’incontro con la spiritualità ed esiste solo nell’attimo presente. Un istante fuggevole di bellezza impalpabile, che lascia una traccia inafferrabile – ma necessaria come l’aria e la luce – solo in chi la crea e in chi la vive.
E’ questo il Rito della luce che si è compiuto anche quest’anno alla Piramide – 38° parallelo a Motta d’Affermo, sulle coste settentrionali siciliane, provincia di Messina.
Una esperienza da vivere più che da descrivere, una performance artistica che dal 2010 si ripete ogni anno nei giorni del Solstizio d’estate, dall’alto di un panorama mozzafiato che spazia da monti Nebrodi al mar Tirreno con il profilo delle isole Eolie.
Ideatore e mentore dell’iniziativa, come tante altre nella vicina Castel di Tusa nell’ambito del parco di sculture “Fiumara d’arte”, è l’imprenditore e mecenate messinese Antonio Presti, che oggi ha portato le sue utopie visionarie e costruttive anche a Catania, nel difficile quartiere Librino, dove promuove progetti di recupero sociale attraverso l’arte e la cultura.
La sua lunga storia di annose battaglie contro leggi e burocrazia per portare l’arte contemporanea in un territorio non avvezzo a questi temi, è narrato nella cronache siciliane e nazionali degli ultimi 35 anni. Le stesse pagine di giornale tappezzano soffitti e pareti dell’atrio d’ingresso dell’Atelier sul mare, il famoso museo-albergo con 24 stanze d’arte (su 40), ognuna creata appositamente da un artista, per far vivere a chi la abita, anche solo per una notte e a prezzi accessibili, l’esperienza di stare dentro un’opera d’arte, di “essere parte di”.
Il 26 giugno, domenica estiva scelta per celebrare il Rito della Luce 2016, si è inaugurata la 24ma stanza d’arte, intitolata “Io sono il Blu”, ideata da Ottavio Cappellani e Presti. E come ogni giorno d’estate, alle 12.30, l’Atelier ha aperto le sue porte ai visitatori, per una visita guidata attraverso i suoi segreti artistici. Nei tre piani dell’hotel si scoprono stanze meravigliose, ognuna diversa dalla precedente.
Difficile e soggettiva la decisione su quali sono le più belle. Per citarne solo alcune: la poetica e profonda “Stanza del profeta” dedicata a Pier Paolo Pasolini (ideata da A.Presti, D.Bellezza, A.Cambria), alla quale si accede attraverso uno stretto cunicolo tra le pareti, come l’entrata in un utero-grotta che si amplia in una casa di fango yemenita con scritte in arabo e imponente vetrata sul mare; la “Stanza dell’Opra” di Mimmo Cuticchio, che celebra appunto l’Opera dei Pupi siciliani e li richiama in tutti i pittoreschi particolari; la stanza “Hammam” di Selej Xhafa, dalle magiche atmosfere maghrebine. In tutte domina incontrastato, al centro della scena, il letto, spesso king size oltre misura, luogo di riposo e delizie.

La giornata dei visitatori prosegue sulla montagna sopra il paesino di Motta d’Affermo, alla Piramide realizzata nel 2010 da Mauro Staccioli. Meglio percorrere 5 km a piedi in una sorta di cammino iniziatico (fortunatamente in discesa) piuttosto che aspettare ore sotto il sole le sporadiche e affollatissime navette. La vista dall’alto sulla piramide in ferro in acciaio corten evoca – per chi l’ha sperimentata – l’apparizione di Machu Picchu, così come lo vedevano i camminatori del sentiero Inca in Perù.
Da quel momento in poi è tutta una esplosione di bianco: chilometri di teli e veli da sposa drappeggiati intorno alla Piramide e tra gli ulivi circostanti, installazioni artistiche che raffigurano grandi maschere da tragedia greca, bandierine al vento, abiti e cappelli, una sorta di fantasilandia di paradisi terreni anni ’70 che però è, al tempo stesso, fuori dal tempo e dalla storia.
Tra un drappeggio e l’altro gli artisti – cantanti, musicisti, attori, poeti…- compiono il loro atto poetico, la loro performance arricchita da improvvisazioni e condivisioni. La ripetono più volte, durante tutto il pomeriggio, interagendo e creando Bellezza nell’attimo presente insieme agli spettatori.

La visita all’interno della Piramide, quest’anno parzialmente ristrutturata, è parte integrante dell’esperienza ed uno dei momenti più forti del rito. L’ascesa alla sommità avviene tramite un tunnel buio, una sorta di metafora morte-rinascita fino alla luce che filtra dall’alto per “illuminare le coscienze del presente e del futuro”, come nell’intento di Presti.
Al centro del labirinto di pietre, nel cuore della Piramide, accade la Poesia, con voci e canti. Se ne esce rigenerati, pronti a girovagare tra gli ulivi nel giorno pieno, aspettando il tramonto perfetto, con il sole che si getta nel mare ad un passo dal vulcano Stromboli, con migliaia di partecipanti in bianco che intonano un canto a Shiva, la divinità indiana che con la forza del fuoco tutto crea e tutto distrugge.

Gesto simbolico che vuole vincere gli abominevoli atti incendiari dolosi che le settimane scorse hanno devastato, con 50 focolai diversi, tutta la costa nord della Sicilia, anche intorno alla Piramide.
Avvertenze: non è una esperienza new age o next age come qualcuno potrebbe erroneamente pensare; non è solo per palati snob, raffinati ed estetizzanti perché ha assunto anche una dimensione popolare, come negli intenti di chi è convinto che educare alla Bellezza cambia le menti, i cuori e la realtà.
Consigliato: a chi esplora il mondo con curiosità senza pregiudizi e giudizi; a chi non sa cosa sta facendo eppure, fidandosi dell’intuito, sente che qualcosa può fare breccia.