di Marianna Mandato – Una luce in viaggio, squarciò per giorni i cieli di interi paesi di un mondo di cui ormai si erano perse le tracce nel tempo. Era un mondo vecchio di millenni e dimentico della causa e delle ragioni delle cose. Ora però, in quel mondo, chiunque era pronto a giurare di averla proprio vista quella luce, sì, di aver visto il cielo buio della notte segnato da una lama, come se filtrasse luce da un sipario rotto.
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Rimbalzando di bocca in bocca, ognuno diceva la sua per dar contorno a quel che appariva una specie di strana apparizione. Dove stava andando quella luce e di cosa si trattava?
“Sarà mica tornata la stella cometa”, disse ridacchiando un anziano di un paese di quel mondo.
“Lo sai bene che le stelle o sono stelle oppure son comete. Alla tua età dovresti ormai sapere che le due cose insieme non sono possibili”, ribatté un suo amico.
“Beh, ma brilla come una stella e si muove come una cometa. Magari vuole dirci qualcosa”.
“Seguila, allora, come fecero quei tre, te li ricordi, eh, te la ricordi la leggenda di quei tre Re venuti da lontano seguendo una stella per raggiungere un neonato non comune?”. E rise a crepapelle.
“Sai che faccio allora? La seguo. Hai ragione. Per ora non porto doni come quei tre Re, di cui tu parli. Non so mica cosa cerco. Però la seguo, hai detto bene”.
“Roba da matti”, bofonchiò l’altro che sembrava avesse cose ben più importanti cui pensare, “ma dove credi di andare alla tua età”, insistette. E si allontanò blaterando locuzioni fra sé e sé.
L’anziano, noncurante dei borbottii altrui, iniziò con calma e convinzione a seguire quella luce stravagante. O vagante quanto bastava per essere seguita.
Mentre camminava, su una strada che pareva non avesse alcun punto di riferimento in terra, altre persone, incuriosite dal vedere un anziano camminare a testa insù, si accostavano lentamente a lui. Ogni volta, qualcuno fra loro proferiva puntuale una frase come, “mi scusi ma che cosa sta facendo, faccia attenzione che così finirà per non guardare dove mette i piedi. Potrebbe finire in qualche guaio, sa”.

L’anziano, ogni volta allora si fermava, guardava il suo nuovo interlocutore e ribatteva calmo e mai privo di sorriso
“ma non si preoccupi, io seguo la luce. Se guardo dove metto i piedi la perdo di vista”.
A queste parole, era automatico e immediato che anche gli altri alzassero lo sguardo. Immancabilmente, sorpresi di vedere quella stramba luce con la scia muoversi nel cielo, restavano abbagliati dalla sua bellezza e iniziavano a seguirla senza rendersene conto.
In poco tempo, l’anziano signore si ritrovò in compagnia di un folto gruppo di persone che, noncuranti della meta, seguivano la luce muoversi sulle loro teste.
Certamente, il cammino di chi aveva scelto di seguire quella luce, non era sempre facile. Capitava di trovare ostacoli di diverso tipo. E non era sempre semplice superare l’ostacolo senza voler perdere di vista la luce.
D’altra parte, segnali sulla direzione giusta non ce n’erano. Persone che sapessero indicare la meta non ce n’erano. Motivi per cui sembrava così ovvio seguire quella luce nessuno sapeva spiegarli veramente.
E insomma, come mai fosse così incredibilmente attraente, meno che mai qualcuno era in grado di spiegarlo.
Fatto sta che, in men che non si dica, molti iniziarono ad accorgersi che la luce possedeva una insolita capacità.
Sembrava proprio fosse in grado di permeare i corpi, sì, di passare dall’alto in basso scegliendo gli occhi delle persone che la seguivano per entrare dentro di loro. Meglio, sembrava trovasse la sua sede naturale in un punto indefinito del corpo, che diventava poi una cosa sola con quel che c’era intorno in una specie di magico cerchio.
E la luce entrata si vedeva nello sguardo di coloro che la stavano seguendo. Qualcuno iniziò a chiamare cuore quel luogo luminoso dentro il proprio corpo. Qualcun altro invece diceva che quella era proprio la luce dell’anima. Che chissà perché ora se ne andava a spasso per i cieli prima di tornare nella propria sede.
Forse era uscita dai corpi delle persone che l’avevano relegata in un posto troppo piccolo dentro di sé.
Era uscita per farsi notare ancora una volta, o per la prima volta, prima di tornare a far luce dall’interno?
Comunque fosse, ormai tutti coloro che seguivano la luce, avevano elaborato la consapevolezza che non fosse tanto la strada che percorrevano ad avere importanza ma come loro stessi finivano per sentirsi percorrendo quella strada.
Ed avevano anche la certezza che tutto, ma proprio tutto, dentro e fuori di sé finisse per dar vita a un meccanismo solo. Quella luce, insomma, aveva la capacità di arrivare dentro ciascuno, per poi illuminare quel che c’era intorno, proiettata fuori da tutti coloro che la stavano seguendo.

Fu chiaro dunque che il viaggio per seguir la stella avrebbe potuto durare anche tutta la vita.
Coloro che ormai se la sentivano nel corpo, allora, decisero di provare a fermarsi per un po’. Sempre facendo in modo di non perderla di vista, per riprendere a seguirla nel caso in cui l’avessero sentita affievolirsi in loro.
E sapete che cosa iniziò a verificarsi? Ebbene, in ogni paese in cui queste persone si fermavano a vivere la propria quotidianità, accadeva puntualmente una specie di magia.
Quelle persone parevano emanare una specie di luce, invisibile agli occhi ma visibile in ogni loro più piccolo gesto, a partire dai loro sorrisi. I loro corpi, anche se segnati dall’età, era come se muovendosi diventassero carezze per coloro che avevano intorno. E i loro sguardi, ah beh, quelli, bastava guardarli ed era come bere da un calice inebriante.
E sapete come si sentivano le persone con la luce dentro invece?
Iniziavano a sentirsi come se stessero venendo alla luce loro stesse. Quella strana polvere di stelle che diventava luce era come se le avesse partorite un’altra volta.
Una rinascita vera, in carne e ossa.
A conti fatti, insomma, di Re non ce n’erano soltanto tre, a seguire quella stella, o luce se si preferisce. Anzi, quella luce faceva di ciascuno che stava lì a seguirla il vero dono, ciascuno diventando proprio come l’Oro, l’Incenso e la Mirra.
Oro, così prezioso e luminoso, che dalle pieghe dell’anima brillava nei sorrisi a donar forza e bellezza a chi gli sta accanto.
Incenso, per accendere o far ardere la vita e il cuor delle persone, inebriandola col profumo che la vita svela.
Mirra, per calmare e far da scudo ai mali esterni alle persone stesse.
Da allora, Signori e Signore che leggete, sono capitate tante cose e tanto tempo è ormai passato, ma non capita di rado, ancora adesso, che anche le persone senza un Credo ma abbagliate dalla luce e da certe persone con la luce dentro, siano solite esclamare “Buon Natale!” e lo dicano convinte, anche senza saperne la ragione.

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