«Mamma, che male».
«Cosa c’è, piccolo sole?».
«Sono caduto, sento dolore alla mano».
«Non ti preoccupare. Dormi e vedrai che tutto ti passa».
Il bambino si addormentò all’ombra dell’albero di Natale di casa sua.
Il crepuscolo era incipiente, gli Incubi ridevano e agitavano le asce.
Il bambino si agitava. «Andate via, andate via!». Voleva risvegliarsi e vivere una nuova giornata di gioco e sole, ma non succedeva nulla. E il crepuscolo tardava a sbocciare.
Gli Incubi lo derisero. «Credi che questo sia peggio, ma il peggio è ancora di lì da venire».
«Lasciatemi in pace» gemette il bambino. Gli facevano paura, con le loro smorfie grottesche e i musi porcini. Non lo ascoltarono, gli furono addosso: incominciarono una danza e lui si spaventò. «Siete cattivi».
Ma gli Incubi non demorsero.
Adesso il crepuscolo sembrava essersi bloccato e uno degli Incubi, uno che indossava il cappello a punta, invocò delle magie. Di fronte allo sguardo incredulo del bambino, la luce stava incominciando a svanire.
Si immaginò un futuro di oscurità e con gli Incubi che lo tormentavano. Aveva paura: forse non ci sarebbe mai stata fine a quell’incubo. Avesse chiuso gli occhi, ma niente. Degli scongiuri allora, ma niente.
Sarebbe impazzito?
I musi porcini alitarono delle ingiurie e uno di loro chiamò: «Drago-zombi qua». Il drago-zombi obbedì e si pose davanti al bambino. Stava per sbuffare una fiammata quando dalla lama di luce all’orizzonte sbucarono delle figure.
Gli Incubi rimasero di sasso.
Lo stregone era mortificato. «Non sono riuscito a bloccarli». Il bambino invece lanciò un urlo. «Venite qui».
Erano i Sogni ed erano equipaggiati come guerrieri greci.
Gli Incubi costituirono una falange, al centro il drago-zombi.
I Sogni non si arresero e davanti alla falange dei mostri ne formarono una ordinata. Palleggiando le lance si tuffarono contro gli Incubi trafiggendoli e le asce tagliarono le aste delle armi dei Sogni, rimasero dei monconi che sfregiarono le creature e gli spiriti benigni esultarono.
«Drago-zombi» invocarono gli Incubi. Il drago-zombi si scatenò. Vomitò lava e il fuoco bruciò i Sogni che sciolsero la falange.
Il bambino non voleva che i suoi Sogni facessero una brutta fine. «Forza, non arrendetevi!».
«Adesso arriva la seconda ondata» raccomandò un ufficiale e che brandiva una spada molto vistosa.
Il bambino se lo augurava.
Il crepuscolo era sempre più vicino, la lunga notte stava per cessare e dal taglio di luce sbucarono ippogrifi e pegasi con i Sogni che li cavalcavano a pelo, seguivano unicorni con la testa abbassata per caricare gli Incubi.
Gli Incubi non temettero nulla da parte di quelle creature. «State uniti e vedrete cosa gli faremo» disse uno di loro. Gli altri accolsero la dichiarazione annuendo all’unisono.
Le creature dei Sogni caricarono gli Incubi e si scatenò la mischia.
Il bambino vide gli unicorni infilzare gli Incubi.
Gli ippogrifi artigliarono i mostri sfregiandoli e loro contrattaccarono facendoli a fette con le asce.
I pegasi svolazzarono sopra la formazione degli Incubi e i Sogni li pungevano con le lance.
Il drago-zombi assisté alla scena e spalancò la bocca irta di zanne e sbranò un unicorno.
Poi sputò nuove fiammate che dilagarono sulla scena bruciando Sogni e Incubi in una sola fornace.
Davanti a quella scena, i Sogni e le creature al loro servizio non si spaventarono, i loro corpi non bruciavano ma si dissolvevano in nebbie dai colori dell’arcobaleno.
Il bambino era fiducioso che sarebbero riusciti a liberarlo degli Incubi.
Gli Incubi lanciarono un urlo e incominciarono una controffensiva che schiacciò i Sogni. Le nebbie color arcobaleno si dissolsero, unicorni, ippogrifi e pegasi sparirono con un suono di ossa spezzate e i pochi Sogni rimasti in battaglia finirono per essere massacrati.
Adesso gli Incubi erano spavaldi. Facendo le boccacce dilagarono di pari passo al fuoco e lo stregone montò sulla schiena del drago-zombi che spalancò le ali e prese il volo verso il crepuscolo che si allargava sempre più ma timidamente. «Ci penso io» annunciò lo stregone.
Gli incubi lanciarono urla di apprezzamento.
Prima il drago-zombi poi gli Incubi furono addosso alla linea dell’orizzonte e con la loro danza atroce incominciarono a chiuderlo.
Il bambino lanciò un urlo disperato e gli Incubi risero di lui. «Dormirai per sempre e saremo noi a farti compagnia».
Non voleva: corse incontro ai resti della battaglia. Là fra le nebbie multicolori c’era la spada dell’ufficiale, era più grande del normale ed era ancora integra.
Il bambino la impugnò e sentendosi più forte si sgolò in un grido di battaglia.

Gli Incubi accolsero la sua reazione con una risata, ma quando videro il bambino scagliarsi su di loro e decapitarne uno, smisero di sghignazzare e si chiusero in una formazione a riccio, le asce che ammiccavano alla luce morente del crepuscolo.
Il bambino non si arrese: spiccò un salto e finì in mezzo agli Incubi agitando la spada e uccise pure il drago-zombi.
Gli Incubi si spaventarono, solo adesso si erano resi conto di aver davanti una furia e sciolsero la formazione per poi scappare verso gli angoli più oscuri del campo di battaglia.
Lo stregone era smontato di sella. «Come osi!». Agitò le mani per lanciare un incantesimo e il bambino gliele tagliò con un fendente, dopo lo eliminò a sua volta.
Gli Incubi erano lontani e il bambino li inseguì. Era felice.
«Pietà» invocarono. «Ti prego».
Ma il bambino non voleva aver pietà di chi gli voleva rendere il sonno un inferno.
Dopo che ebbe staccato la testa all’ennesimo incubo, si accorse di avere alle spalle una luce sempre più potente e si girò a guardare.
Era fatta, il crepuscolo era sempre più vicino al compiersi e torme di Sogni stavano prevalendo in ogni angolo.
«Sto vincendo» gridò il bambino. «Sto… vincendo…». Si sentì assalire dal sonno.
Si svegliò di scatto e respirò in maniera affannosa.
La mamma gli aveva messo una coperta ma non ne aveva più bisogno, oltretutto non sentiva più dolore.
«È Natale, è Natale». Lì accanto c’erano l’albero e i regali.
«Non senti più male, piccolo sole?».
Lasciò il divano. «No, mamma». Incominciò a scartarli.
«Ho fatto tanti bei sogni».