di Agnese Malatesta – Le relazioni “generano bellezza” e la musica – condividere la musica – è uno dei collanti più vitali nei rapporti di qualità fra le persone. Va posta attenzione alla bellezza che “non è un concetto futile, né è snobismo” ma è “qualità della vita”. Già, bellezza e qualità della vita, arte e condivisione, musica ed emozioni: parole e stati d’animo che creano un tutt’uno, che diventa “un cosmo”, da cui attingere arricchimento. Vita vissuta per il trombettista jazz Paolo Fresu, che ieri sera, 16 dicembre, all’Auditorium di Roma ha tenuto un concerto per i 50 anni di Medici senza frontiere (“Human Nature”).
Un’occasione per offrire una lettura intima del linguaggio artistico che gli è proprio, quello della musica. Lo fa, cercando di calare nel quotidiano, le emozioni, motori di positività e di bellezza:
“quando l’uomo condivide le emozioni ha dentro una cosa straordinaria: la visione positiva del mondo”.
E condividere la musica – dice a margine, in una conversazione con B-hop magazine – è uno di questi mezzi preziosi. Non è vero che nel mondo tutto è negativo, ci sono tante “piccole cose private positive ma non fanno notizia. La bellezza non fa notizia”. Ma “è una nostra esigenza”. Sugli autori di B-hop magazine, tutti volontari, sorride e, con dolcezza, ironizza: “le belle notizie solo da volontari…”.

“L’arte – continua il musicista – può trasmettere emozioni e messaggi positivi e così cambiare il mondo. La musica è arte ma non è solo un linguaggio estetico”, può generare cambiamenti. Ecco perché
l’arte diventa “necessaria nella nostra società, permette un arricchimento generale. Senza l’arte, saremmo tutti più poveri.
È un bene primario per lo sviluppo della società. Spesso lo dimentichiamo, la cultura è bistrattata ed invece è fondamentale quanto l’economia. In questo, abbiamo un gradino ancora da salire”.
Quasi come un artigiano delle emozioni, sul palco Fresu trasmette una gran disinvoltura e calore nel maneggiarle, soprattutto quando comincia a suonare.

È lì che le parole prendono la forma della commozione, anche collettiva. Per il concerto a favore di Medici senza Frontiere (tutto il ricavato è andato alle attività dell’organizzazione umanitaria), l’artista sardo ha scelto il filo conduttore del viaggio: “come un momento delle emozioni che permette scoperta e conoscenza, perché sia una serata senza frontiere e senza geografie”.
A suonare insieme a lui, Daniele Bonaventura (fisarmonica) e Leila Shirvani (violoncello). Sul palco anche gli attori Sonia Bergamasco e Neri Marcorè che hanno letto dei brani.
Il trio di musicisti ha fatto girare il mondo al pubblico della Sala Sinopoli, proponendo repertori di musica brasiliana, argentina, iraniana, italiana (in questo spazio anche “La canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De Andre’).

Una dedica speciale è stata riservata alle donne di tutto il mondo, perché si “rifletta sul rapporto fra sessi”, con “Canon Coronata”, musica composta da Isabella Leonarda, una suora artista del XVII secolo. Un altro brano di musica iraniana, in particolare, ha ricordato le artiste iraniane a cui è vietato suonare in pubblico e che – ha sottolineato Shirvani – “fuggono all’estero per cercare un palcoscenico sicuro dove esibirsi”.
