E’ un lunedì, un lunedì diverso eppure eguale a tanti altri. Dopo i 2 milioni di ieri in marcia contro l’odio e la brutalità a Parigi, è un lunedì nel quale, nonostante la tragedia, occorre ripartire. Nonostante la vita di tutti noi oggi appaia minacciata perfino nelle strade che percorriamo abitualmente per raggiungere il nostro lavoro, nei negozi che frequentiamo per fare la spesa o nei giardini pubblici dove facciamo giocare con serenità ed allegria i nostri bambini.
E’ una minaccia senza un volto, un avversario che potrebbe essere ovunque e chiunque, persino il vicino della porta accanto, un nemico quasi invisibile che afferma di aggredirci in nome di un Dio e che, in quanto tale, ci spaventa ancor più di un esercito alle dipendenze di una qualsiasi bandiera.
Ma oggi è lunedì ed è il giorno dedicato ad un nuovo inizio, un giorno nel quale l’uomo rinasce sempre un poco.
E questo lunedì, così diverso ma così eguale a tanti altri per Parigi e per l’intero Occidente, dovremo svegliarci, alzarci dai nostri letti, specchiarci scoprendo di avere acquisito la stessa insostenibile leggerezza dell’essere con cui le dodici vittime del periodico satirico “Charlie Hebdo” affrontavano e raccontavano piccoli e grandi problemi della nostra società.
Ma sarà un lunedì nel quale dovremo anche uscire di casa, accompagnare i nostri figli a scuola, ritrovare il nostro ufficio, la nostra fabbrica, il nostro posto di lavoro con la consapevole determinazione che, per sconfiggere l’invisibile, dovremo conservare inalterati, immutati i nostri comportamenti e i nostri sentimenti quotidiani.
La foto che vedete, che ha fatto il giro del mondo in questi drammatici giorni, ci può dare oggi la forza per ripartire nel modo giusto.
Perché la mano di questo neonato, con al polso il suo braccialetto “je suis Charlie”, non rappresenta solo il simbolo della speranza, della purezza e dell’innocenza ma sembra voglia anche raccontare la nascita di una vecchia giovane democrazia.
Vecchia perché avrà il compito fondamentale di ripartire dal primo articolo della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” del 1948: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti” .
Giovane perché, come scrive Ezio Mauro in un libro con Gustavo Zagrebelsky “La felicità della democrazia” , dovrà risolvere il problema di: “dare credibilità a quell’universale che vogliamo testimoniare, per renderlo autentico. Le nostre contraddizioni, le contraddizioni dell’Occidente, sono impedimenti ed ostacoli alla democrazia, come i suoi nemici esterni”.
Giovane vecchia democrazia che, tra alcuni anni, in quella che ormai non sarà più cronaca ma storia, forse potrà raccontarci di come “l’invisibile” non era un Dio assetato di sangue e vendetta quanto piuttosto un qualche potentato economico o politico che, come in tante altre occasioni, si è servito della religione per raggiungere i propri cinici e maledetti obiettivi.
Forse solo allora riusciremo a dimenticare il sangue che in questi giorni è stato brutalmente versato sul motto della Repubblica Francese: Liberté, égalité, fraternité.
Liberté: ci proveranno, nei prossimi tempi, a togliercela, ancora di più.
Ma noi saremo ancora di più Charlie. Saremo adulti.