Un modo di ballare che unisce le tecniche dell’arrampicata alla danza e lascia incantati. E’ la danza verticale, una spettacolare disciplina arrivata dagli Stati Uniti anche in Italia.
Il primo esperimento di danza verticale fu proposto nel 1970 dalla coreografa statunitense Trisha Brown: sfidando le leggi della forza di gravità decise di far esibire la sua compagnia di ballo sui monumenti più importanti degli States.
Gli artisti vengono imbragati e calati sulle pareti di muri, monumenti, edifici e località rurali. In questo modo, il loro piano d’appoggio cambia prospettiva: non più in orizzontale ma in verticale.
L’effetto sembra molto naturale ma in realtà non lo è affatto, perché non si poggiano i piedi a terra ma si è sospesi sulle corde, quindi ogni movimento deve essere calcolato al millimetro.
Ogni passo falso può rovinare l’intera coreografia o nei casi più gravi, l’incolumità di chi la pratica.
All’inizio, come tutte le novità, la danza verticale era poco conosciuta e poco apprezzata. Ma nel corso del tempo si è trasformata in uno spettacolo sempre più completo, grazie al contributo di musicisti dal vivo e di nuove tecnologie sempre più perfezionate.
Unite alla spettacolarità dei luoghi in cui vengono rappresentati, le performance riescono a fondere tre arti: la danza, la musica e l’architettura, in un matrimonio perfetto.
In Italia la danza verticale arriva solo intorno agli anni ’90, con la compagnia “Il posto” (sul sito è possibile avere un assaggio delle splendide acrobazie dei danzatori) voluta dalla coreografa Wanda Moretti: nel 1994, in collaborazione con il musicista Mario Castelli, realizzò il primo spettacolo a Venezia.

Oggi la compagnia forma di continuo nuovi talenti e partecipa a numerosi Festival internazionali, tra cui Singapore Arts Festival, la Defense a Parigi, Kuopio Dance in Finlandia.
Performance sono state eseguite anche in diverse città italiane come al Museo dell’Ara Pacis a Roma, al teatro la Fenice a Venezia e al Palazzo della Gran Guardia a Verona, tanto per citarne alcuni.
Per saperne di più: info@ilposto.org