di Roberta Tito – Il film Io Capitano del regista Matteo Garrone, Leone d’Argento a Venezia 80 narra la struggente storia di Seydou, un giovane senegalese determinato a cercare una vita migliore in Europa insieme a suo cugino Moussa. La trama è un’immersione cruda nella realtà dei migranti africani che intraprendono un viaggio pericoloso attraverso il deserto e il mare, alla ricerca di opportunità e speranza. Il racconto è tratto da una storia vera, esattamente quella di Kouassi Pli Adama Mamadou, che è anche co-sceneggiatore del film di Garrone.

E se da una fontana costruita in mezzo al deserto da due migranti può scorrere acqua, tutto può succedere.
Il film infatti è un esempio straordinario di come la speranza possa fiorire anche nei luoghi più aridi e ostili.
La trama segue le vite dei due giovani africani in cerca di una vita migliore in Europa, ma ciò che rende questo film davvero memorabile è il modo in cui rappresenta la loro lotta e le sfide che affrontano lungo il percorso.

Il film non teme di affrontare la dura realtà delle torture e degli abusi subiti dai protagonisti durante il viaggio. Questa decisione di mostrare la verità nuda e cruda è un importante richiamo all’attenzione sulle sofferenze che molte persone affrontano mentre cercano di sfuggire a situazioni disperate nei loro paesi d’origine.
Il regista riesce a trasmettere un senso di urgenza e empatia attraverso queste scene, spingendo gli spettatori a riflettere sulle violenze che spesso rimangono nascoste.
Tuttavia, il film equilibra abilmente la sua narrazione cruda con momenti di autentica bellezza e poesia che sono un preludio alla vittoria dei protagonisti, che, nonostante le avversità, perseverano e raggiungono finalmente l’Italia.
I personaggi principali sono ben sviluppati e affascinanti, e il loro viaggio è coinvolgente e commovente. Gli attori offrono interpretazioni straordinarie, trasmettendo la complessità delle emozioni che i migranti vivono.
La loro determinazione a non arrendersi rappresenta una poderosa storia di resilienza e speranza.
È un richiamo alla compassione, alla solidarietà e alla consapevolezza delle sfide che affrontano i migranti africani. Una visione che ispira la riflessione sulla forza della volontà umana e sulla capacità di superare le avversità per cercare una vita migliore.
Un film, quello di Garrone, che scuote le coscienze, spesso intorpidite dal benessere, diventando una esperienza trasformatrice che agisce come una potente sveglia per la mente e il cuore.
