di Patrizia Caiffa – “E’ l’umanità e le sue mille storie la mia passione, soprattutto quella parte di umanità che cerca qualcosa o qualcuno, soffre, sogna e prova a costruire qualcosa, si esprime, è inquieta e dialoga. È quello che provo a fare disegnando e dipingendo”. E’ racchiuso in queste parole il senso profondo dei disegni e dipinti di Luca Pandolfi, che saranno in mostra a Roma dal 3 all’8 dicembre (Gall’Art Roma, vicolo dei Bovari 7). Si tratta della sua prima personale di pittura, perché Pandolfi nella vita fa tutt’altro.
Docente di antropologia culturale e sociologia a livello accademico in diverse università romane, ricercatore e autore, è stato tra i fondatori dell’associazione Sal (Solidarietà con l’America Latina). Nel mezzo del cammin di nostra vita ha scoperto un talento innato per la pittura, che ora espone per la prima volta nella stessa galleria dove ha frequentato la scuola di pittura.
Il vernissage sarà il 3 dicembre alle 18, ma nei giorni successivi ci saranno ospiti autorevoli e appuntamenti interessanti che ruoteranno intorno alla figura del grande intellettuale italiano Pier Paolo Pasolini, ispiratore delle opere.
Quest’anno ricorrono infatti i 100 anni dalla nascita di Pasolini, il 5 marzo 1922, che ha solcato il XX secolo lasciandoci un patrimonio sconfinato di opere di poesia, saggi e romanzi, film e documentari, articoli giornalistici, drammaturgie. Mentre molti ricordano solo la sua morte tragica la notte tra il 1° e 2 novembre 1975 oggi viene celebrato ovunque con mostre e eventi interessanti che ne ripercorrono vita, opere e pensiero.
Il titolo nella locandina cita quattro parole in dialetto friulano Frut (bambino, figlio), fantassút (ragazzino), zòvin (giovane) zovinút (giovinetto, ragazzo) tratte delle poesie di Pasolini. “Se c’è una cosa che condivido profondamente con Pasolini è la sua attenzione critica e appassionata per le nuove generazioni – spiega Pandolfi a B-Hop magazine -, dove si fondono speranza e disperazione, innamoramento e disillusione. Nella mostra provo a raccontare questa comune passione attraverso disegni e dipinti”.
Come è nato e come hai scoperto il talento per la pittura e come i tuoi tanti interessi entrano in relazione e dialogo?
Insegno e faccio ricerca nell’ambito delle Scienze Umane e mi occupo da trent’anni della formazione di nuove generazioni, adulti e operatori sociali. Detto così suona esagerato: ma
è l’umanità e le sue mille storie la mia passione, soprattutto quella parte di umanità che cerca qualcosa o qualcuno, soffre, sogna e prova a costruire qualcosa, si esprime, è inquieta e dialoga.
È quello che provo a fare disegnando e dipingendo. Da bambino disegnavo, anche bene dicevano… ma credo di non aver mai dipinto. Poi lasciai perdere preso da altri interessi. Alla fine del 2020 un amico brasiliano artista che viveva a Roma è tornato nel suo Paese e mi ha regalato il suo cavalletto. Mi è sembrato un segno, al quale all’inizio ho fatto un po’ di resistenza. Poi, nella primavera del 2021, con i lockdown che avevano ridotto molto la nostra socializzazione, avevo tempo, ho cercato una scuola di pittura e ho ripreso il cammino.

Come vivi il processo artistico e creativo?
Come credo succeda nella vita
un processo creativo nasce da stimoli diversi, casuali a volte, altre no. Una storia, una poesia, un racconto letto, mi creano delle immagini mentali che poi voglio portare su carta o su tela: con i testi di Pasolini è successo così.
Altre volte è un’immagine o una fotografia oppure la sperimentazione in una tecnica espressiva: nella mia prima mostra personale si può vedere come ho accostato sulla tela il collage di cronaca di quotidiani e la figura in acrilico. O, nei disegni, il carboncino e la sanguigna acquarellati con il caffè o l’acrilico.
Sono tante le mostre e gli eventi organizzati in tutta Italia per il centenario della nascita di Pasolini. Perché dedicare a lui la tua prima mostra e come l’hai preparata?
Sì, il centenario è stato uno stimolo ma già tutto il 2021 lo avevo passato a rileggere o leggere per la prima volta suoi testi, anche per motivi di lavoro: saggi, poesie – che avevo letto poco – sceneggiature di film. Tutto questo è coinciso con la mia riscoperta e sperimentazione nel disegno e nella pittura e ha ispirato non poco della mia produzione. La mia prima personale volevo, dovevo, dedicarla a lui.

Pasolini era un intellettuale geniale e trasgressivo inviso a molti, per la sua omosessualità, il coraggio delle sue idee e la sua onestà intellettuale. Oggi invece tutti lo esaltano: cosa è successo come processo sociale e perché?
Pier Paolo Pasolini ha attraversato mille forme espressive, a volte come semplice sperimentazione altre con estrema competenza. Ha vissuto con una disperata onestà intellettuale il suo tempo, e
l’onestà intellettuale è in Italia un peccato che nessuno ti perdona: perché smaschera finzione, ipocrisia, illusioni più o meno consapevoli, dinamiche di potere e di narcisismo mascherate da “cultura”, “spiritualità”, “ideologia politica”, “idee di società”, ecc.
Non credo che oggi sia successo nulla di particolare a parte forse un po’ di moda e un po’ di cattiva coscienza che cerca perdono. Pasolini è tra i più grandi artisti e intellettuali italiani del XX secolo e sicuramente il più poliedrico. Impossibile non riconoscerlo, prima o poi. Inoltre per alcuni, è facile tra le sue mille espressioni e prese di posizione, prendere quella che piace, tralasciando quanto comporti più scomodità e inquietudine. Però c’è anche tanta gente che ne era e ne rimane appassionata, che non si sente costretta a farsi piacere “tutto” Pasolini o odiarlo per intero. Ma che comprende, o crede di comprendere almeno in parte, anche quanto forse non piace immediatamente. Che tiene il dialogo aperto con lui, e ogni tanto impara qualcosa.
A me è successo così, anche provando a farlo entrare in uno sperimentale gioco di specchi con i miei disegni e i miei dipinti.