di Agnese Malatesta – Un backstage ricco di volontari, impegnati nella guida, nella logistica, nella vendita di gadget, nel catering, nelle tante necessità che permettono lo svolgimento e la riuscita di una manifestazione culturale. In questo caso del Festival internazionale di Jazz (“Time in Jazz”), creatura del trombettista Paolo Fresu che si tiene annualmente in Sardegna nel periodo di Ferragosto nel suo paese natale, Berchidda, e che quest’anno ha raggiunto la 35/a edizione, dal titolo “Rainbow”.
Giovani e meno giovani, impegnati in un servizio gratuito alla comunità, per condividere la bellezza di un concerto e di un incontro nelle piazze fra parole e sorrisi. Volontari forse distanti dall’immaginario popolare che li vede di solito occupati negli ospedali, nei luoghi di accoglienza per anziani, bambini, portatori di disabilità o indigenti.
Eppure il volontariato culturale non è una novità, è ben solido nel nostro paese e stima migliaia di ‘soci’, appassionati di educazione e civismo, attivi in biblioteche, scuole ed iniziative artistiche.
Ecco che a Berchidda, dal 7 al 16 agosto scorso, sono andati in scena non solo musicisti di fama internazionale ma anche amanti delle relazioni umane che hanno offerto, con visibile passione, il loro tempo per rendere possibili le tante iniziative in programma.
Sono stati 80 i volontari (44 femmine, 36 maschi) coinvolti per l’occasione in varie mansioni come l’assistenza di segreteria, all’info-point o all’accoglienza. Età media, circa 30 anni; molti i ragazzi (per lo più universitari) ma anche sessantenni ed ultrasessantenni del paese che hanno collaborato fin dalle origini del Festival. Quest’anno è stata la prima volta anche di minorenni. Le provenienze dei volontari sono diverse e coprono gran parte d’Italia. Fra queste provenienze, non solo località locali e regionali ma anche città come Treviso, Prato, Latina, Genova, Como, Bologna, Roma, Lucca, Fabriano, Sondrio.

Come in un circolo di contatti positivo che produce relazioni umane, i volontari di Berchidda e dintorni arrivano anche attraverso enti ed organismi. Come i due stagisti dell’Università di Bologna e dell’Università di Sassari, atenei con il Festival collabora da tempo. Quest’anno è iniziata anche la partecipazione di studenti di un liceo di Sassari nell’ambito di un progetto di alternanza scuola/lavoro, che gli organizzatori hanno definito “un’esperienza stupenda”.
“Fra i volontari, a ‘Time in Jazz’, ho colto da subito una grande passione che muove tutto il Festival che poi è quello che mi ha colpito di più” dice Valentina, 53 anni, di Cagliari, volontaria da una decina d’anni alla manifestazione ma che comunque segue da una ventina perché il marito si occupa dell’allestimento tecnico. “Senza i volontari il Festival non avrebbe questa potenza. Qui si esprime passione ed insieme viviamo un’esperienza unica”.
Ad esempio alla mensa, dove mangiano sia i volontari sia gli artisti: “C’e’ sempre un fuoriprogramma, succede sempre qualcosa di sorprendente. Capita anche che Paolo Fresu suoni lì inaspettatamente. Negli anni passati, i miei figli amavano venire alla mensa proprio per questo, per loro era una scoperta e lo è per i giovani volontari che studiano musica e che hanno modo di parlare con gli artisti”. Valentina, che nella vita si occupa di riflessologia plantare, parla di un clima di “fratellanza. Ogni anno ci ritroviamo e ci riconosciamo. Chiunque viene al Festival percepisce questo clima, un clima di accoglienza, e noi volontari siamo pieni di volontà per fare bene le cose”.
Un clima testimoniato anche da una mamma di una volontaria che ha scritto all’organizzazione: “È un’esperienza che certamente ha arricchito i ragazzi in autonomie, socializzazione, conoscenze, responsabilità, fiducia in loro stessi e autostima, di cui tanto hanno bisogno dopo due anni di restrizioni. La prima cosa che mi ha detto Anna è stata: ‘Berchidda mi ha fatta rinascere’. E mi creda che, da mamma, il mio cuore ha avuto un sussulto di gioia. Perciò, grazie veramente per questa occasione preziosa che avete dato loro, spero che le strade possano ancora incontrarsi in futuro”.