di Agnese Malatesta – Spazio al cinema sociale all’Ischia Film Festival che si terrà dal 25 giugno al 2 luglio nello spettacolare Castello Aragonese dell’isola. Dodici le opere (di cui sei cortometraggi) in concorso in programma in questa sezione – dal titolo “Location Negata” – con al centro temi come la violazione dei diritti umani, la parità di genere, l’emarginazione.
“I film che accendono i riflettori sulle contraddizioni del nostro mondo, dimostrano il potenziale del cinema di sensibilizzare le coscienze degli spettatori. Se la maggior parte delle opere selezionate all’Ischia Film Festival racconta la bellezza di paesaggi e territori, attraverso la sezione “Location negata” non intendiamo sottrarci al dibattito su tematiche scomode ma necessarie per smuovere l’opinione pubblica internazionale”, ha sottolineato Michelangelo Messina, direttore artistico del Festival.

Ecco le opere in concorso nella sezione “Location Negata” .
“A noi rimane il mondo” (Italia, 2022), di Armin Ferrari, racconta le ramificazioni del lavoro creativo di Wu Ming, il collettivo italiano di narratori militanti e d’avanguardia, e le esperienze emerse dal loro impegno attivo nel plasmare una diversa narrazione degli ultimi vent’anni di contro cultura e lotta politica in Italia. In “Amuka” (Belgio, 2021) si parla della travagliata storia del Congo, attraverso la vita quotidiana di gente semplice e contadini.
“Footsteps on the wind” ((Brasile, Regno Unito, Stati Uniti 2022), di Maya Sanbar, Faga Melo, Gustavo Leal, è un cortometraggio di animazione basato sulla canzone di Sting “Inshallah”. Nel film, attraverso il punto di vista di un gruppo di bambini, si vede la dura realtà dei rifugiati di tutto il mondo.
È un lavoro di stampo antropologico, su una comunità indigena argentina che prova a resistere all’ennesimo tentativo di distruzione della loro cultura, “Husek” (Argentina, 2021), di Daniela Seggiaro.
“I’ll stand by you” (Lituania, 2021), di Virginija Vareikyte e Maximilien Dejoie, si concentra su una storia al femminile che affronta il delicato tema del suicidio. Due donne, una psicologa e un agente di polizia, si impegnano nel portare avanti un progetto nella loro città natale: ridurre il numero record di suicidi.
Di condizione della donna in Cina, e del tema dell’utero in affitto, si occupa il cortometraggio “Lili alone” (Cina, 2021), di Zou Jing.
L’amore di un padre disposto ad affrontare qualsiasi ostacolo per la figlia neonata è la storia del corto iraniano “Middle eastern stories: Father” (Iran, 2021) di Reza Daghagh.
In “Nosema” (Turchia, 2021), di Etna Ozbek, i protagonisti sono alcuni membri di una comunità cattolica di un piccolo villaggio rurale turco che, dagli anni ’90, sono stati privati della propria terra e delle proprie radici. A causa delle incursioni militari, queste persone hanno perso ogni cosa e le loro case sono state più volte bruciate e depredate.
“Once were humans” (Slovenia, 2021), di Goran Vojnović, è un film di confine girato tra Slovenia e Italia. Bellissimi i paesaggi, in contrasto con il dramma dei migranti, rifugiati nel camion erroneamente rubato dal protagonista per risolvere i suoi problemi finanziari.
Dongnan Chen propone in “Singing in the wilderness” (Cina, 2021) il tema dell’identità culturale, attraverso le vicende di una minoranza etnica cinese che trova nelle attività di un coro religioso la possibilità di restare attaccata alle proprie tradizioni a rischio di estinzione.
“Terra Dei Padri” (Italia, 2021), di Francesco Di Gioia, racconta la deportazione di numerosi civili nei primi anni di occupazione italiana in Libia in un viaggio, via mare e via terra, scandito dai versi in rima alternata del poeta Fadil Hasin Ash-Shalmani.
Il tema dei diritti LGBT è declinato in modo sofferto e poetico nel cortometraggio libanese “Warsha” (Libano e Francia, 2022), di Dania Bdeir.