(di Margherita Vetrano) – Che il cinema s’interessasse al successo di Zerocalcare era scontato ma che un film ispirato ad uno dei suoi volumi, “La profezia dell’Armadillo”, fosse presentato alla 75° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Nuovi Orizzonti è un bel passo avanti. Uscito nelle sale il 13 settembre, ha richiamato molto pubblico, tra gli amanti del cinema e del fumetto.

Prodotto da Domenico Procacci e co-sceneggiato da Valerio Mastandrea, il film è made in Rome ed oltre al giovane Simone Liberati, nella parte di Zero, annovera cammei prestigiosi come quelli di Laura Morante e Claudia Pandolfi, nonché l’interpretazione grottesca di Valerio Aprea.
Emanuele Scaringi, alla sua prima prova da regista (ma si era già fatto le ossa collaborando alla realizzazione di Diaz) si impegna a rielaborare i testi a fumetti in una sola avventura e confeziona un film godibile, che ci mostra una Roma decadente, fatta di periferie luride e luoghi surreali come il Forte Prenestino ma assolutamente vera.
Se una grande protagonista è Roma, i personaggi ideati da Zerocalcare si perdono un po’ in quello che resta a metà strada tra il film giovanilistico e la commedia d’autore. Bravissimo Pietro Castellitto nel ruolo spalla di Secco ma non basta ad animare un film che resta un po’ scialbo, troppo per i nomi altisonanti che ha accomunato.
Nonostante la fedeltà del racconto e la precisione nella ricostruzione dei personaggi, restano dubbi sulle scelte (Armadillo ridicolo o dovuto?). Troppo alte le aspettative? Forse. Il film resta nel limbo del “sarebbe potuto essere”, con un pensiero nostalgico ai registi Manetti Bros. che lo avrebbero fatto volare.
Molto indovinata la scelta dei cartoni d’apertura che trasportano idealmente lo spettatore dal fumetto alla realtà.
