di Margherita Vetrano – No, ma le famiglie l’hanno presa bene la notizia del prossimo lockdown!
Giovedì sera, 11 marzo 2021, sono spuntati sulle chat notizie e trafiletti che lasciavano intuire una prossima chiusura.
La notizia dell’ingresso massivo delle regioni in zona rossa, e conseguente lockdown, ha scosso le famiglie che sono passate dall’allarmismo alla disperazione.

Venerdì pomeriggio, all’uscita di scuola, colpiva il gap tra l’atteggiamento festoso dei bambini orientati al weekend e dei genitori pensierosi, in attesa di notizie ufficiali.
Qualcuno ha pensato: “È una fake news!”
Altroché.
Lockdown fa rima con DAD ed è fresca la precedente esperienza per non accogliere questa con un po’ di magone.
Impazzano le chat e i social.
La reazione più diffusa è la disperazione, veicolata da messaggi e vignette più o meno ironici.
Rimbalza l’offerta (fasulla ma divertente) del kit di un noto mobilificio scandinavo per affrontare serenamente il periodo.
Ci avevano creduto tutti a questo anno scolastico che, tra quarantene e sparizioni/apparizioni di docenti, si è proteso fino alle porte della primavera.
A tre mesi dalla fine della scuola le famiglie avevano sperato fino in fondo di poter proseguire la routine a beneficio loro e dei figli.
La battuta d’arresto ha scoraggiato i più, che in alcuni casi sono scesi in piazza.
Dalla paura del contagio si è passati a quella di non riuscire più ad uscire di casa.
È di domenica 13 marzo 2021, l’esperienza di Forlì che ha animato una manifestazione contro la DAD, tutti radunati in piazza Saffi.

Ma mentre i romagnoli alzavano la testa, in altre regioni si prendevano d’assalto i supermercati.
Se qualcuno resta a guardare, c’è chi ha già pronto un piano organizzativo domestico “di battaglia”.
Insomma, ad ognuno la sua presa di posizione.
La manovra del governo è cautelativa; un giro di vite per non perdere il controllo dei contagi.
Repetita juvant, ma le famiglie sono stanche.
L’esperienza in DAD dello scorso anno potrà aiutare a calibrare meglio il tiro, scegliendo piattaforme didattiche più “stabili“, modalità di lezione più coinvolgenti, ed aggirando intralci organizzativi.
Se gli adulti sono divisi tra rabbia e sconforto, i ragazzi che, in un anno scolastico a singhiozzo, ormai padroneggiano registri elettronici, videolezioni e computer, si stanno organizzando.
Quasi tutti.
Gli studenti più piccoli ad esempio, necessitano di un aiuto in più e ancora una volta saranno le famiglie a doversi far carico del percorso formativo.
Se l’esperienza insegna, è auspicabile che si riesca a “traghettare” l’Italia fuori dalle zone colorate nel miglior modo possibile.
Per l’ultima, definitiva, volta.

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