(di Margherita Vetrano) – Come andare in vacanza senza mamma e papà? Con l’arrivo dell’estate, provate a rendere la lunga pausa estiva dei vostri figli più gradevole, soprattutto se costretti a rimanere a lungo in città. L’alternativa ai centri estivi sono i campi estivi fuori sede: un’opportunità per i ragazzi di fuggire dall’afa cittadina. Destinazione mare o montagna poco importa; possono scegliere tra varie proposte ed offerte.
Ci sono centri convenzionati con enti pubblici, altri con aziende private che tramite i CRAL offrono valide opportunità ai figli dei dipendenti, e centri privati, accessibili a tutti. A seconda delle condizioni la spesa potrà variare e si avranno tariffe piene o ridotte, beneficiando di contributi economici.
Ma ahimè il dilemma “farli partire o non partire” non dipende spesso dal portafoglio, bensì da quanto i genitori sono in grado di separarsi dai propri figli.
Trascorsa l’epoca dell’accudimento, con l’era dell’educazione/assistenza, si giunge dritti-dritti al percorso per l’autonomia dei propri ragazzi già in preadolescenza.
Rendere autonomi i propri figli non vuol dire abbandonarli a loro stessi ma percepire il giusto momento per defilarsi, lasciando loro maggiori autonomie, rimanendogli accanto, per accrescerne autostima, sicurezza in loro stessi e fiducia.
Una vacanza tra coetanei, farà loro capire di non essere soli e li aiuterà a scoprire le proprie potenzialità, misurandosi con le piccole sfide quotidiane. Troppo spesso i genitori provvedono in default, danneggiando intraprendenza e spirito d’iniziativa dei figli.

Lasciare che i ragazzi affrontino e superino autonomamente le necessità quotidiane, farà percepire loro le reali esigenze, il peso che gli eventi hanno realmente sul quotidiano e sarà un ottimo banco di prova per la loro crescita.
Nel Paese dei bamboccioni è necessario realizzare che i nostri figli possono farcela anche senza di noi
e che consentire loro di uscire fuori dal guscio non li porterà più lontano dal nido. Permetterà piuttosto di apprezzarne l’appartenenza e rafforzarne la voglia di tornare,
dopo aver affrontato un “volo in solitaria”.
Questo non significa essere superficiali; resta cruciale infatti la scelta del campo più adatto alle loro caratteristiche caratteriali e potenzialità; fare qualcosa che è nelle loro corde renderà spontanea la partecipazione.
Siate partecipi nell’adesione senza invaderne gli spazi.
Se lo ritenete opportuno, anziché usufruire del servizio navetta che li porta direttamente a destinazione, potrete accompagnarli, condividendo il primo impatto con la struttura e i responsabili dell’animazione.
E’ bene stabilire un buon contatto già in precedenza; non si lasciano i propri figli con chiunque ed è bene farlo dopo aver sondato attentamente organizzazione, gestione e ricettività informandosi, se necessario, sugli indici di gradimento disponibili in rete.
Questo vi renderà più sicuri nell’affidare i vostri figli a quelli che fino al giorno dell’arrivo saranno, e resteranno, per voi degli estranei. Se la vostra scelta è serena, trasmetterete fiducia ai ragazzi, soprattutto se si tratta della prima esperienza “in solitaria”.
Bando a saluti strappalacrime ma un bell’abbraccio caloroso che tenga loro compagnia nei momenti di malinconia.
Se nelle settimane precedenti alla partenza, i ragazzi dimostrano preoccupazioni o protestano apertamente per la decisione presa, qualora non fosse stata la loro, parlatene a lungo senza negare i loro sentimenti; sminuire, ironizzare o ignorare non li aiuterà a superare il distacco ma li farà sentire ancora più soli.
Aiutateli invece ad elaborarlo, condividendo pensieri ed opinioni; potrebbe risultare utile donare loro “diario di viaggio” da scrivere durante il soggiorno. Sarebbe utile leggerlo insieme al ritorno, per comprendere qualcosa in più dei propri bambini.
Nei campi più lunghi di una settimana, se possibile e senza interferire con le attività, ipotizzate l’idea di far loro visita, magari portandoli a pranzo fuori domenica; non intralcerete la routine e non turberete i bambini che potrebbero non ricevere visite. Ricordatevi comunque di parlarne sempre prima con gli organizzatori, per creare il minor disagio e squilibrio possibile. Qualora rischiasse di essere una decisione controproducente, desistete.
Molti campi prevedono l’opportunità di seguire i propri figli sui social in tempo reale, fornendo una cronaca giornaliera interattiva. Per chi è meno tecnologico, c’è sempre l’opportunità di chiamarli durante orari finestra.
L’obiettivo rimanga sempre quello di lasciarli liberi senza abbandonarli, perché è questo che devono sentire, nonostante la lontananza. Superati i primi giorni di impatto, rasserenatisi dell’ambiente e dei nuovi compagni/tutors, il vostro sostegno diverrà via-via meno necessario.
L’età giusta per farli partire? Dipende dai bambini; capirete da soli quando è giunto il momento e quando la ritrosia sia da copione o dovuta ad immaturità. Sappiate valutare per mettere pienamente a frutto l’esperienza.
“… I vostri figli non sono figli vostri…sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
…Potete sforzarvi di tenere il loro passo,
ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
…Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere,
poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.
Kahlil Gibran