C’è un paese bello, generoso, organizzato che però lo si racconta solo quando accade una tragedia. Quel paese si chiama Italia ed in questi sciagurati giorni post terremoto ha dimostrato di essere ben diverso da quello che i media di tutto il mondo abitualmente descrivono e ben diverso anche rispetto alla considerazione che noi stessi, che ci viviamo, ne abbiamo.
E’ il paese dove la Protezione Civile riesce a raggiungere zone impervie e con viabilità modeste in poche ore, a costruire tendopoli prima che cali il sole di quel maledetto primo giorno, dove i vigili del fuoco riescono a prestare quasi immediato soccorso alle popolazioni grazie all’utilizzo di 8 elicotteri ed insieme a carabinieri, polizia, forestali, speleologi, cani specializzati e volontari riescono a estrarre dalla rovina di quel cataclisma, dalle montagne di macerie che hanno trasformato il volto di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, Pescara del Tronto, Grisciano, 215 sopravvissuti, 215 persone a cui restituiscono la vita.

Qualcuno, sollecitando le polemiche di coloro che credono di avere il monopolio confessionale in materia, l’ha definito un “miracolo laico”. Ma questo non è laico, non è cattolico, soprattutto non è un miracolo, non è un fatto che va oltre le possibilità umane, anzi è la somma di tante azioni umane permeate di coraggio, determinazione, eroismo, altruismo collocate in un contesto, in una struttura fortemente organizzata, come quella della Protezione Civile Italiana.

Ci piace quindi ricordare l’immagine di quel vigile del fuoco che, scavando a mani nude, estrae una bambina dalle macerie, abbraccia quel corpicino fragile, trasmette sicurezza a quel viso spaurito e poi la trattiene a sé, non la vuole dare più a nessuno, come se da quel momento quella bimba fosse una sua figlia.
Come speriamo si ricorderà sempre l’umanità di quel soccorritore che con voce pacata cerca d’infondere serenità alla vecchina che sotto le macerie si vergogna di dover andare in bagno.
E’ un paese che, nonostante il periodo di villeggiatura, di distrazioni, riesce a raccogliere, in soli due giorni, alimenti e generi di prima necessità superiori alla necessità e che quindi costringe la Protezione Civile a contattare e distribuire l’esubero alle associazioni impegnate nell’aiuto dei poveri. Dove è stato necessario chiedere, agli oltre ottocentomila volontari aderenti a migliaia di organizzazioni facenti capo sempre alla Protezione Civile, di frenare il loro slancio di generosità e disponibilità in quanto le forze presenti sul territorio erano già sufficienti ad affrontare l’emergenza.
Un paese che dona, che ha voglia di rendersi utile, con concretezza: oltre undici milioni di euro sono stati rapidamente raccolti per essere messi a disposizione della Protezione Civile grazie agli sms inviati al numero 45500.

Un Italia che forse, e speriamo non solo in questa terribile occasione, scopre anche il volto umano della politica, delle istituzioni da subito presenti e che si spendono con solerzia e serietà. Una politica che partecipa e si rende consapevole del dolore, che rifugge dalla retorica e dal sensazionalismo, che accetta di spostare i funerali da un luogo all’altro perché è “la gente” a volerlo.
E’ l’Italia infine che, volgendo lo sguardo in direzione di Norcia, diviene consapevole che è possibile costruire con criteri antisismici, è possibile fare prevenzione e che è conseguentemente possibile sconfiggere mafie, malaffare e corruzione.