Si è conclusa domenica 5 luglio, con la finale e la premiazione, la quarta edizione del Roma Fringe Festival. A contendersi la vittoria finale e la partecipazione al New York Fringe Festival, davanti ad un folto ed entusiasta pubblico, sono stati i quattro spettacoli più votati da pubblico e critica nelle singole settimane di programmazione: “Gli ebrei sono matti” (Compagnia Teatro Forsennato – ideato e diretto da Dario Aggioli ed interpretato dallo stesso ideatore e con Guglielmo Favilla) un testo di teatro civile sviluppato con efficace ed intelligente ironia; “Guerriere – tre donne nella Grande Guerra” (di e con Giorgia Mazzuccato, supervisione storica di Aldo Cazzullo) ancora teatro civile, un testo intenso e commovente interpretato magnificamente dalla Mazzuccato; “Fak Fek Fik” (Compagnia collettivo Sch.lab, con la regia di Dante Antonelli, autrici ed attrici Martina Badiluzzi, Ylenya Giovanna Cammisa, Arianna Pozzoli) testo contemporaneo e dissacratorio; “Les Aimants” (Compagnia Mangano- Massip – Associazione Autor du Mime, con Sara Mangano e Pierre Yves Massip) siamo nell’area del Teatro danza e della poesia pura.
Quattro spettacoli molto diversi tra loro ma che ben hanno rappresentato la molteplice, indipendente, professionale e soprattutto elevata proposta teatrale del Roma Fringe Festival. Vorremmo anche menzionare tra tutti gli altri non finalisti ma comunque meritori: “Come d’Autunno” (Compagnia Lloveyousubito ) e “Valli a prendere” (di e con Giovan Bartolo Botta). La qualità degli spettacoli ha premiato organizzatori e compagnie con un notevole incremento di pubblico. E questo nonostante un’area, quella dei giardini di Castel S. Angelo, indubbiamente affascinante e prestigiosa, ma anche in preoccupante stato di abbandono e da bonificare. L’ organizzazione è stata costretta a richiedere tre derattizzazioni all’AMA, ottenendo peraltro scarsi risultati. L’ ambiente, nel suo complesso, è apparso mal curato, giardini incolti, sporcizia ovunque, senza contare la non trascurabile difficoltà, per spettatori ed attori, di ottenere il rituale silenzio.

Senza il minimo finanziamento (il festival è completamente autofinanziato, pagando regolarmente permessi, allacci AMA, ACEA, guardiania diurna e notturna), senza appoggi politici o burocratici (solo il supporto nel lunghissimo iter burocratico delle segreterie e degli assessorati del Municipio Roma I Centro), il Roma Fringe Festival quest’anno ha portato in scena oltre 100 spettacoli provenienti da Italia ed Europa (tra i finalisti anche uno spettacolo francese); inoltre dal 2012 ad oggi ha promosso eccellenze artistiche italiane all’estero e nel contesto italiano “mainstream”. Organizzato da una squadra di lavoro composta sostanzialmente di under 35 (che ha investito 150.000 euro), il Roma Fringe Festival è riuscito in questi anni ad accrescere l’attenzione degli addetti ai lavori, ma anche di vaste fette di pubblico, su quel teatro indipendente, fucina di nuovi autori ed attori nonchè di grandi fermenti intellettuali, purtroppo spesso trascurato dai circuiti ufficiali.

Chi ha vinto? Tutti. Hanno vinto proprio tutti, indistintamente: attori, autori,registi, tecnici, organizzatori,spettatori. Ma in particolar modo il grande trionfatore è stato il teatro. Dal Roma Fringe Festival una buona e bella notizia: il teatro italiano è vivo ed ha un futuro.