Taranto, una delle città più inquinate d’Italia, è anche un territorio di “resilienza”, dove la gente sperimenta buone prassi di riqualificazione ambientale. Qui, tra il Mare piccolo e il Mare grande sul Golfo di Taranto, è avvenuto un piccolo “miracolo”: un terreno avvelenato da Policlorobifenili (Pcb) è stato sanato grazie a 1.400 pioppi speciali. Una esperienza innovativa di fito-rimedio, cioè alberi o piante che guariscono la terra inquinata dagli uomini.
Accade a 12 km dal famigerato stabilimento dell’Ilva, che oltre a produrre acciaio fin dagli anni ‘60, a dare lavoro e creare un indotto occupazionale di 20.000 persone, porta con sé malattie pesanti: il cancro è presente quasi in ogni famiglia (secondo alcuni studi +50% della media regionale), sono aumentati i deficit cognitivo-comportamentali nei bambini, la mortalità infantile è +21%, +45% le malattie in gravidanza.
Allergie, asma e malattie respiratorie sono il minimo che può succedere. Nell’attesa, poco fiduciosa, che le promesse vengano mantenute e l’Ilva riconvertita o messa a norma, la società civile si organizza. Anche perché l’aria gonfia di diossina spira ovunque insieme al vento. E tanti terreni intorno sono stati contaminati dai veleni delle mafie o delle attività militari.

“Dopo lo sfratto dal nostro centro abbiamo avuto in gestione per 19 anni dall’Agenzia del Demanio 4 ettari e mezzo di terreno, una ex base della Marina militare”, racconta padre Nicola Preziuso, presidente del Centro educativo Murialdo che si occupa di disagio giovanile e marginalità e cerca di creare occupazione in un territorio difficile.
“Poco dopo ci siamo accorti che mezzo ettaro era inquinato da metalli pesanti e dal Policlorobifenili (Pcb), un veleno che uccide tutte le componenti maschili nei vegetali, negli animali e negli uomini, provocando sterilità. I valori erano cinque volte più alti di quelli consentiti. In più c’erano metalli pesanti come piompo e zinco, 4 volte più della norma”.
Grazie alle collaborazioni con il Cnr e l’Università di Bari è stata realizzata un’attività di fito-rimedio attraverso la piantumazione di 1.400 pioppi “Monviso”, frutto di un incrocio tra due tipi diversi di pioppo.
Questi pioppi miracolosi, con radici spugnose enormi, aggrediscono le molecole di Pbc spaccandole. “La sperimentazione è pienamente riuscita – rimarca il sacerdote -. I ricercatori pensavano che l’inquinamento si sarebbe risolto in 4 anni. Invece in 14 mesi i valori sono rientrati nella norma”. La piantumazione dei pioppi è stata eseguita da ex detenuti e giovani immigrati che ruotano intorno al centro.

Padre Preziuso ha in mente un megaprogetto per trasformare in cinque anni il terreno in una area socio-educativa straordinaria, all’avanguardia nel rispetto dell’ambiente.
E’ già pronto il parco giochi, ci sono 53 ulivi che serviranno a produrre un ottimo olio, ci saranno orti sociali, uno spazio per concerti e convegni, una foresteria, un forno biodinamico e una piscina biodinamica che sarà purificata con fito-rimedi anziché con cloro, e una cappella ecumenica.
Il sacerdote è un visionario che vola alto: il progetto comporta un budget di 4 milioni di euro che ancora non ha. E’ fiducioso che arriveranno.