Potrebbe sembrare il titolo di un nuovo film di fantascienza eppure stiamo parlando di una verità indiscutibile e tangibile nella vita di tutti i giorni: anche se all’insaputa di molti, gli alieni sono tra noi e sono ovunque!
Prima che i nostri lettori si spaventino e il panico dilaghi nelle strade è meglio fare una precisazione: non stiamo parlando di extraterrestri, ufo o altri strani esseri sanguinari venuti da lontane galassie per conquistare il nostro pianeta, ma più precisamente di specie aliene, anche conosciute col nome di specie esotiche o più scientificamente dette alloctone.
Per specie aliena, in biologia, si intende una qualsiasi specie vivente (animale, vegetale o fungina) che si trova a colonizzare e abitare una nuova area geografica, diversa dalla sua originaria area di distribuzione. La principale causa di diffusione delle specie aliene è legata a fattori antropici: è infatti l’uomo che, con le sue intense attività commerciali fra paesi di diversi continenti, favorisce l’introduzione di specie esotiche in nuovi habitat, sia volontariamente per scopi economici (come le piante da coltivazione), sia accidentalmente.
Il vero problema è che non si può prevedere il risultato dell’introduzione di una nuova specie e le eventuali conseguenze nell’ambiente naturale: alcune specie non riescono ad adattarsi al nuovo habitat e così come sono comparse, nel giro di poche generazioni scompaiono. Queste specie sono dette “occasionali” e la loro breve apparizione non comporta alcun tipo di cambiamento nell’ecosistema; altre specie invece riescono a sopravvivere e proliferare formando popolamenti stabili in armonia con le condizioni ambientali locali, ma senza creare sconvolgimenti ecologici; poi ci sono delle vere e proprie specie “invasive”, ovvero quella parte delle specie “naturalizzate” che ha trovato nel nuovo habitat condizioni di vita così ottimali alle proprie caratteristiche da permetterne una rapida e violenta diffusione a discapito delle specie locali, che non riuscendo a competere con i più “forti” invasori, subiranno una drastica riduzione in numero, rischiando anche di scomparire del tutto.
In questo modo si altera l’equilibrio dell’ecosistema, con effetti negativi sull’ambiente. Le invasioni biologiche sono, infatti, una delle principali cause di perdita di biodiversità, ovvero quella diversità di organismi viventi che è patrimonio del pianeta ed è indispensabile al corretto funzionamento e mantenimento degli ambienti naturali, dato che all’interno di un ecosistema ogni organismo, ogni specie, ha un ruolo ben preciso.
Vi sono effetti negativi anche sulla salute dell’uomo, ad esempio alcune piante invasive sono produttrici di forti allergeni e sulle sue attività, con danni alle coltivazioni e agli allevamenti, inquinamento derivante dall’uso di pesticidi, introduzione di patologie e parassitosi.
Un esempio di invasione biologica che riguarda da vicino il nostro Paese ha come protagonista la Caulerpa taxifolia, alga verde della famiglia delle Caulerpaceae, la cui rapida e incontrastata diffusione costituisce attualmente una grave minaccia alla biodiversità del Mar Mediterraneo. Quest’alga tropicale, utilizzata sin dagli anni ’70 come pianta decorativa per gli acquari, è stata avvistata per la prima volta nel bacino del Mediterraneo nel 1984 nei pressi di Monaco, occupando un’area di appena 1 metro quadro sulle coste antistanti il Museo Oceanografico del Principato, dal quale sembra che alcuni individui della specie siano accidentalmente sfuggiti. Grazie alla sua notevole capacità di resistere agli stress ambientali e colonizzare ogni tipo di fondale, nel giro di pochi anni Caulerpa è riuscita a conquistare le coste dell’intero Mediterraneo, infestando i fondali di ben sei Paesi (Principato di Monaco, Francia, Spagna, Italia, Tunisia, Croazia); per di più sembra che si sia trovata talmente bene nelle nostre acque da essere affetta da “gigantismo”, ovvero cresce più del normale.
Tutto ciò ovviamente a spese dell’equilibrio dell’ecosistema locale, con conseguenze ecologiche gravi, in quanto costituisce una minaccia alla diversità di numerose comunità marine; in particolar modo la situazione grava sullo sviluppo di Posidonia oceanica, pianta acquatica endemica del Mediterraneo le cui grandi colonie formano sui fondali vaste praterie che fanno da habitat ad una notevole varietà di organismi. Nonostante le conseguenze evidenti provocate dalla diffusione di questa formidabile alga, nessuna azione seria è stata ancora intrapresa per contrastare il cambiamento ecologico in atto; e mentre i Paesi del Mediterraneo colpiti cercano un accordo sull’adozione di un piano di intervento comune su larga scala che permetta di combattere Caulerpa, sembra che l’invasione abbia ormai raggiunto un livello critico e che sia ormai troppo tardi per la completa eradicazione dell’invasore dalle nostre acque.
Questo drammatico scenario deve necessariamente farci riflettere. Quello di Caulerpa taxifolia è solo uno dei tanti esempi di invasione biologica che potrebbero essere citati. Troppe volte l’incuria e la superficialità umana sono causa di disastri ambientali. E troppe volte l’avarizia e l’avidità dello stesso fanno chiudere un occhio sulle ferite che la nostra società lascia sulla natura. Finché l’uomo non si renderà conto della necessità di tutelare l’equilibrio ecologico al fine della sua stessa sopravvivenza, questi eventi continueranno a ripetersi: perciò si salvi chi può, l’invasione è appena iniziata!