Dopo il successo di Song’e Napule nel 2013 i due creativi fratelli Manetti, sceneggiatori e registi, uniscono in questo delizioso film le atmosfere della sceneggiata napoletana e gli echi pulp tarantiniani per un prodotto originale, ben fatto e divertente.
Si percepisce che gli autori si sono divertiti a scriverlo, miscelando l’amore per il cinema con una parodia della camorra surreale e ironica che però lancia messaggi positivi.
Se la saga di Gomorra, nell’intenzione di combattere la criminalità organizzata ha creato al contrario un cult e un modello di riferimento nell’anti-eroe “cattivo”, l’approccio qui usato dai registi ne dissacra il mito e fa apparire i camorristi come schiavi di se stessi pur di avere soldi e potere.
La storia sentimentale a lieto fine, pur tra decine di morti ammazzati senza remore morali, rimane il filo conduttore che riscatta i personaggi verso un destino migliore di quello che la malavita ha pensato per loro.
Bravi attori e caratteristi e una sana dose di buone risate. (P.C.)