(di Margherita Vetrano) – La chiusura delle scuole ha scatenato un nuovo fenomeno: l’insegnamento domestico.
Gli istituti scolastici italiani, dapprima disorientati dall’emergenza COVID-19, si sono organizzati con video-lezioni, piattaforme informatiche ed ogni mezzo di comunicazione necessario a garantire la prosecuzione dell’istruzione.
Con risultati più o meno accettabili.
Studenti d’ogni età, in tutta Italia, provvedono autonomamente allo studio di quanto indicato sui Registri elettronici dagli insegnanti che, a distanza, preparano materiale scolastico fruibile on line.
A partire da fine febbraio i ragazzi hanno salutato i banchi di scuola, sostituendoli con le scrivanie domestiche.
Ai genitori l’onere e l’onore di seguirli in questo percorso, sostenendoli con impegno inversamente proporzionale all’aumentare dell’età e delle capacità.
Se per universitari e liceali “in cuffia”, il riscontro è più vivo e tangibile, per i piccoli il coinvolgimento rischia di essere meno concreto.
Video o audio-lezioni consolidate da aule virtuali non sempre trovano un riscontro oggettivo: supporti informatici inadeguati, piattaforme che non “decollano”, complessità del sistema non gestibile in autonomia soprattutto per le prime classi.
Il testimone passa ai genitori che devono rinsaldare l’intervento didattico integrandolo con spiegazioni caserecce, svolgimenti fantasiosi e a volte improbabili.
Ai compiti che spuntano come funghi sul Registro elettronico fanno eco le chat che fanno esplodere le spiegazioni, integrandole con contributi audio mutuati dai docenti e chi più ne ha più ne metta!
All’innegabile utilità delle chat fa da contraltare una certa “caciara” (detto alla romana) di fondo che miete numerose vittime: chi le legge poco o per niente e chi tenta di porre domande che mai e poi mai troveranno risposte se fuori dal “thread”.
Meglio sorvolare sulle querelle scatenate dalle diverse fazioni pro e contro-scuola, spezzando una lancia in favore dei rappresentanti di classe, travolti e stravolti dalla situazione, costretti a parafulmine di richieste e proposte.
Una Kabul virtuale, senza esclusione di colpi,
dove non è ben chiaro se l’obiettivo sia il bene dei ragazzi o far valere le proprie idee.
Se non si è pronti alla battaglia, meglio desistere a beneficio di fegato e bile.
La soluzione è di interfacciarsi direttamente con le bestie nere: Registro elettronico e piattaforme.
L’approccio è differente a seconda degli stati d’animo: fruibili per alcuni, impossibili per altri.
L’unica possibilità di sopravvivenza è un’analisi oggettiva della situazione: pianificare lo studio e arrivare fin dove si può.
Quando il passo rispetto all’assegnato diventa troppo lento, meglio consultare i docenti.
Ciò che conta è che ci si relazioni in maniera serena allo studio dei propri figli per sfuggire all’ansia da prestazione e non trasmetterne a loro. Trattenete i vostri istinti omicidi, siete stati studenti anche voi!
Il più bravo non è chi termina tutti i compiti ma chi capisce cosa è stato assegnato e riesce a farne tesoro. Chi riesce a fare entrambe le cose, ha vinto!
Se i genitori lavorano fuori casa o sono oberati in postazioni smart working, che la regola sia ancora più ferrea: difficile riuscire a seguire i bambini perché l’impegno diventa gravoso.
Fare i conti con il proprio lavoro, la stanchezza, la voglia di studiare che può mancare o le oggettive difficoltà di comprensione possono rendere il compito ingrato.
Un motivo in più per concentrarsi sulla QUALITÀ’ piuttosto che sulla QUANTITÀ’ o alla fine della quarantena conteremo le vittime dell’isteria.

Come se ciò non bastasse, fate attenzione e ancoratevi bene al vostro pc o vi verrà soffiato!
Non in tutte le case ce n’è più di uno disponibile. Seguire le lezioni diventa un’impresa; si può tentare anche tramite cellulari, utili per videochiamate, consultazione dei registri, invio e controllo dei compiti.
Se avete figli (e più di uno) organizzatevi a turni, o rischierete di andare in coda alla chat della prima elementare, in attesa di collegarvi col “Megadirettore Galattico”!
Non perdete mai la fiducia nell’assistenza degli insegnanti e mantenete sempre un filo diretto, per palesare dubbi e perplessità o per richiedere una spiegazione extra, se necessario. Purché necessario.
E’ in gioco l’istruzione dei propri figli ma non dimentichiamo che le soluzioni sono a portata di mano. E soprattutto non dimentichiamo che siamo in una condizione di emergenza planetaria.
Rimaniamo concentrati sulle esigenze dei nostri ragazzi, aiutiamoli a trarre il meglio da questa condizione e ricordiamo che la negatività non porta a nulla.
Intervallate i momenti di studio a momenti piacevoli; non dimentichiamo che si stanno adattando ad una condizione di reclusione che non avevano mai conosciuto prima.
Soprattutto non confondiamo la svogliatezza con la stanchezza; cerchiamo di essere fermi coi primi e comprensivi coi secondi e ricordate…cambiando l’ordine degli addendi il risultato cambia!
Quando avremo il polso della situazione e saremo più sicuri della nostra organizzazione familiare, guardiamo “oltre la siepe” e valutiamo se sia possibile aiutare qualche altra famiglia in difficoltà.
Coinvolgiamo i bambini in prima persona, intervenendo con un supporto più solido se necessario.
Non tutti i genitori possono coadiuvare i figli; se siamo in grado, offriamo il nostro aiuto.
Ce ne saranno grati e farà bene anche a noi avere uno scopo in più in queste giornate un po’ tutte uguali!
Non dimentichiamo le esigenze dei più deboli.
I bambini con assistenza scolastica che, in questo frangente ne fanno a meno ed hanno sospeso le terapie, richiederanno uno sforzo in più a Super-mamma e Super-papà.
Questo sarà possibile solo coordinando le forze a loro disposizione: insegnanti, sostegno, terapisti, intuito e tanto cuore.
Con tante ore di studio davanti, differenti dagli ordinari compiti assegnati nel weekend, ci si trova davanti a bambini nuovi, con modalità sconosciute.
Meglio frammentare le sedute in micro incontri e passare i concetti base in modo chiaro, sfruttando ogni mezzo a disposizione.
Seguite il ritmo dei vostri “bambini speciali” e gioite di ogni piccolo successo insieme a loro.

Anche questo studio “matto e disperatissimo” può essere un’opportunità di crescita per genitori e figli. Facciamone tesoro.
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