Il protagonista di questa estate astronomica 2015 è stato senza dubbio Plutone. Quando, nel gennaio 2006, la sonda New Horizons partì dalla Terra per raggiungerlo, Plutone era ancora considerato un pianeta. Al suo arrivo, nel luglio 2015, New Horizons ha trovato un corpo celeste declassato a pianeta nano, ma non per questo le immagini e le informazioni che ha inviato a terra sono meno interessanti e affascinanti.
Il lato oscuro di Plutone. La sua atmosfera appare come un alone
Nei nove anni tra la partenza e l’arrivo era successo che, nonostante Plutone fosse stato arruolato tra i pianeti nei libri di astronomia, nei poster, nella letteratura di fantascienza e da generazioni di appassionati, molti astronomi mettevano in risalto le sue anomalie, soprattutto relative all’orbita e alla dimensione, richiedendone la riclassificazione: il 24 agosto 2006, in una infuocata seduta dell’Unione Astronomica Internazionale tenutasi a Praga, Plutone venne espulso dal sistema planetario del nostro Sole e retrocesso a pianeta nano. La decisione spezzò i cuori di generazioni di astrofili, ma il Plutone pianeta era stato ucciso da inappuntabili ragioni scientifiche. Questa è, tuttavia, solo l’ultima bizzarria della storia di Plutone.
Il primo a ipotizzarne l’esistenza fu l’astronomo Percival Lowell che aveva dedicato i suoi ultimi 9 anni di vita alla ricerca di un corpo celeste ancora sconosciuto, ma in grado di perturbare le orbite di Urano e Nettuno, i pianeti più esterni del sistema solare che parevano attirati da qualche oggetto di grande massa nel loro incedere siderale.
Alla sua morte, avvenuta nel 1916, Lowell lasciò in eredita ai colleghi astronomi una serie di accuratissimi calcoli sulla presunta posizione del nono pianeta, la cui ricerca si tramutò presto, soprattutto negli Stati Uniti, in una febbre simile a quella dei cercatori d’oro. La corsa alla scoperta del nono pianeta fu vinta da uno oscuro ricercatore di appena 24 anni.

Si chiamava Clyde Tombaugh e riuscì nell’impresa grazie ad un dispositivo di sua invenzione chiamato comparatore a intermittenza. Il macchinario gli consentiva di confrontare simultaneamente singole fotografie della stessa porzione di cielo scattate in momenti differenti, per osservare se qualcosa si fosse mosse rispetto allo sfondo delle stelle fisse. Con questo metodo, il 18 febbraio del 1930, lì dove Lowell aveva previsto, si mostrò per la prima volta il tanto ricercato corpo celeste.
Ricevette il nome di Plutone, il dio dell’aldilà, a causa dell’ostilità delle condizioni che si presentano in quegli spazi lontanissimi, in cui il Sole è appena distinguibile dal resto delle stelle. Il nome, tuttavia, voleva anche omaggiare con le sue prime lettere le iniziali di Percival Lowell. Fu ben presto chiaro, tuttavia, che Plutone aveva una bassa luminosità e una massa molto piccola. Non poteva, quindi, essere il responsabile delle discrepanze sulle orbite di Urano e Nettuno. In altre parole, per un puro caso e mentre cercava tutt’altro, Tombaugh aveva scoperto un nuovo oggetto del sistema solare. Un esempio classico di quella che oggi si chiama serendipità e che gli astronomi dell’epoca preferirono classificare con il termine scientifico di “fortuna del principiante”.
Caso o non caso Tombaugh e Plutone vennero festeggiati come si deve: Tombaugh ricevette numerosi premi accademici mentre si racconta che anche il cane di Topolino sia stato battezzato Pluto in onore del nuovo pianeta. Tombaugh trascorse ancora diversi decenni alla ricerca del gigantesco decimo pianeta, almeno fino agli anni ’70, quando le sonde inviate verso Urano e Nettuno accordarono le misurazioni dei moti di questi pianeti con le loro masse, spegnendo una volta per tutte le ricerche su un pianeta gigantesco e sconosciuto. Romanticamente il Congresso dello stato dell’Illinois (patria di Clyde Tombaugh), nel 2007, ha decretato per legge che Plutone resta un pianeta. Il suo scopritore era già morto da dieci anni, senza avere avuto sentore del destino storto che attendeva la sua scoperta.
New Horizons, che porta a bordo una parte delle ceneri di Tombaugh, fornirà importanti informazioni sulla geologia di Plutone, sulla composizione della sua tenue atmosfera di azoto e metano che nei mesi invernali arriva a solidificarsi, sulla composizione chimica del suolo. Analoghe informazioni saranno rilevate sui satelliti di Plutone, tra cui Caronte. Questo satellite ha un’orbita sincronica a quella di Plutone e quindi apparirebbe – ad un ipotetico turista spaziale in visita a Plutone – sempre immobile nella stessa parte del cielo plutoniano, come un ritaglio nel velluto siderale.
In attesa dei dati scientifici, al momento sono sicuramente affascinanti le fotografie che ci sono giunte da quella regione remotissima che ci restituiscono l’immagine di un corpo celeste meno diabolico di quanto previsto, che esibisce rilievi alti diverse migliaia di metri, una probabile attività vulcanica e, curiosamente, una ampia area in cui sembra di intravedere un cuore!
Un modo, insomma, per dare torto all’attore Robin Williams e alla sua battuta: “Non andate su Plutone. E’ il pianeta di Topolino”.