(di Agnese Malatesta) – Un vero e proprio tam tam, nella comunità della città di Saronno, sta facendo arrivare, sulle scrivanie di studenti che vivono situazioni di disagio, personal computer per far seguire loro le lezioni a distanza.
Il motore di questo multiregalo è don Armando Cattaneo, settantenne parroco della cittadina in provincia di Varese, che qualche giorno fa ha ricevuto una telefonata da un amico: “‘Don, hai letto sull’Avvenire?
Al Villaggio Sos dei bambini non tutti hanno i pc, non possono collegarsi con gli insegnanti’. Allora mi sono detto io ho un pc che non utilizzo, glielo porto”. E così ha fatto. In poco meno di due ore, quel pc era già nelle mani del direttore del Villaggio Sos dei bambini di Saronno, Miro Fresc.
Quella di Saronno è una delle tante strutture dell’organizzazione che in tutto il mondo accoglie bambini e ragazzi soli o con famiglie in difficoltà.
La voce è girata, il regalo di don Armando ha preso il volo ed ora “altri parrocchiani – spiega lo stesso parroco a B-hop magazine – stanno facendo lo stesso, chi può regala spontaneamente il proprio pc che magari ha in cantina. Si è attivata anche un’agenzia di assicurazioni che ha piccoli pc inutilizzati. E’ stata una risposta corale. In questo modo i ragazzi del Villaggio possono continuare la didattica a distanza. Senza questo aiuto per loro non sarebbe stato possibile, perché ognuno deve avere un pc”.
“Il bello è che tutti si muovono come possono, la comunità si è mossa, come una piccola onda”.
“E’ stata una piccola cosa, niente di speciale” afferma il prete che si meraviglia dell’interesse sollevato da questo gesto.
“Nella nostra comunità, 40 mila persone, ci sono tante piccole cose belle – dice -. E anche in questo periodo, dove va rispettato il distanziamento, anche se non facciamo né battesimi né funerali, la messa si può ascoltare per mezzo della radio, Radiorizzonti”.
E poi – prosegue – “ci sono quelle che chiamo le ‘cattedrali della carità’. Uno è il Villaggio Sos, un’altra è una cooperativa che dà lavoro a 150 persone, il 70% diversamente abili. In città ci sono 250 associazioni, una realtà esplosiva”.
In una parte della sua casa, il prete ospita da un paio d’anni una decina di ragazzi stranieri giunti in Italia con i barconi: “parlano lingue diverse, per lo più sono di religione islamica, qualcuno lavora, qualcuno sta studiando. La Caritas mi aiuta a seguirli, soprattutto per le pratiche burocratiche. E’ complicata la vita di questi ragazzi. Sono bravi e mi aiutano in piccoli lavori, come in giardino”.
L’entusiasmo di don Armando è palpabile, contagioso. Spesso accadono “cose strane: qualche giorno fa ho dato un aiuto ad alcune famiglie, persone che non avevano niente da mangiare. In un pomeriggio ho dato 200 euro. La mattina dopo è arrivata una signora con una busta dicendomi che capiva il momento e voleva dare un contributo. Non ho aperto subito quella busta. Quando l’ho fatto, ho trovato 200 euro!”.
“Il mio sogno – conclude don Armando – è di far parte di una Chiesa bella. Non buona né brava. I buoni possono far paura e i bravi spesso se la tirano. Noi vogliamo essere belli”.
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