di Benedetta Bernardi* – Parla con me è è un gruppo di donne italiane e straniere (da Marocco, Pakistan, Iran), che da alcuni anni si ritrovano assieme, un pomeriggio a settimana, per fare conversazione, scambiarsi esperienze e racconti di vita.
Il progetto è nato grazie all’impegno del Comune di Casalecchio di Reno (Bologna), della biblioteca Casa della Conoscenza e del Centro Linfa, luogo per l’infanzia, la famiglia e l’adolescenza.
Alla fine di ogni incontro ciò che più conta è far sentire ognuna al centro. Al centro della relazione, dell’interesse, del gruppo. E sempre di più al centro di una comunità forte, che cura e coltiva legami.
Tra le donne di Parla con me c’è Ethy, una veterana del gruppo. Viene dall’Iran, si è trasferita in Italia diversi anni fa con il marito e non manca un incontro.
“È un gruppo di amiche bellissimo – dice – Tiene compagnia e imparo bene l’italiano”. Ethy è anche la signora del tè.
Ogni anno, prima delle feste natalizie e alla fine del corso, non dimentica mai di presentarsi con un vassoio e sopra un raffinato servizio da tè iraniano preparato e servito con gran cura.
Quest’anno sapeva che non sarebbe stato possibile festeggiare per via del Covid, ma non ha perso occasione per ricordare alle amiche, durante le riunioni online via meet, che prima o poi aprirà di nuovo le porte di casa ed offrirà il suo tè a tutte.
In effetti la pandemia ha introdotto anche per loro la pratica degli incontri virtuali. Prima che il Covid cambiasse gli stili di vita, Parla con me aveva luogo presso la sala riunioni della Biblioteca di Casalecchio. Un cerchio di sedie, alcuni cartelli colorati dove ogni partecipante era invitata a scrivere il proprio nome, voglia di conoscersi e stare insieme.
Poi le restrizioni hanno portato il gruppo a riorganizzarsi, a fare di tutto pur di non perdere i contatti e quel prezioso rito settimanale di scambio interculturale e conoscenza reciproca.
Google meet si è rivelata una risorsa importante: da fine ottobre 2020 il gruppo non ha mai smesso di ritrovarsi, trasformando la piattaforma di riunioni online nella sala della biblioteca frequentata un tempo. E aprendo le porte anche a chi, abitando lontano, non era più riuscita ad essere presente all’appuntamento settimanale.
“Come stai, come va con i bambini a casa? Cosa hai preparato di buono per pranzo?”: erano domande sufficienti per perdersi in una lunga chiacchierata, per sbirciare qualche angolo di casa e farsi due risate. Perché la figlia più piccola di Nayan non la smetteva di fare facce buffe o perché Patricia si presentava alla videochiamata più o meno ogni volta con lo stesso vestito, dato che aveva lasciato i ricambi nella sua casa di Valencia, in Spagna.
Tra una parola e l’altra, le videochiamate sono state anche un toccasana per alleviare la solitudine, per dare sfogo a piccoli malesseri di passaggio; per prendersi cura l’una dell’altra e dimenticare il grigiore di tante giornate chiuse tra le quattro mura.
Con l’arrivo dell’estate le cose sono andate meglio e Parla con me ne ha approfittato per ritrovarsi, con chi era rimasta in città, e fare rigeneranti passeggiate nel parco, o gustare una bibita fresca assieme a una fetta di torta che qualche donna del gruppo aveva preparato in vista della merenda da condividere con le amiche.
Parla con me, nel corso degli anni, ha visto l’avvicendarsi di due coordinatrici, entrambe bibliotecarie: Federica, ideatrice e responsabile del progetto dalla sua nascita, e Milli, che ha preso in mano le redini del gruppo quando Federica si è trasferita per lavoro in un comune limitrofo.
Nassira è una giovane donna marocchina, da sempre appassionata alle chiacchiere e interessata a migliorare la propria conoscenza della lingua italiana che però, un paio d’anni fa, ha dovuto a malincuore lasciare Bologna per Palermo e seguire il marito assegnato ad una nuova sede in ambito lavorativo. Quando ha saputo che era stata di nuovo invitata a partecipare agli incontri online, non stava più nella pelle. “Sì perché Palermo è diversa da Bologna, non conosco tanta gente. Tornare a Parla con me non mi fa sentire sola”. Tra tutti i visi che compongono il collage sul monitor del computer, chiunque la riconoscerebbe: la luce negli occhi, un sorriso che parla di felicità.
Poi ci sono Ben e Luisa, nuora e suocera, nell’ultimo incontro hanno fatto a gara per dare le giuste indicazioni a Martina che, volontaria del servizio civile, si è prestata al gioco del cercare una pallina-mappamondo nascosta da Milli in qualche angolo dell’ufficio. “Avanti, più avanti, no indietro! Destra, sì destra”. “Ma guarda un po’! E’ finita dentro il contenitore della carta!”. Il gioco ha permesso di ripassare le preposizioni e le espressioni usate per dare indicazioni e orientarsi nello spazio.
Un’occasione per imparare e svagarsi allo stesso tempo.
“Mi piace molto questo gioco!”, confermava Ben divertita. “Come vi sentite oggi, al centro o al bordo?”, Milli lancia una perla di riflessione.
“Al centro, io mi sento al centro!”, la risposta è corale.
L’Italia, il Marocco, il Pakistan, la Nigeria, l’Iran, la Turchia. I confini rigidi e la collocazione geografica di ogni paese riportati sul mappamondo di Milli sembrano sparire sul monitor del computer. Essere al centro, vicine contro ogni distanza. Alla faccia del Covid.
* L‘articolo è stato realizzato nell’ambito delle esercitazioni svolte dalle partecipanti alla edizione 2020 del corso “Dalle news tossiche al giornalismo costruttivo e di comunità” organizzato dall’associazione B-hop.
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