Vieni, c’è una strada nell’orto, il suo nome conosco, vuoi conoscerlo tu? D’accordo, Claudio Villa si potrebbe rigirare nella tomba vedendo modificata una parola della sua nota canzone ma, superata questa suggestione, rimane il concetto: che è il tema centrale de “Il libro della permacultura vegan”, edito da Edizioni Sonda (360 pagine, 18 euro) e scritto da Graham Burnett, leader a livello mondiale di questo approccio.
Mettere insieme termini come permacultura e vegan potrebbe sembrare troppo, per molti. Meglio procedere gradualmente. Sotto il cappello della “permacultura” si possono trovare diverse definizioni e orientamenti ma sostanzialmente si tratta di creare habitat umani sostenibili seguendo i modelli della natura, osservando i principi di cura della terra, cura delle persone ed equa distribuzione delle risorse. Quando si parla di “vegan” invece si fa riferimento ad una scelta di vita che (per ragioni etiche, spirituali, di salute, ecologiche o tutti gli aspetti insieme) esclude l’uso di prodotti di origine animale o derivati.
Che sia chiaro: questo testo non è solo per i vegani; anzi. E’ un buon punto di partenza per chi vuole conoscere, capire di più e poi muovere i propri passi verso relazioni sane ed empatiche con il mondo umano e non umano che ci circonda. E se – come avvisa il Libro del Tao – anche un viaggio di mille miglia inizia con un passo, queste pagine sono il primo step – quello teorico – ideale: pieno di informazioni, mappe, consigli, riferimenti, dettagli interessanti.

Dopo una chiara descrizione del modello culturale di riferimento (la scelta di lavorare con la natura e con gli animali ma senza sfruttarli), si entra subito nel merito: cosa fare per la salute e l’efficacia personale, come organizzare la vita in casa e, naturalmente, la progettazione dell’orto in permacultura, con tutte le indicazioni pratiche, coltura dopo coltura, anche per realizzare un orto biologico vegan.
Non mancano suggerimenti nell’ottica di un’agricoltura rigenerativa e per la spesa non solo etica ma anche senza costi (sì, cibo gratis: come imparare a riconoscerlo, le regole per la raccolta). Un intero capitolo è dedicato agli alberi, tra boschi comunitari, alimentari e frutteti (a proposito: chi lo sapeva che con le ghiande si possono fare dei buonissimi biscotti e che le foglie di molti alberi sono insospettabili fonti di proteine?); un’ultima piccola parte sottolinea il potere della comunità, tra condivisione e salute, con l’obiettivo di renderla più coesa e attiva. Il volume si conclude con un’intervista ad Anna Concetta Satta, realizzata da Annalisa Malerba, in cui viene approfondito il metodo dell’agricoltura sinergica per l’autoproduzione e un’interessante bibliografia e sitografia, per chi volesse approfondire i vari argomenti.
E poi, bisogna assolutamente sottolinearlo, le ricette. Per non farsi mancare niente sono ben 177, squisite e realizzate con ortaggi, legumi, cereali, frutta, semi, bacche, erbe autoprodotti nell’orto cruelty-free e a chilometro zero: tra pane e impasti, intingoli e condimenti, bocconcini e contorni, piatti principali, insalate, zuppe, snacks e dessert. Ci sono pure le indicazioni per produrre bevande e succhi: e si scopre com’è facile fare la birra con le ortiche (sìssì, proprio così: servono foglie fresche di ortica, limoni, zucchero integrale, cremor tartaro, lievito di birra e acqua: dopo 3-4 giorni di fermentazione sarà esuberante, prontissima da bere) o lo spumante di sambuco, che se correttamente imbottigliato si conserva – frizzante come uno champagne – anche a lungo nel tempo.

Le nostre scelte alimentari contribuiscono a determinare la nostra cultura, l’economia del nostro paese e il nostro livello di salute personale, emotiva e fisica. Conoscere e praticare la permacultura, anche nel piccolo, ci aiuta a capire come potrebbe diventare il mondo: equo, bello e felice. Già, la verità è che molto dipende da noi: il secondo step possibile, prima individuale e poi collettivo, dopo la lettura del libro.