di Anna Maria Cebrelli – La scuola può essere altro rispetto a quanto siamo abituati; può diventare un insegnamento vivo, vibrante perché passa attraverso l’esperienza e il rispetto: così è nata quest’anno, nel Cremonese, I Colibrì. Si tratta di una scuola di educazione parentale e biocentrica che accoglie bambini dai 3 ai 14 anni e basa la sua operatività sul metodo attivo e di compartecipazione, camminando mano nella mano con varie pedagogie (Metodo Asiri, Steiner, Toro, Lodi, Summerhill, pedagogia della lumaca, movimento biodanza).
Le prime settimane degli 11 bambini oggi iscritti sono trascorse in esperienze diverse: tra fiori australiani, pomodori, sagome, poiane e nuvole piumate, scoprendo il valore dell’andare oltre… giocando. Scoprendo che se è difficile stare insieme, in generale e tra le diverse età, è importante condividere prima di giudicare, collaborare prima di competere, comunicare prima di sentirci incompresi e ascoltare… ascoltare… ascoltarsi.
Quello che via via si svela sempre più chiaramente è un mondo davvero diverso: “il nostro intento, e tutto il progetto, è ridare profondità all’educazione nel suo significato profondo di valorizzazione dei talenti personali, in cui si impara non partendo dalle nozioni ma da un apprendimento di sé e del vivere. Ogni aspetto della vita pratica quotidiana contribuisce a creare uno spazio in cui sperimentare e imparare; dove l’empatia e la relazione giocano un ruolo primario nella formazione dell’identità e delle conseguenti scelte per la propria vita, dove l’ambiente e la natura sono parte integrante della formazione come individui”: spiega a b-hop Beatrice Udali, che ha creato e scritto il progetto dei Colibrì.
Laureata in Antropologia Culturale, diplomata in Arteterapia (con una formazione biennale) e insegnante della primaria per 10 anni, facilitatrice di biodanza, Beatrice è un vulcano di energia e passione. Racconta: “Al centro di ogni esperienza fatta ai Colibrì c’è la vita: non solo quella dell’uomo ma di ogni forma vivente, di tutta la Natura“.
L’apprendimento primario passa da qui, nel rispetto e nell’etica. Concretamente è la scoperta, inaspettata di un bruco; è il gioco all’aperto; il ragno che cade sulla tovaglia e si aiuta a ritornare nel prato; l’incontro con i cavalli e le passeggiate nei boschi; sono i conti che verranno fatti ogni fine mese – tutti insieme – sommando le rette incassate (che rappresentano le entrate) e sottraendo le spese sostenute (“perché la matematica la capisci meglio, e anche la concretezza della vita, il valore e il rispetto dei contributi di tutti, il denaro come energia di scambio”).
Ecco le linee guida: aderenza alla realtà, creatività, libertà costruttiva. Ovviamente ci sarà anche lo studio ma “i ragazzi saranno liberi di avvicinarsi con i loro tempi, rispettando i loro interessi“.
Insieme a Beatrice, a scuola con i ragazzi si alternano un’insegnante steineriana, una naturopata, un’arteterapeuta (che farà anche la parte delle scienze) e un’educatrice professionale: un team composito, in grado di assicurare una varietà e ricchezza di stimoli per i ragazzi. E di apprendimenti diversificati, esperienziali, co-costruiti nelle diverse materie: arte, italiano, matematica, musica, geografia, storia, autoproduzione, yoga, cucina (2 volte a settimana il pasto – equilibrato e vegano – è cucinato insieme), naturopatia, inglese e biodanza.
Non mancano neppure, ovviamente, i genitori: molti di loro parteciperanno a qualche attività scolastica (chi spesso e chi una volta al mese; qualcuno è invece impegnato in lavoretti utili per la scuola: “ad esempio un papà sta realizzando un piano angolare su cui troveranno posto i nostri due computer”).
Si studia? “I nostri ragazzi potranno sperimentare in modo libero l’apprendimento: libero in modo sano, non anarchico. Il nostro obiettivo è via via dare gli stimoli giusti, che è poi il cuore del processo educativo, per arrivare ad apprendere quello che serve anche per superare l’esame di terza media ed essere pronti per affrontare il ciclo di scuola secondaria”: spiega Beatrice Udali.
Se qualcuno cominciasse a storcere il naso pensando che così sia impossibile acquisire tutte le nozioni e competenze previste dai programmi ministeriali della scuola primaria, può tranquillizzarsi e riportare il suo naso in posizione naturale.
L’evidenza dimostra infatti il contrario: i ragazzi che arrivano da percorsi di scuole parentali, libertarie, home schooling (che oramai sono numerose in Italia) dimostrano maggiore capacità espressiva e sicurezza individuale, un più alto livello di autostima. “In genere un punto debole c’è ed è la matematica – ammette Beatrice – ma noi abbiamo tutta l’intenzione di lavorare bene anche su questo”.
“Lasciate tranquilli quelli che nascono. Lasciate spazio perché possano vivere. Non preparate tutto già pensato. Non leggete a tutti gli stessi libri. Lasciate che siano loro a scoprire l’alba, a dare un nome ai loro baci”, scrisse Pablo Neruda.
Dalle 9 alle 16, dal lunedì al venerdì, ai Colibrì si va a scuola così. Costruendo piccoli giovani uomini e donne nuovi, integrati ma al tempo stesso capaci di uscire dagli schemi ordinari, ricchi di libertà e spazi creativi, abituati al rispetto e alla co-costruzione. Scusate se è poco.