I Mondiali Antirazzisti sono un forum sociale per lottare contro le discriminazioni attraverso, soprattutto, lo sport, ma nel quale trovano spazio anche musica, dibattiti, cibo e passeggiate nei luoghi della Resistenza. Quest’anno avranno luogo dal 5 al 9 luglio a Bosco Albergati, nel comune di Castelfranco Emilia in provincia di Modena.
Si tratta di una delle maggiori iniziative europee sul tema dello sport e dell’integrazione, in termini di partecipazione e visibilità. Sono infatti migliaia le persone che accorrono annualmente a Bosco Albergati.
Alla base dei Mondiali, organizzati dalla Uisp (Unione italiana sport per tutti) da ben 21 anni, c’è la volontà di promuovere il confronto umano e sportivo secondo una logica di mutualità dello scambio e condivisione di esperienze.
Nel 1997, grazie a Progetto Ultrà, prende il via la prima edizione dei Mondiali Antirazzisti a Montefiorino, comune nel quale si costituì l’omonima Repubblica partigiana. La volontà degli organizzatori di schierarsi apertamente contro qualsiasi forma di discriminazione e di fascismo, si ritrova pertanto anche nella scelta della sede.
Carlo Balestri, uno dei fondatori, spiega a b-hop il senso dell’iniziativa: “Abbiamo tentato di mettere insieme, per giocare a calcio, due gruppi di persone costantemente discriminate e stigmatizzate, gli ultras e i migranti, in un contesto un po’ particolare in cui ci fosse anche musica e convivialità. Insistere sulla necessaria auto responsabilità dei partecipanti sulla base dei valori di fondo del progetto ha portato buoni risultati”.
Non c’è solo il calcio, ma anche rugby, pallavolo, basket e tchoukball. Così come la presentazione di libri, dibattiti, momenti di svago offerti dalla ricca programmazione dei concerti e “passeggiate partigiane” nei luoghi della Resistenza. Tutto questo sono i Mondiali Antirazzisti.
È evidente il clima multiculturale e festoso che si respira già dall’arrivo. L’ampio parco che ospita il festival, è il luogo ideale per le migliaia di campeggiatori che trovano posto per tende e camper.
La composizione dei partecipanti è il dato veramente interessante: oltre ad alcuni gruppi di tifosi di varie realtà sportive sia italiane che europee, si possono infatti riconoscere tratti somatici provenienti dagli angoli più disparati del globo. È ampissima anche la presenza di rifugiati e migranti con le rispettive squadre di calcio, con le associazioni di riferimento, le Onlus, etc.
Il calcio resta comunque il fulcro dell’iniziativa con 174 squadre iscritte ed oltre 2 mila tra giocatori e giocatrici. La vera rivoluzione dei Mondiali sta, però, nell’aver dato vita ad un inedito modello di gestione del momento sportivo.
Infatti, non solo alle squadre partecipanti non viene richiesta alcuna documentazione di riconoscimento riguardante i propri componenti, ma possono anche essere miste, composte pertanto da maschi e femmine quanto da adulti e bambini.
A riprova del fatto che si tenta di abbattere qualsivoglia barriera, anche quella di genere, i Mondiali hanno dato vita a GoAll: “ovvero un unico torneo misto in grado di accogliere giocatrici e giocatori trans e le persone intersessuali, eliminando radicalmente la tradizionale divisione maschile/femminile delle competizioni. Questo non significa disconoscere le differenze tra i sessi ma creare un unico terreno di gioco, senza alcuna barriera all’entrata”, spiegano i promotori.
Fondamentale sottolineare che le partite sono non competitive, sono autogestite e vengono auto arbitrate dagli stessi giocatori.
Carlo ci racconta come nella scorsa edizione una squadra francese si sia fatta promotrice di un ulteriore stravolgimento delle regole di gioco: “Utilizzando dei dadi ed una tabella con dieci nuove regole, invitavano la squadra avversaria a giocare con le mani alzate per un minuto, oppure a mischiarsi in corso d’opera, o ancora a far giocare anche i tifosi per un po’, e così via”.
Questo non limita la voglia di vincere e una certa dose di agonismo messa in campo da buona parte dei partecipanti, ma sempre in un’ottica di sportività e condivisione del momento.
Sebbene lo sport e l’interazione sociale positiva non possano essere considerati una risposta a bisogni primari, quello che avviene all’interno dei Mondiali è uno scambio arricchente continuo su base paritaria fra persone con background diversi. Confronto che costringe a fare i conti con i propri pregiudizi di fondo e che può contribuire ad alimentare reti di solidarietà attive nei territori di appartenenza.
I Mondiali Antirazzisti sono, di fatto, una palestra di vita e riescono a mandare importanti messaggi grazie al linguaggio universale dello sport.
Per quel che riguarda la programmazione di quest’anno si susseguiranno interessanti dibattiti, tra i quali: “Prevenzione, emersione e mediazione per combattere le discriminazioni”; “Mediterraneo: Da Mare nostrum a Mare chiuso. Spazio alla voce delle Ongche a testa alta rispondono agli attacchi nei loro confronti”; “I Mondiali incontrano il popolo Saharawi”; “Liberi di giocare – Europa e rifugiati, iniziative, regole e esperienze di inclusione sociale a confronto”.
Per quel che riguarda la programmazione artistica interverranno: Skassapunka, Los Fastidios, Dj Passerotto, Nuju, Folkabbestia, Radio Città Fujiko, Emily Collettivo Musicale, La BaLotta Continua, Gli Avvoltoi, Shandon, ITR- Internazionale Trash Ribelle.