Il 4 luglio 2000 un terribile incendio distrusse oltre 300 ettari della pineta di Castel Fusano. Lo stesso mese, 17 anni dopo, luglio 2017 l’ennesimo e devastante incendio ha interessato l’area verde che costeggia il litorale romano.
L’Italia brucia.
Ostia e la sua pineta stanno bruciando. L’aria densa e pesante pervade le narici. Una coltre di fumo oscura la visuale verso il mare.
Vedere la tua terra devastata da mani assassine fa male al cuore.
Essere coscienti che la rigogliosa bellezza che sprigionava la pineta rimarrà solo un ricordo nel cuore di chi l’aveva vista e vissuta prima del grande incendio del 2000, comporta una profonda amarezza. Nel mese di luglio di quell’anno, andarono distrutti oltre 300 ettari di pineta.
Chi verrà dopo di noi, non avrà coscienza di ciò che ha significato attraversare i suoi viali. Cercare riparo sotto le maestose fronde dei pini per proteggersi dal cocente sole estivo. Le lunghe e rilassanti passeggiate in bicicletta, a piedi, da soli o in compagnia di amici ed animali domestici. Fino a quando, tra aghi di pino e cespugli, il paesaggio si apriva lasciando intravedere, finalmente, il mare. Anch’esso mortificato in quanto oggetto del desiderio di speculatori e profittatori vari. Ma questa è un’altra storia.
Spulciando tra i ricordi, ho trovato il tema di un bambino della “V A” che passeggia con la propria nonna fra i resti della pineta dopo l’incendio di 17 anni fa.
“Ti guardo passando, carissima pineta, e una profonda tristezza mi prende il cuore. Ora sei morta. Vedo distesi sulla nuda e bruciata terra i tuoi numerosi tronchi anneriti da mani assassine. Perché, perché è successo tutto questo?
Voglio ricordarti quando eri viva e le tue fronde danzavano al soffio del vento che giungeva dal vicino mare. Sopra e sotto le chiome dei tuoi alberi hanno trovato riparo e ristoro tanti animali che ora sono rimasti senza una casa.
Quante volte ho giocato all’ombra dei tuoi pini. Mille volte ho sognato di salire sui tuoi rami, lassù, fino in cima per guardare il mondo dall’alto e da lontano. Grazie per la gioia che hai dato ai passanti, agli innamorati e a chi veniva a passeggiare o a giocare.
I tuoi alberi donavano calore e sostegno a chi cercava solitudine e meditazione.
Ora tutto questo non c’è più.
Però sono sicuro che un giorno la linfa riprenderà a scorrere abbondante. Nuove pianticelle ricresceranno sulla cenere dei secolari alberi abbattuti dall’incendio. Altre storie e altri animali riempiranno i viali di una pineta nuova e giovane, segno di una speranza che non muore mai.
Nemmeno col fuoco!”
Quel bambino ero io e la speranza di allora lascia il posto ad una nuova consapevolezza: non possiamo permettere a nessuno di devastare e saccheggiare i nostri territori.
Per nessuna ragione!