(di Rinaldo Felli) – La notizia di oggi è che le fake news sono sempre esistite e hanno costantemente contribuito a trasformare la realtà in una percezione fantastica ed immaginifica della stessa. Proprio l’uso indiscriminato e cinico di fake ha causato ciò che vi stiamo per narrare, una tragica storia accaduta nel 1700 ma che sciaguratamente potrebbe nuovamente ripetersi. E’ il racconto della creazione di una delle più clamorose bolle finanziarie di sempre: è la storia di John Law, economista, finanziere, banchiere, Controllore generale delle Finanze, giocatore d’azzardo, assassino. E di un popolo intero che credette alle sue fake news.

Giovane, bello, affascinante, carismatico. Approdato a 21 anni a Londra, proveniente da Edimburgo, sua città nativa, John Law non ebbe nessuna difficoltà ad introdursi nei salotti più importanti e a farsi autorevoli amicizie.
Ma John amava la vita dissoluta, il gioco, le belle donne. E fu proprio a causa di una donna che uccise in duello il ricco rampollo di una potente famiglia.
Dopo essere stato processato venne condannato a morte ma grazie alle sue influenti amicizie riuscì ad evadere dal carcere e fuggire dall’Inghilterra.
In fuga, esule per sempre, iniziò un lungo vagabondare per l’Europa durante il quale si dedicò a studiare la teoria delle probabilità.
Stabilitosi a Parigi riprese l’abituale frequentazione di bische e bordelli. Ma stavolta, mettendo al servizio del gioco d’azzardo i suoi recenti studi sul calcolo delle probabilità, riuscì ad accumulare in poco tempo una rilevante ricchezza.
Parigi, lo sappiamo, è dalla notte dei tempi città ruffiana, città degli innamoramenti ed anche il libertino John Law venne colpito dalla freccia scoccata da Cupido.
Si sposò con Katherine. Viaggiarono felici tra Amsterdam e Venezia e proprio nella laguna iniziò a studiare il sistema bancario italiano ed a sviluppare la sua teoria monetaria.
Si era infatti convinto che la scarsità di monete d’oro ed argento, nonché la volatilità del loro valore, fosse un freno per la crescita dell’economia.
Pubblicò un trattato: “Saggio su una Banca della terra” nel quale postulava la fondazione di una banca disposta ad acquistare proprietà terriere ed a emettere moneta cartacea garantita dai terreni stessi.
Law stava preconizzando l’avvento delle banconote ma in cambio ottenne solo lo scherno e l’ilarità delle corti europee, destino frequente per gli innovatori ma non per John. Il suo tempo, il suo momento stava per arrivare e arrivò grazie alla frequentazione di sordidi bordelli.
Il 1° settembre 1715 muore Luigi XIV, il Re Sole, e la reggenza venne affidata a Filippo d’Orleans, giovane dissoluto che, in una bisca-bordello da lui spesso frequentata, era diventato amico intimo del nostro protagonista.
Nel breve volgere di 3 anni John ottenne di fondare una banca privata, la Banque Générale (successivamente denominata Banque Royale), autorizzata a stampare moneta cartacea a fronte dell’impegno di rimborsare il controvalore in oro.
Gli venne anche concesso di istituire una società per azioni: la Compagnia delle Indie Occidentali e, grazie all’amicizia con Filippo D’Orleans ed ad un colpo di fortuna, ottenne la concessione per lo sfruttamento della Louisiana.
All’epoca la Louisiana era una terra incolta ed abitata da nativi, ostili alla presenza di conquistatori e alligatori (ostili a chiunque).
Ma la Compagnia delle Indie Occidentali, per realizzare i suoi progetti di conquista, aveva assoluto bisogno di vendere le proprie azioni che nel frattempo erano state quotate alla borsa di Parigi (Wall Street all’epoca non esisteva, ospitava un muro per difendere i colonialisti olandesi dagli assalti dei nativi americani e degli inglesi).
Fu per questo motivo che John Law, il quale nel frattempo era diventato anche Governatore della Banca Centrale e Controllore Generale delle Finanze (sostanzialmente il ministro delle Finanze), decise di tornare al suo antico vizietto: giocare d’azzardo propinando fake news.
La falsa notizia divulgata fu che la Louisania era una terra ospitale, ricca di tabacco, legni pregiati, oro e diamanti, insomma un Eldorado.
Tramite la Banque Royale permise di erogare prestiti con grande facilità a chiunque volesse acquistare azioni per condividere l’immensa ricchezza della Louisiana ed il sogno di diventare tutti più ricchi (un tentativo prodromico di abolire la povertà?).
La prima emissione di azioni non ebbe grande successo, la favola non aveva ancora attecchito nell’immaginario collettivo.
In qualità di governatore della Banca Centrale autorizzò l’acquisto di azioni un quarto in moneta e tre quarti in titoli di Stato (parente molto lontano del quantitative easing contemporaneo) e si aggiudicò anche l’esclusiva per il commercio del tabacco e degli schiavi.
Le azioni finalmente iniziarono a salire di prezzo e la scintilla incendiò l’utopia. Le azioni, emesse inizialmente a 500 livres, il primo agosto 1719 quotavano 2750 livres, a fine mese, il 30 agosto, il valore era pari a 4.500.
Una folla inarrestabile di nobili, magistrati, medici, bottegai, calzolai, prostitute faceva a gara per accaparrarsi le azioni della Compagnia del Mississipi, tutti volevano fregiarsi di un neologismo coniato per l’occasione: “millionaire“.
Il 4 settembre le azioni quotavano 5.000 livres ed il 2 dicembre 10.000 (venti volte il valore iniziale). Iniziarono però a girare voci contrastanti sull’effettiva ricchezza presente in Louisiana.
Erano rumors che arrivavano da chi, dopo essere sopravvissuto ad una difficilissima traversata dell’oceano, era finalmente giunto nel presunto Eldorado.
A gennaio del 1720 la fiducia iniziò a vacillare ed alcuni grandi speculatori decisero di realizzare il bottino. Il titolo cominciò inevitabilmente a scendere.
Law, per sostenerlo, fece comprare le azioni direttamente dalla Banca Centrale e quando le casse di quest’ultima si esaurirono dette persino l’ordine di emettere nuove banconote.
Ma ormai la paura aveva bruciato qualsiasi utopia ed il titolo continuò la sua folle corsa: nel giro di poche settimane tornò a 1000 livres per poi azzerarsi completamente.
Per le vie di Parigi i cittadini disperati bruciarono le banconote della Banque Royale e reclamarono a gran voce i propri depositi d’oro. Ma nelle casse della Banca erano rimaste solo le cialtronerie del Governatore.
Le conseguenze furono devastanti: molti piccoli investitori si suicidarono, rilevanti strati della popolazione videro i propri risparmi ridursi in cenere e John Law, economista innovatore ma anche giocatore d’azzardo, fu costretto a scappare per il timore che i “millionaire”, dopo averlo adulato, ammirato ed incensato, potessero linciarlo.
La morte rimase molto delusa quando lo trovò, pochi anni dopo, in quel di Venezia. Dell’uomo di successo non era rimasto nulla, c’era solo un vecchio ridotto alla solitudine ed alla povertà.
Ma le conseguenze peggiori furono tutte ad appannaggio del Regno di Francia, il quale, a causa della gravissima situazione economica creatasi, perse l’impero d’oltremare a favore degli inglesi e successivamente, nel 1789, venne travolto dalla Rivoluzione. E tutto ciò accadde per causa di una fake news.
Attenzione: se avete trovato delle analogie con l’attuale situazione italiana (spensierato utilizzo del deficit, manovre finanziarie prossime al gioco d’azzardo, abolizione della povertà) vi suggeriamo di non arrivare a facili conclusioni in quanto la Storia non si ripete mai eguale a se stessa.
Semmai limitatevi ad un’unica urgente domanda: questa volta l’epilogo sarà migliore o peggiore?