Come si vive in Grecia senza la possibilità di ritirare contanti dalle banche? Ma – soprattutto – come faranno i più poveri, che vivono già di assistenza delle organizzazioni umanitarie, senza la possibilità di aiuti per l’acquisto di cibo, medicine, per pagare tasse, bollette, l’affitto, la rata del mutuo? Con la chiusura delle banche in vigore fino a lunedì, la situazione di povertà rischia di aggravarsi ancora di più. Sono già 6,3 milioni, il 58% della popolazione, i greci a rischio povertà.
Sono giorni decisivi, questi, per il destino della Grecia e dell’eurozona. Il governo greco, dopo la vittoria dei no al referendum, ha preparato un pacchetto di riforme del valore di 12 miliardi di euro in due anni, nel tentativo di evitare una ricaduta nella recessione, dopo mesi di trattative con i creditori. Secondo il giornale “Naftemporiki” sono stati proposti aumenti delle tasse in vari settori per trovare i soldi. La nuova proposta sarà valutata sabato e domenica dal Consiglio europeo dei 28 Paesi dell’Unione europea. Intanto gli effetti della chiusura delle banche stanno già colpendo direttamente organizzazioni come la Caritas, che vive come tutti una situazione di grave stallo e incertezza perché non può ritirare soldi per aiutare i poveri, come conferma padre Antonio Voutsinos, presidente di Caritas Grecia:
Senza contanti per comprare cibo, medicine o pagare le bollette per i poveri si rischia l’emergenza umanitaria?
“La situazione che già esiste si aggraverà per i più poveri: non possiamo prelevare nemmeno i nostri contanti dalle banche per aiutarli né possiamo farci inviare denaro dall’estero. Se continuerà questa situazione a luglio non potremo dare aiuti alle famiglie che sosteniamo ogni mese. Io vivo in una diocesi alle Cicladi: ogni mese aiutiamo centinaia di famiglie, questo mese non si sa se potremo farlo”.
Potete farvi aiutare dalle Caritas di altri Paesi?
“Riceviamo continue telefonate dall’Italia, dalla Germania, da Caritas Europa che ci chiedono cosa succede e cosa possiamo fare. Ma in questo momento diciamo che non si può fare niente. Non possiamo ricevere offerte in nessun modo. Se non si aprono le banche non c’è nessuna soluzione. Sono stato in qualche banca per provare a ritirare qualche somma come Caritas, non è stato possibile”.
Come ci si organizza nella vita di tutti i giorni senza contanti?
“I pensionati possono ritirare ogni giorno 50 euro ma non più di 120 euro a settimana. Finora non sono così visibili i problemi. La gente è ancora tranquilla ma non si sa cosa ci aspetta. Se i salariati o i pensionati non ricevono i soldi come si fa? Con la chiusura delle banche aumentano i disoccupati perché i negozi e gli uffici non possono pagare i loro impiegati”.
C’è chi ammira il governo greco per il coraggio e chi lo critica. Lei cosa pensa?
“Non riesco a capire cosa stia succedendo, non si sa chi dice la verità e chi invece mente, chi blocchi questa situazione a livello europeo. Non solo la Germania, anche altre nazioni parlano male del governo greco. Altre ne parlano bene. Io non so dire di chi è la responsabilità: penso di tutti”.
Se la gente ha fame si rischiano tensioni e scontri sociali. Siete preoccupati?
“E certo! Senza il denaro non si possono acquistare le medicine, è una catena piena di problemi. Abbiamo una farmacia sociale, distribuiamo medicine ma non bastano. Nelle isole è ancora più difficile che arrivi cibo e medicine. E se un’automobile si guasta non si può riparare”.
Avete scorte di cibo sufficienti?
“In questo momento sì. Non sappiamo quando finirà e cosa succederà. Aspettiamo fino a domenica o lunedì prossimo, sperando si trovi un accordo con l’Unione europea e si sblocchi tutto, altrimenti siamo in una brutta situazione”.
E’ prematuro chiedere di inviarvi aiuti in viveri e medicine?
“In questo momento sì perché non sappiamo quale sarà l’immediato futuro. Avremo maggiori problemi nell’aiutare le persone che non hanno cibo e medicine, né i soldi per pagare le bollette. Ma non mandateci ancora denaro perché non sappiamo se sarà svalutato”.