Impazza in Italia – ed è arrivato anche a Roma – il fenomeno delle “Social Street”, che utilizzano come canale di condivisione i gruppi di Facebook, ed hanno alla base il concetto di “prossimità”.
Prossimità intesa come senso geografico, la strada o la piazza del proprio quartiere, o come “prossimo”, inteso come la persona della porta accanto, quella che incrociamo tutti i giorni sul portone di casa, al bar, alla fermata del bus. Un prossimo totalmente laico, che non ha riferimenti religiosi, politici o di interessi, ma unicamente umani e di vicinato.
L’intento è di condividere bisogni, tra chi ha un’esigenza e chi ha tempo e modo di venire incontro a questi e magari è sul nostro pianerottolo e non lo sappiamo. Sfrutta lo strumento “media” ma si fa davvero “social”, perché lo schermo è solo il tramite, la piazza non è virtuale ma reale, recuperando la dimensione sociale.
“L’idea di aprire un gruppo e fondare una Social street è nata confrontandomi con il mio amico Federico Bastiani, il precursore con l’esperienza di Via Fondazza a Bologna, sorta nell’autunno del 2013”, dice a b-hop Barbara Perversi, prima iscritta, amministratrice ed animatrice del Gruppo RESIDENTI VIA PAVIA e vie adiacenti-Roma-Socialstreet ( Roma-socialstreet).
“Oltre all’esigenza personale di costruire una socialità in una zona che avevo frequentato da bambina venendo a trovare i nonni nella casa dove ora vivo – spiega Barbara –, sentivo come negli anni questa zona avesse mutato pelle, passando da zona residenziale prevalentemente di anziani ad una zona molto più attiva, dove tutte le realtà, da anziani a studenti universitari, sono presenti, ma che non ha trovato una dimensione sociale. Social street sta cercando di dare una forma a questo tessuto e proporre soluzioni alle varie esigenze”
Barbara ne parla con un’amica, che ne parla con un suo amico che scopre abitare nel palazzo di fronte, possono salutarsi dalla finestra. Così con il passaparola e le qualità di Barbara, che ha basato la sua vita professionale sulla comunicazione, durante le festività dello scorso anno apre il gruppo su Facebook.
Come scrive nel suo blog Federico Bastiani, il precursore con la Social Street bolognese, “l’esperienza ha dimostrato che il motore che pulsa e manda avanti le Social street è il dono. La totale gratuità con cui la maggioranza si pone nei confronti degli altri. Si può dare e ricevere, certo, ma c’è “il superamento del do ut des”, presente in varie forme di social sharing, pensiamo al baratto, alle banche del tempo.
Ad oggi ne esistono centinaia sparse in tutta Italia ed il fenomeno si è propagato anche all’estero, dal Brasile al Portogallo alla Nuova Zelanda, dalla Croazia al Cile. “Abbiamo superato i 300 iscritti a via Pavia – prosegue Barbara -. Le esigenze maggiori, emerse parlando, sono di creare aggregazione per attività culturali condivise, ed il riappropriarsi delle zone comuni riportandole al loro decoro. Per questo abbiamo organizzato il nostro primo evento, uno scambio di libri in piazza e poi un evento chiamato (S)Barattiamo, scambio di libri, giocattoli ed accessori per l’infanzia, dove le persone hanno cominciato a conoscersi, presentarsi, scambiarsi idee e proposte.”
“Stiamo crescendo piano – sottolinea – cercando di adeguare i passi alle nostre gambe. C’è chi, melomane, propone di parlare di Opera, chi vuole mettere in comune i propri attrezzi da bricolage. Le iniziative che hanno cominciato a dare maggiori soddisfazioni sono quelle di pulizia condivisa: una porzione di strada, un piccolo parco, dove gli stessi proprietari di cani che lo frequentano, una volta sentito parlare di noi, si sono presentati e si sono rimboccati le maniche per pulire.”
“Per la nostra iniziativa di (S)barattiamo abbiamo ottenuto il patrocinio del Municipio, ma su questo abbiamo le idee chiare: Via Pavia non è un’associazione, non ha struttura o statuto e deve essere ‘altro’ rispetto alle istituzioni e alle attività istituzionali. Vogliamo mettere al centro le esigenze del singolo che diventano esigenze comuni, ma senza essere inglobati o ‘usati’ per fini diversi dallo stare insieme” conclude.
L’esempio delle Social street ci insegna come sia sentita l’esigenza di conoscere, confrontarsi, condividere e divertirsi con gli altri. “Uscire” dalla gabbia digitale che sempre più ci separa fisicamente non solo dalle persone che ci sono attorno e che non conosciamo, ma anche dai nostri amici. In fondo basterebbe ricordarsi che il termine civiltà deriva dal latino Civitas, inteso come insieme sociale di cittadini e non come città urbana.
Tornare al passato per costruirci un futuro.