di Patrizia Caiffa – I giovani di Settevoci definiscono il loro progetto come “un sogno fatto in Sicilia: ridare vita ad un palazzo dell’Ottocento con gli amici“. E in effetti così è. Un sogno iniziato da un anno, davanti alle Gole dell’Alcantara con vista sull’Etna, al confine tra i Comuni di Francavilla di Sicilia e Castiglion di Sicilia e le province di Messina e Catania.
Si arriva al palazzo dell’antica famiglia siciliana degli Sgroi, in contrada Settevoci, da una sterrata laterale che nessuno noterebbe. Un cartello con la scritta “Settevoci” attrae solo i più curiosi.

Mentre gli anziani del posto muoiono e i figli non vogliono più saperne del duro lavoro nelle campagne, pochi si accorgono di questo nuovo fermento positivo che sta riportando invece tanti giovani, anche di altre regioni, alla terra, alla vita semplice e rispettosa dell’ambiente, all’arte di strada, alla cultura e bellezza.
Tutto nasce da una eredità inaspettata. Un palazzo enorme, diroccato, che una volta aveva tante stanze affrescate, saloni, perfino una cappella per la messa. Venne fatto costruire nel 1800 da Pietro Sgroi per la moglie Elena Baratta, nonché baronessa. Per gli eredi ristrutturarlo e gestirlo in proprio sarebbe una spesa enorme.

Allora un gruppo di amici si riunisce, ne parla con i proprietari Paolo Chicco e Elena Sgroi. I ragazzi decidono di lanciarsi nell’avventura.
Si candida un giovane 28enne, Giovanni Simon, bolognese. Professione: musicista. E’ stato uno dei fondatori della band Rumba de bodas.
Giovanni lascia la città dei portici e la fisarmonica e decide di trasferirsi a Settevoci. Diventa contadino pioniere ed apripista.

Lo incontriamo la prima volta mentre lavora la campagna. Porge il braccio anziché le mani sporche di terra, alla maniera dei contadini di queste parti.
“Ho fatto la scelta di vivere in campagna perché ce n’è bisogno – spiega Giovanni a B-hop – . Perché è da qui che i giovani e la società devono ripartire. Per avere una alternativa al mondo di cui tanto ci si lamenta – brutto, sporco, puzzolente, inquinato – dobbiamo
tornare a produrre il proprio cibo, a fare una vita più sobria, a contatto con la natura”.
E’ subito gentile ed accogliente, risponde alle domande con misurata calma, mai una parola fuori posto. Racconta del suo amico, proprietario del palazzo, che gli ha proposto di lavorare qui come custode e ideare un progetto.
Dei consigli dei contadini e dei personaggi più stravaganti del posto, dei semi e degli alberi piantati, delle conserve e confetture che hanno intenzione di produrre.
E poi delle stanze che vorrebbero ristrutturare per l’accoglienza. Per ora solo una piccola parte del palazzo è abitabile. Giovanni trascorre lunghi periodi da solo, tra albe e tramonti spettacolari sull’Etna e intere giornate dedicate ai campi.
“Quando si torna ad una vita primordiale – prosegue – ci si allontana da tante inutilità moderne”. E si scopre che
la socialità si può vivere anche “in paese, davanti ad un caminetto, in mezzo ad un campo a raccogliere pomodori, cercando di uscire dalla mentalità dei social”.
Giovanni dice di aver fatto una scelta così radicale “per stare meglio con me stesso e con il mondo“: “Sta funzionando molto bene perché
mi sento molto più libero, in simbiosi con il giorno che nasce e la notte che arriva.
Inoltre l’approccio alla permacultura è stato utile per per capire “che ci sono metodi moderni di vivere la campagna, seguendo alcuni consigli dei nonni ma senza spaccarsi la schiena come hanno fatto i contadini negli ultimi 50 anni, facendo passare la voglia ai giovani di avvicinarsi alla campagna”.
Nel tempo – soprattutto in estate e durante le feste – a contrada Settevoci sono arrivati tantissimi amici e conoscenti:
in un anno almeno 120 giovani sono passati di qui, lavorando e condividendo, in cambio di vitto e alloggio.
Si sono svolte anche classi di yoga e di tecniche di volo nel circo. I buskers, gli artisti di strada, la musica, i creativi, da queste parti sono di casa.
In pochi mesi Settevoci si è trasformata: ora c’è un bellissimo orto in permacultura a forma di labirinto; c’è un pollaio con le ruote spostato all’occorrenza per concimare il terreno in maniera biologica; sono state raccolte le olive, l’uva, le arance, gli ortaggi. Nel frattempo Giovanni sta imparando l’arte dell’apicoltura e spera in futuro di riuscire a produrre anche il miele.
Grazie ad una collaborazione con una realtà locale sono state realizzate originale conserve che possono acquistare i soci: datterini gialli o rossi in acqua di mare, passate, composta di arance o arance sciroppate, dado naturale.
Si diventa soci versando una quota di 10 euro. In cambio i ragazzi di Settevoci regalano una bottiglia di vin cotto autoprodotta.
Giovanni, Silvia, italo-americana che vive a Roma, e Mary – piemontese di passaggio dall’Inghilterra – ci mostrano la casa, la campagna e i prodotti trasformati, raccontano i progressi fatti in questi mesi. L’entusiasmo del sogno è percepibile nella voce e nei gesti, nelle piccole cose.
“Ancora non sappiamo come evolverà in futuro il progetto – precisa Giovanni -. Per ora andiamo avanti a piccoli passi. Abbiamo ospitato tante persone, vissuto bellissime esperienze. Ed io sono stato molto bene. Anche in inverno, quando ero completamente solo”
Nella vecchia cucina con camino arredata con materiali di riciclo, scaffali ripieni di frutta e verdura, Mary prepara una profumata zuppa di lenticchie. Indossa un cappello di lana in testa ed ha molti strati di maglioni. Per riscaldarsi d’inverno c’è solo una antica stufa a legna nel soggiorno, il calore non raggiunge bene tutti gli ambienti.
Basta aprire un buon vino rosso dell’Etna che rende allegri e brindare insieme, con stuzzichini di formaggi e salumi.
C’è un’atmosfera d’altri tempi, semplice e familiare. C’è aria di vita e buonumore, di gioventù sana, creativa e sognante.
Palazzo Sgroi è enorme e affascinante e per ora le stanze sono occupate da materiali di tutti i tipi. L’impegno economico per la ristrutturazione non sarà indifferente.
L’ultima impresa realizzata in questi giorni è un tetto verde sul casotto di legno. Chissà se in primavera sarà fiorito?
Nel frattempo, da queste parti,
nell’immensità della Valle dell’Alcantara, ci si sente felici.
Per contattarli: info@settevoci.it; Pagina Facebook e gruppo