di Patrizia Caiffa – Il bullismo si contrasta…a teatro. Si tratta di un progetto innovativo di pedagogia teatrale che sarà messo in scena, per la prima volta, in una scuola romana del quartiere San Lorenzo. L’iniziativa, intitolata “Il bullismo non è uno spettacolo”, ha lo scopo di aiutare gli adolescenti ad affrontare un fenomeno sempre più diffuso e inquietante.
Il 19 ottobre a Roma, con mascherine e distanziamento sociale, saranno una cinquantina i ragazzi di terza media e primo superiore dell’istituto comprensivo “Aurelio Saffi” coinvolti nello spettacolo interattivo “E voi chi siete?” messo in scena dalla Compagnia Dea Sipario.
Una performance di 50 minuti seguita da dibattito, con finale aperto scelto dagli studenti.
Il progetto, scritto e ideato dalla psicologa Valentina De Paola e dal regista teatrale Lodovico Bellè, insieme ad un team multidisciplinare di psicologi e attori di teatro, è finanziato dal Municipio VII nell’ambito del progetto “Spazi aperti”.
“Sfrutteremo le potenzialità empatiche del teatro per disinnescare il fenomeno alla radice – spiega a B-hop Valentina De Paola -. Utilizzeremo tecniche psicologiche molto delicate per gestire le emozioni e la crisi”.
Gli esercizi proposti al termine dello spettacolo avranno infatti un effetto emotivo forte sui ragazzi: alcuni si sentiranno giudicati, altri consolati.
Perciò saranno guidati da un team di psicologi professionisti esperti in materia e con esperienza sul campo. Con sensibilità e tatto stimoleranno gli studenti ad immedesimarsi – di volta in volta – in chi compie, in chi subisce e in chi assiste ad atti di bullismo.
Lo spettacolo usa un registro leggero e in parte umoristico. La trama è incentrata sulla “disavventura” di cinque sconosciuti che si svegliano, dopo essere stati narcotizzati, in una stanza senza porte né finestre e non ricordano nulla di come ci siano finiti.
Parlando tra loro si rendono conto di essere stati compagni di scuola alle medie e di aver fatto parte dello stesso branco di bulli che perseguitavano i bambini più piccoli. Tra questi, ce n’è uno che dopo quasi trent’anni li ha rapiti per vendicarsi. Il loro destino viene deciso direttamente dagli studenti solo alla fine del percorso laboratoriale.
Saranno utilizzati “giochi” psicomotori ed esercizi di immedesimazione ed improvvisazione per simulare situazioni quotidiane che possono sfociare in episodi di bullismo.
“Lo scopo è fornire agli allievi validi strumenti per affrontare e contrastare il fenomeno alla radice – precisa De Paola -.
Insegneremo tecniche difensive per aiutare il ragazzo a far desistere il bullo.
Ad esempio come rispondere ad una possibile presa in giro per smontarla sul nascere, lasciando cadere le provocazioni o dando ragione a chi aggredisce”.
Lo spettacolo intende sensibilizzare al fenomeno anche gli studenti che assistono ad episodi di bullismo, spingendoli ad intervenire adeguatamente per arginarlo nella quotidianità.

Ma chi oggi è il bullo? “E’ colui che non ha ricevuto esempi su come ci si confronta con l’altro – risponde la psicologa -. E’ il bambino che ha assistito a scene di violenza in famiglia o non è si è sentito visto dai genitori”.
Il fenomeno si è amplificato nella società contemporanea perché i ragazzi frequentano meno i tradizionali luoghi aggregativi come gli oratori, i gruppi scout, le associazioni:
“I ragazzi non sanno più litigare perché mancano occasioni di aggregazione e nessuno li ascolta”.
Con l’avvento dei social il cyberbullismo ha peggiorato le cose: “Nessuno blocca il bullo sul web perché non c’è la dinamica dello scambio”, precisa.
Sul palco la parte del bullo sarà impersonata da Vittorio Aliotta: seppure a distanza di anni il personaggio non mostrerà evidenti segni di pentimento, anzi, tenderà a minimizzare l’accaduto.
“Ho sposato con molto entusiasmo il progetto – dice l’attore -, confidando nella possibilità che, con la scusa del teatro, i ragazzi possano metabolizzare un momento veramente educativo.
Il fenomeno del bullismo è davvero riprovevole e va combattuto in ogni sua forma”.
Aliotta vede due grandi rischi presenti oggi: “che il bullizzato con il tempo si isoli e rifugga da ogni socialità, se non addirittura viva portandosi dietro complessi mai superati; che la vittima si trasformi – prima o poi – in un altro carnefice, o tenda a farsi accettare ed aggregarsi al gruppo di questi, credendo sia la strada migliore per affrontare la vita, confidando nella protezione del ‘branco’”.
A suo avviso
“la vera chiave sta nel trasmettere il senso che i ‘perdenti’ sono quelli che tentano di sopraffare e non chi subisce”.
L’auspicio è di poter ripetere lo spettacolo in altre scuole romane. E di avere la possibilità di proporlo anche ai genitori, “troppo spesso ‘fieri’ di figli troppo maneschi e tolleranti verso atteggiamenti da piccoli boss in erba”.
***
Questo articolo e tutti gli articoli pubblicati da B-hop magazine sono originali e tutelati dal diritto d’autore. Per chiedere l’autorizzazione alla pubblicazione dei contenuti su altri siti o blog, riproduzione in qualsivoglia forma o sintesi, contattare info@b-hop.it e citare l’autore con link alla fonte.
- Se sei arrivato fino in fondo e ti è piaciuto questo articolo….
- Oppure puoi fare una donazione via PayPal all’associazione di promozione sociale B-hop semplicemente cliccando su questo link: https://www.paypal.me/bhopmagazine