di Walther Gusai – L’emergenza Covid-19 sembra essere un acceleratore di eventi eccezionale.
In periodi di distanziamento sociale, didattica a distanza e chiusura di luoghi di aggregazione, molte innovazioni e iniziative, che con molte probabilità si sarebbero comunque verificate, hanno registrato un generoso slancio contribuendo alla realizzazione di progetti a dir poco singolari e molto interessanti.
È il caso del “romanzo collettivo” promosso dalla Rete DiCultHer.
L’associazione è nata nel marzo 2015 con l’obiettivo di concorrere alla formazione delle competenze nel settore del Digital Cultural Heritage in Italia e per garantire contesto e sviluppi attuativi al “diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del digitale per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e dei luoghi della cultura”, spiega a B-Hop il direttore della fondazione Carmine Marinucci.
Il progetto in questione, “La grande scrittura. Mille mani per una storia”, prevede la realizzazione di una serie di romanzi collettivi, a partire dallo stesso incipit, da parte di classi di studenti suddivisi in team di scrittori.
Ogni gruppo avrà il compito di scrivere una parte del romanzo per poi affidarla ai gruppi successivi, i quali in piena autonomia decideranno il prosieguo della storia.
Tutti i romanzi verranno inseriti in una grande Biblioteca Digitale di libera consultazione che ospiterà solo opere originali scritte dagli studenti, certificate ai fini della tutela della proprietà intellettuale, sulla piattaforma #LrxCULTURE, la prima piattaforma blockchain europea dedicata al mondo della cultura e dell’educazione, mentre i romanzi selezionati verranno pubblicati.
“L’idea nasce dal confronto con l’amico scrittore Paolo Vanacore” – continua Marinucci – “e si pone l’obiettivo, accanto a quelli generali di #HackCultura, di sostenere l’educazione dei giovani alla lettura e alla scrittura, per renderla un’emozione tangibile che nasce dai contenuti e che conduce alla bellezza della parola nella sua accezione più profonda, intesa come rifugio dell’anima e straordinario atto creativo non più (o almeno non solo) come una scelta individuale, ma una strada da percorrere insieme, per vivere un’esperienza di scrittura in condivisione e per recuperare quegli spazi dell’immaginario collettivo che accomunano tutte le culture.”
Prenderanno parte al progetto anche scuole italiane all’estero: spagnole in particolare, ma anche argentine e brasiliane.
Un ruolo importante, se non fondamentale, all’interno del progetto è assunto senza dubbio dagli insegnanti.
Essi andranno a costituire il “Team dei docenti” che avrà il compito di realizzare l’editing finale del romanzo collettivo, prima del suo invio definitivo alla Commissione di valutazione.
Non interferiranno in alcun modo nelle scelte creative dei giovani scrittori e, oltre all’importantissima fase di editing del romanzo, dovranno prestare adeguato supporto nella fase di approfondimento delle letture consigliate, fornire costante sostegno motivazionale nella fase di stesura del romanzo, garantire aiuto e coordinamento logistico in termini di aderenza al regolamento della sfida.
L’incipit indirizzerà il romanzo verso una serie di tematiche a scelta che le classi potranno sviluppare singolarmente, in parte o nella loro totalità; esso riguarderà vari temi tra i quali:
il viaggio; l’immigrazione e l’integrazione; l’amore in ogni sua forma; la pandemia; il contrasto generazionale.
Il progetto in questione ci sollecita senza dubbio alcune domande tra le quali: in che modo sta cambiando la didattica a distanza? Porterà vantaggi?
A questo proposito il presidente di DiCultHer afferma: “Quello della didattica a distanza è un tema ‘antico’, trattato anche da autorevoli Commissioni ministeriali all’inizio degli anni 2000, allorquando il fenomeno internet stava entrando massicciamente nel mondo dell’istruzione e della formazione.
L’aspetto dirimente della questione è rappresentato dal passaggio della didattica a distanza ad una didattica digitale, cercando di evitare di far stare il ‘vecchio’ nel ‘nuovo’, perché, se attraverso il computer vengono replicate modalità consuete dell’interazione didattica in aula/in presenza – riproposizione di testi da leggere, ritorno a un ruolo passivo degli studenti, lezioni come interazioni di lettura e risposta agli stimoli trasmessi dallo schermo – si rimane sostanzialmente in un vecchio paradigma di formazione, seppure nascosto nello schermo di un computer e dunque all’interno di una tecnologia (innovativa?)”.
In ogni caso siamo sempre più consapevoli che la tecnologia, all’interno delle scuole e dell’istruzione in generale, è più che mai utile se non indispensabile per permetterci di avere una finestra sul mondo, in particolare quello dell’educazione e della conoscenza.
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