di Rinaldo Felli – Hyperloop, la capsula in vibranium che può raggiungere la velocità del suono. Scritto così molti di voi penserete ad uno spin-off della Marvel. E considerando che il vibranium è la materia estratta nell’immaginifico stato africano del Wakanda, con la quale si è prodotto lo scudo di Capitan America e la tuta di Black Panther, ne avreste ben ragione.
Oppure altri potrebbero pensare ad un nuovo film sull’epopea del treno.

Da quello di C’era una volta il West, che voleva conquistare le praterie del progresso, fino allo Snowpiercer, le 1001 carrozze che salveranno l’umanità da una nuova era glaciale, il treno ha sempre avuto un ruolo centrale nella nostra fantasia.
Nulla di tutto ciò, Hyperloop è sicuramente un’idea avveniristica, visionaria, al limite dell’utopia ma della quale oggi esistono studi di fattibilità e progetti che potrebbero anche andare in porto, anzi in stazione.
Perché, quello di cui stiamo scrivendo, è effettivamente un’evoluzione del treno, un nuovo/vecchio modello di trasporto passeggeri e merci.

Grazie ad un sistema elettromagnetico passivo denominato Hyper Halbach Array la capsula, fluttuando in un tunnel all’interno del quale sarà stata tolta l’aria per eliminare qualsiasi forma di attrito, potrà trasportare una quarantina di viaggiatori alla incredibile velocità di 1200 km/h.
L’Hyperloop sarà rivestito con il già citato vibranium (per il quale i suoi creatori si sono effettivamente ispirati al mondo Marvel), un composto in fibre di carbonio dieci volte più resistente dell’acciaio ma con un peso di cinque volte inferiore all’alluminio e dotato di una serie di sensori in grado di monitorare costantemente l’integrità del veicolo.

Inoltre potrà generare più energia di quella consumata ed in virtù di un designer adattativo dovrà risultare funzionale all’ambiente.
Per fare un esempio sopra il tunnel percorso dall’Hyperloop potrebbe sorgere una pista ciclabile.

Sarebbe intuitivo immaginare che dietro a tutto ciò ci siano i soliti nerds della Silicon Valley. Non è esattamente così.
Se è vero che l’idea iniziale è stata concepita dall’inesauribile mente di Elon Musk, a farla propria, per tentare di realizzarla anche in Italia, è stato un giovane di Terni: Gabriele Gresta, detto “Bibop” (l’assonanza con il nome della nostra testata ce lo rende interessante).

Il fondatore di Hyperloop Italia afferma che nel nostro paese esistono delle condizioni infrastrutturali particolarmente interessanti per la sua realizzazione.
In particolare potrebbero essere utilizzati, per il passaggio della capsula, i cosiddetti corridoi relitti. Ovvero circa 10.000 Km di gallerie, del diametro di oltre 20 metri, che corrono parallele a ferrovie ed autostrade.
Addirittura facendo viaggiare l’Hyperloop accanto alla linea TAV si potrebbe alimentare quest’ultima con la maggiore energia prodotta dal movimento della capsula determinando così un risparmio energetico e rendendo forse economicamente profittevole il treno ad alta velocità (attualmente non lo è).

Altro obiettivo sarà quello di restituire al passeggero il piacere del viaggio. Quindi i futuri viaggiatori potranno dimenticare la posizione fetale spesso assunta con le compagnie low cost ed immergersi in ambienti confortevoli facilmente adattabili alle proprie esigenze, spendendo cifre molto ragionevoli (per accedere alla capsula non ci sarà bisogno di un ticket ma di un sistema di riconoscimento biometrico).
Secondo “Bibop” Gresta è arrivato il momento di “ridare sogni agli italiani”.
E se lo studio di ingegneria e di fattibilità tecnica-economica-giuridica, recentemente annunciato da Ferrovie Nord Milano e Hyperloop Italia per la realizzazione della tratta Milano Cadorna-Malpensa, dovesse avere esito positivo, il sogno diverrebbe realtà in tempo per l’inaugurazione delle Olimpiadi Invernali Milano Cortina 2026.
Vale a dire che tra sei anni alcuni viaggiatori potrebbero percorrere i circa 40 km di distanza della tratta in poco meno di 10 minuti.
Se si sarà trattato di un sogno esagerato o forse della miccia per una nuova rivoluzione industriale lo sapremo tra qualche mese. Nel frattempo però riteniamo che un Paese come il nostro, fortemente penalizzato nello sviluppo da un ampio gap tecnologico, possa condividere la filosofia che ha ispirato “Bibop” Gresta:
“Dobbiamo abbracciare il cambiamento facendo piccoli passi ma molto veloci”.
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