Umanizzare la medicina: è questo l’obiettivo dichiarato della Rete Euromediterranea Hum Med. Nata a Torino nel 2009, si prefigge di riportare la medicina alla sua vocazione primaria, umanistica e olistica e su questo progetto ha coinvolto ospedali, università, enti di tutela della salute, e soci indipendenti (ricercatori, antropologi, artisti, architetti, economisti, filosofi) provenienti dall’Europa e dal bacino del Mediterraneo.

Ma cosa significa umanizzare la medicina? “E’ importante reintrodurre le arti, la filosofia e la spiritualità nell’ambito di una scienza medica sempre più ideologica, tecnologica e burocratizzata, le cui certezze assolute dell’oggi divengono relative l’indomani; in cui manca una riflessione sistematica e onesta, non arrogante, del suo operato”. E’ questa la sfida a cui siamo chiamati. “Si tratta di recuperare non solo la sapienza delle Medicine Tradizionali (la Medicina Tibetana, ad esempio, tiene in considerazione anche il quadro astrologico presente al momento del concepimento; e se a qualcuno questo sembrasse irragionevole può sempre far riferimento al Premio Nobel Kary Mullis, che ha sottolineato come l’astrologia non sia da sottovalutare..) ma soprattutto il loro modello olistico, in cui la persona è trattata nel suo insieme di storia, pensieri, corpo: un ricco bagaglio di prospettive e possibilità a nostra disposizione”: spiega Rossana Becarelli, medico, filosofa, antropologa, direttore sanitario dell’Ospedale subalpino San Giovanni Vecchio di Torino (che ha portato a livelli di eccellenza), scrittrice, uno dei massimi esperti italiani nel campo dell’arte utilizzata come terapia empatica sia per i malati che per chi cura, nonchè membro fondatore di Hum Med.

La medicina allopatica, occidentale, ha l’obiettivo dichiarato di guarire-salvare dalla morte ma “oggi due sono, invece, i temi urgenti: la spiritualità (ovvero cosa ci sta a fare la morte nella vita) e il sacro. Non a caso i sacerdoti di tutti i tempi sono stati anche guaritori, sciamani e, non a caso, si parla di arte della guarigione. L’uomo non è solo funzionale: umanità, arte e cura sono parti di un tutt’uno e la maggior parte della cura sta nella relazione”.
Molti sono i progetti di Hum Med, tra cui molti corsi di formazione e aggiornamento per gli operatori ma non solo (per ricevere tutte le informazioni ci si può iscrivere alla newsletter); alcuni vedono il contributo di artisti come Alessandro Bergonzoni e Michelangelo Pistoletto: “riescono a portare quello sguardo più ampio che serve per integrare nuovi elementi, creatività e spontaneità: fondamentali nel patrimonio del curante, perchè lo aiutano a “sentire” chi ha davanti”. D’altra parte, continua la Becarelli: “non ci sarebbe scienza se nel tempo non ci fossero prima stati degli artisti che hanno aperto spazi, hanno rappresentato la realtà e così acceso una luce. Ad esempio: il sadismo e il masochismo sono prima stati raccontati dagli scrittori e solo successivamente la medicina si è interrogata, indagando questi disturbi”.
Umanizzare la medicina vuol anche dire “soggettivazione”, in altri termini considerare ogni persona come unica, portatrice di una particolare situazione; solo con questo “sguardo” si può giungere a comprendere il senso che la malattia ha per ogni individuo: “ogni disturbo è in realtà un “incidente” che ha un significato, ti permette di indagare e vedere qualcosa che ti sei sempre nascosto alla coscienza, che non hai preso in considerazione. Certo, puoi far finta di niente oppure puoi prenderti la tua responsabilità, cogliere l’occasione evolutiva”.
La vera guarigione, come l’arte, richiede una trasformazione interiore. E’ un processo alchemico. Che è poi il senso più profondo della nostra vita.